Quattro Università a caccia dei resti di Michelangelo Merisi da Caravaggio (fonte: gialli.it)


Hanno seguito una pista che li ha portati al cimitero comunale di Porto Ercole in Via del Camerone. E’ bastato aprire una botola sul pavimento della piccola chiesa del cimitero. Scendere con una scala nella cripta che conserva ossa di persone decedute nei primi anni del 1600. E cercare di dare una risposta ad uno dei casi irrisolti più celebri della storia.  Fra quelle ossa potrebbero esserci i resti di Michelangelo Merisi da Caravaggio, il pittore che dopo una vita rocambolesca caratterizzata da liti, accoltellamenti, fughe, morì in circostanze misteriose. Pochissimi, anonimi sconosciuti, videro il suo cadavere.  La pista che ha condotto a questa esplorazione ha avuto varie tappe: il pittore morto nell’ospedale di Santa Maria Ausiliatrice (come testimonia il documento rinvenuto nel 2001), sarebbe stato poi seppellito nel cimitero di San Sebastiano. Nel 1956, durante lavori di ristrutturazione urbanistica, il corpo sarebbe stato trovato dal parroco e traslato, si pensava, nella Chiesa di Sant’Erasmo, ma le recenti ricerche hanno portato gli studiosi ad ipotizzare che i resti del famoso pittore siano stati “abbandonati” in un ossario comune del nuovo cimitero comunale, e precisamente nella piccola cripta sotto la chiesa del cimitero.  L’operazione “Caravaggio Cold Case” è diretta dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione di Beni Storici, Culturali e Ambientali, presieduta da Silvano Vinceti. A coadiuvarlo ci sono studiosi di ben 4 Università italiane: Bologna, Lecce, Ravenna e Pisa coordinati dal Comitato scientifico presieduto dal professor Giorgio Gruppioni, ordinario di Antropologia all’Università di Bologna.  Dopo una prima selezione delle ossa rinvenute, i campioni saranno analizzati al carbonio 14 che permetterà di datarli. Una comparazione poi con il DNA dei discendenti di Caravaggio consentirà di stabilire se effettivamente i resti possono essere attribuiti al celebre pittore.