Una poltrona per due: il caso del "San Francesco in meditazione sul teschio" di Caravaggio (di Fabio Scaletti)

Pubblichiamo volentieri un articolo di Fabio Scaletti, appassionato studioso della materia, sul confronto tra i due "San Francesco  in meditazione sul teschio" di Caravaggio.


Uno dei problemi caravaggeschi più scottanti, anche per le implicazioni economiche e di prestigio che ne derivano, è quello dei “doppi”, cioè quadri tra loro pressoché identici di cui però uno è l’originale e l’altro (o gli altri) è replica (se di mano dell’autore stesso) o copia (se prodotto da altri: seguaci, imitatori, ecc.). Oltre ai dilemmi del Ragazzo morso da un ramarro (1594), risolto con l’autografia sia dell’esemplare della National Gallery di Londra che di quello della Fondazione Longhi di Firenze (allo stato unico caso conclamato di duplice autenticità), e del San Giovannino (1602), chiarito con l’attribuzione al grande artista della tela della Pinacoteca Capitolina, di cui quella della Galleria Doria Pamphilj è prevalentemente reputata copia, il caso di “doppio” da più lungo tempo dibattuto negli studi su Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610) è forse quello del San Francesco in meditazione sulla morte (1606, ma sulla datazione non c’è accordo), tanto che tuttora la critica è divisa tra i due esemplari della chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, in provincia di Roma (oggi in deposito alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma – olio su tela, cm 128,2 x 97,4 – figura 1), e di Santa Maria della Concezione, chiesa dei Cappuccini situata nel cuore dell’Urbe, in via Veneto (olio su tela, cm 130 x 98 – figura 2). Lo stesso scrivente, che pure propende per l’autografia del quadro di Carpineto Romano (cfr. 2008, scheda n. 54), già durante una piccola esposizione tenutasi nella primavera del 2006 al Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano aveva potuto “lustrarsi gli occhi” con la bellezza del dipinto della Concezione, arrivando a dire che esso “ha una qualità elevatissima di esecuzione, tanto che non sarebbe così assurdo riferirvisi come a una replica parzialmente autografa” (ibidem). Ebbene, una mostra al varesino castello di Masnago (novembre 2009 – gennaio 2010) ha fornito la ghiotta occasione per ammirare l’uno di fronte all’altro i due contendenti (entrambi di proprietà dello Stato Italiano – Fondo Edifici di Culto), comparando le reciproche sembianze in un solo sguardo...... LEGGI TUTTO L'ARTICOLO