"Caravaggio superstar", una recensione di Emilio Negro e Nicosetta Roio alla giornata di studi del primo marzo




In rete si sa, gira di tutto. E proprio in rete ci è stato segnalato da Gian Carlo Pellacani - già Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emila, e grande appassionato di pittura - un breve e sconsolante filmato in cui alcuni ragazzi, dall’apparente età di studenti universitari, intervistati su cosa sia il suffragio universale rispondono candidamente confondendolo con l’assonante Diluvio Universale. 
Lunedì scorso, primo marzo 2017, invece abbiamo provato una grande soddisfazione, vedendo tutti i posti dell’Aula Magna e dell’aula 1 del Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo (Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza Università di Roma) occupati da tantissimi studenti e appassionati d’arte che, come noi e l’amico Michele Maccherini (studioso di lungo corso del concittadino senese Giulio Mancini) hanno voluto seguire l’impegnativo dibattito: Sine ira et studio. Per la cronologia del giovane Caravaggio: estate 1592 - estate 1600. Opinioni a confronto. L’appuntamento imperdibile dal titolo di tacitiana memoria quanto mai azzeccato, è nato dalla felice collaborazione tra importanti istituzioni romane, assai care agli storici dell’arte di tutto il mondo: il Dottorato di ricerca in Storia dell’arte della la citata Sapienza, il Dipartimento di studi Umanistici dell’Università di Roma Tre e la gloriosa Bibliotheca Hertziana - Max Planck Institut für Kunstgeschichte. 
L’artefice di questa “grande magia” che è lontana anni luce dalle evasive risposte imbarazzanti sul suffragio/Diluvio Universale, è stato innanzitutto, ça va sans dire, Michelangelo Merisi da Caravaggio, l’eternamente giovane maestro che, per quanto si è potuto vedere, riesce ancora a magnetizzare l’attenzione di tantissimi giovani e meno giovani come quelli che occupavano tutti i banchi, o erano in piedi, oppure seduti per terra, neanche fossero lì per assistere al concerto della rock star di turno. 
Alessandro Zuccari e Maria Cristina Terzaghi, solerti e ospitali “padroni di casa”, hanno organizzato e diretto con gentile fermezza tutta la serie degli incontri; i due studiosi, entrambi colonne portanti della ricerca caravaggesca, sono stati poi apprezzati in veste di relatori, rispettivamente per le due versioni del Ragazzo morso da un ramarro e la Canestra dell’Ambrosiana e il tema della natura morta; nella prima Zuccari ha affrontato lo spinoso problema di Caravaggio autore di opere irripetibili copiate da altri, o replicate da egli stesso? Nella seconda la Terzaghi ha dibattuto di un tema che per molti aspetti va di pari passo con l’importante esposizione della Galleria Borghese dedicata a L’origine della natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford (opportunamente prorogata fino al 12 marzo 2017), mostrando anche un interessante inventario seicentesco che descrive nei dettagli due nature morte del tutto simili a quelle del Maestro di Hartford, di fianco alle quali fu scritto in un secondo momento il nome “Gerardo” che, a nostro giudizio, potrebbe sì essere associato ad un pittore fiammingo (secondo una delle ipotesi della Terzaghi), ma anche a quello del marchigiano Giovanni Mario Gherardi, che bazzicava l’ambiente tra il Cavalier d’Arpino e Caravaggio (anche il Gherardi faceva il copista, le teste e pare anche le nature morte: L. Calenne, Prime ricerche su Orazio Zecca da Montefortino (oggi Artena). Dalla bottega del Cavalier d’Arpino a quella di Francesco Nappi, Roma, 2010) [...]

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