"Caravaggio: tecnica e stile", incontro a Capodimonte il 4 maggio con Marco Cardinali e Maria Beatrice De Ruggieri


Nell'ambito dell'iniziativa Incontri sul restauro 2017, giovedì 4 maggio alle 16 presso l'Auditorium del Museo di Capodimonte si terrà la doppia conferenza Caravaggio: tecnica e stile.
Relatori saranno Marco Cardinali e Maria Beatrice De Ruggieri (Emmembi Diagnostica artistica), tra i curatori dell'omonima opera bibliografica (Silvana editoriale, 2016).
Ingresso gratuito.

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"San Girolamo penitente" di Montserrat: nuove indagini, seminario e presto a Milano per la mostra "Dentro Caravaggio"



Il San Girolamo penitente di Caravaggio, custodito presso l'Abbazia di Montserrat, sarà presto visibile in Italia, dopo la precedente mostra a Forte di Bard, nell'ambito dell'esposizione "Dentro Caravaggio", a Palazzo Reale a Milano a partire dal 28 settembre 2017.
In quella sede verranno presentate le nuove indagini diagnostiche eseguite pochi giorni fa sul dipinto da Claudio Falcucci. Le stesse verranno anticipate nell'ambito delle giornate di studi "Caravaggio a Montserrat: centenari de l’arribada del Sant Jeroni penitent a Montserrat", che si terranno il 2 e 3 giugno a Montserrat e che vedranno la partecipazione, fra gli altri, di Silvia Danesi Squarzina, Rossella Vodret, Gianni Papi.


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In mostra a Palermo “Suggestioni caravaggesche" dai depositi di Palazzo Abatellis



Il “caravaggismo” nell’ambito artistico siciliano e napoletano è il filo conduttore della mostra “Suggestioni caravaggesche": una selezione di tredici dipinti, custoditi nei depositi della Galleria regionale di Palazzo Abatellis, a Palermo, che dal 13 maggio al 17 settembre potranno essere ammirati nelle sale del Museo palermitano. 
La mostra, realizzata nell’ambito della “Settimana delle culture” da un’idea di Gabriella Renier Filippone e Giacomo Fanale (che ha curato il progetto espositivo), è promossa dall’associazione IDEAHub presieduta da Giacomo Badami, dal Rotary Club Palermo Est, dal Rotary Club Palermo Ovest e dall’associazione Volo. Il coordinamento generale è del Direttore Sergio Aguglia; il coordinamento e la cura scientifica sono di Evelina De Castro
Le opere in mostra, (alcune delle quali inedite), si inseriscono a buon titolo nel tema scelto, che indaga un campo arduo e complesso, ancora argomento di studi e di approfondimenti, come il caravaggismo presente nell’arte napoletana e siciliana, proponendo dipinti, i cui autori hanno risentito di “suggestioni caravaggesche”. La mostra presenta, infatti, alcuni filoni significativi del caravaggismo meridionale, inteso come suggestione che pervase sia le iconografie che i modi espressivi. Dalle copie, alle interpretazioni, alle citazioni, alle prove di classicismo su base caravaggesca, l’esposizione consente inoltre alcuni approfondimenti monografici mirati: da Mario Minniti, a Pietro Novelli, ai napoletani Giovanni Ricca e Filippo Vitale. 
La selezione di opere dai depositi di Palazzo Abatellis va alla ricerca, non tanto della “influenza della presenza di Caravaggio a Palermo” (di cui tanto si è dibattuto e si dibatte), ma di quelle suggestioni che, ad esclusione del solo Mario Minniti che gli fu sodale nell’esperienza siciliana, gli artisti delle generazioni successive trassero dalla lezione di Caravaggio, così come si era affermata in tempi e in luoghi diversi. 
Il percorso della mostra, estremamente concentrato, si integra all’esposizione permanente di Palazzo Abatellis, ove nelle due sale dell’ala di ampliamento, “Sala verde” e “Sala rossa”, si può agevolmente riconoscere il tema del confronto con Caravaggio e col Caravaggismo che attraversa la pittura meridionale della prima metà del XVII secolo: da Filippo Paladini a Pietro D’Asaro, da Battistello Caracciolo al Ribera a Pietro Novelli, a Simon Vouet a Matthias Stom, inclusa una copia antica della Cena in Emmaus di Caravaggio, a rendere ancora più serrato e “circolare” il legame fra le opere in esposizione permanente e le opere dei depositi proposte in questa mostra. 
“Suggestioni caravaggesche” potrà essere visitata dal 13 maggio al 17 settembre, dal martedì al venerdì dalle 9 alle 18,30; sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 13. Lunedì chiuso. L’ingresso alla sola mostra è gratuito, mentre il biglietto singolo intero per tutte le collezioni è di 8 euro (ridotto 4 euro). 
A conclusione della mostra, che si protrarrà fino alla fine di settembre, un convegno di studi fornirà l’occasione per un dibattito sul tema del caravaggismo in Sicilia, argomento ancora aperto a contributi di lettura e di analisi ampie. Sarà quella l’occasione per la presentazione del catalogo della mostra che conterrà i contributi degli storici dell’arte coinvolti, per una lettura del fenomeno artistico oggetto di questa esposizione, attraverso le opere in mostra. Il catalogo a stampa, coordinato da Sergio Aguglia per la cura di Evelina De Castro, ospiterà i contributi scientifici degli storici dell’arte e degli studiosi che hanno condiviso il progetto: Maria Concetta Di Natale, Giuseppe Abbate, Giuseppe Cipolla, Evelina De Castro, Giovanni Mendola, Giuseppe Porzio, Valeria Sola, Donatella Spagnolo [...]


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Uscito "Caravage", edizione francese di "Caravaggio Vero", a cura di Claudio Strinati e direzione scientifica di Michele Cuppone



È uscito Caravage, edizione francese di Caravaggio Vero, a cura di Claudio Strinati e direzione scientifica di Michele Cuppone.
Il volume, che esplora diversi aspetti della vicenda caravaggesca ed è caratterizzato da un ricco apparato illustrativo, è ora alla portata di un pubblico di lettori più ampio grazie al costo contenuto. È possibile acquistarlo attraverso il sito dell'editore Place des Victoires e a Roma presso la Libreria Stendhal.
Caravage sarà presentato prossimamente nell'ambito di un evento romano.

Eventuali difformità con i testi dell'edizione italiana non sono imputabili alla volontà degli autori.


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"I pittori olandesi a Roma: tra Caravaggismo e mercato", simposio a Roma il 28 aprile



I pittori olandesi vennero a Roma nel XVI secolo per diverse ragioni; cercavano di perfezionare la loro formazione artistica studiando l'antichità classica e i maestri moderni quali Raffaello e MichelangeloDagli inizi del XVII secolo, continuarono a venire nella Città Eterna ma parecchi aspetti erano radicalmente cambiati. Prima di tutto, una minima parte rimase più a lungo del necessario per un semplice viaggio di studio - spesso si stabilivano per alcuni anni. Cominciarono anche a sviluppare uno stile pittorico che non aveva niente a che fare con l'antichità classica - sia optando per Caravaggio, o sviluppando le cosiddette Bambocciate o pittura di genere che furono molto richieste da committenti e acquirenti locali. Gli aspetti sociali  e di mercato rimasero furono all'origine di tale cambiamento. Durante questa tavola rotonda, diversi relatori approcceranno il fenomeno da prospettive storico-artistiche, sociali e storiche.

Il simposio si terrà il 28 aprile a Roma, e comincerà alle 16, presso la sede del Reale Istituto Neerlandese in via Omero 10, e consisterà dei seguenti interventi (in lingua inglese):

Reflections on recent (mis)attributions to Caravaggio  
Gert Jan van der Sman, Dutch University Institute for Art History in Florence 

Painters from the North and the Art Market in Early Seventeenth-century Rome 
Patrizia Cavazzini, Research Fellow British School at Rome 

Changing tastes. The formal and informal appreciation of the works of 17th century Dutch painters from the 19th to the 21th century 
Paul Schnabel, Utrecht University

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Caravaggio e la sua influenza nel Mediterraneo in mostra a Palazzo Barberini fino al 21 maggio

"Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma", a cura di Alessandro Cosma e Sandro Debono, fino al 21 maggio a Palazzo Barberini


Per celebrare artisticamente il semestre di presidenza maltese dell’Unione Europea, il MUZA, il Museo Nazionale delle Arti di Valletta, e le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini hanno organizzato la mostra “Mediterraneo in chiaroscuro, Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma”, aperta fino al 21 maggio prossimo, al fine di evidenziare il profondo legame culturale tra Italia e Malta nel periodo Barocco, grazie soprattutto all’influenza del grande Michelangelo Merisi detto “Il Caravaggio”. Diciotto opere in esposizione che ripercorrono il rapporto storico e artistico tra il nostro Paese e l’isola mediterranea nel corso del Seicento quando, sia Michelangelo Merisi (1571-1610) che Mattia Preti (1613-1699), trascorsero un lungo periodo di soggiorno a Malta come Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. 

I quadri esposti a Palazzo Barberini 
Partendo proprio dal Caravaggio e dalla sua eredità artistica, l’esposizione mette in mostra anche diversi pittori attivi nell’Italia del periodo come Jusepe de Ribera (1591-1652), Matthias Stomer (o Stom, 1600-1650 ca.) e David De Haen (1597-1622). Se del primo artista vengono proposte tele come Santo Stefano e S. Gregorio Magno che ne illustrano bene la filosofia pittorica specie nei suoi accenti più marcati e caratteristici, di Matthias Stomer vengono esposte opere come Parabola del Buon samaritano, Adamo ed Eva e Sansone e Dalila dove l’influenza del Caravaggio è particolarmente evidente seppur mitigata dal temperamento tipicamente fiammingo dell’artista. L’Eraclito, custodito a Malta, costituisce invece il picco artistico di David de Haen, attivo soprattutto nella Roma barocca mentre densa di un particolare mistero è, infine, la Vanitas di Trophime Bigot detto anche Candlelight Master (il Maestro del lume di candela) che incarna al meglio il registro pittorico basato sullo studio della luce in tutte le sue sfaccettature. Un capitolo a parte della mostra è dedicato a Mattia Preti, noto anche come il “Cavaliere calabrese”, con opere come La Fuga da Troia e la Resurrezione di Lazzaro che danno testimonianza della notevole attività artistica svolta dall’esponente della pittura napoletana, in particolare dopo il trasferimento a Malta avvenuto nel 1661. La chiusura simbolica della mostra è affidata all’Allegoria della Nobiltà dell’Ordine di Malta del 1747, omaggio all’isola e all’opera dei suoi Cavalieri, realizzato da Francesco de Mura (1696-1782), ritenuto allora “il primo dipintore” della città.
Fonte: Cultora

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Gli ultimi due dipinti di Caravaggio in mostra a New York


Il Martirio di sant'Orsola, ultimo dipinto di Caravaggio, è stato prestato eccezionalmente dalla Banca Intesa Sanpaolo di Napoli  assieme alla Negazione di san Pietro, anch'esso dipinto dall'artista negli ultimi mesi della sua vita. Commissionato dal nobile genovese Marcantonio Doria due mesi prima della morte avvenuta nel luglio 1610, Caravaggio dipinse il Martirio di sant'Orsola in uno stile minimalista senza precedenti; la sua interpretazione del tragico evento, combinata con una pittura potremmo dire più essenziale, ha solo un caso simile: la Negazione di Pietro.
Questi due straordinari dipinti non erano stai mai riuniti sin dalla mostra del 2004 a Londra e Napoli, dedicata all'ultimo tempo di Caravaggio. Da allora, si sono susseguite numerose scoperte sugli ultimi anni di Merisi, quali le prime citazioni documentarie della Negazione di Pietro passata in mano a Guido Reni, la genesi romana della Natività un tempo a Palermo, la presenza presso Girolamo Mastrillo di un ignoto San Gerolamo dipinto nel 1607 a Napoli.
Questa mostra offre la rara possibilità di vedere i due dipinti l'uno accanto all'altro e di esaminare la novità del tardo stile merisiano.
Le due opere sono in esposizione al Metropolitan di New York fino al 9 luglio.


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"The Works of Caravaggio in Rome", conferenza di Giulia Ghia alla New Jersey City University il 6 aprile



Giovedì 6 aprile, a 16.30 Giulia Silvia Ghia, tra i curatori di Caravaggio. Tecnica e stile. Opere a Roma, presenterà una lecture presso la New Jersey City University. La lecture avrà il suo focus su Caravaggio, i materiali usati, i suoi capolavori e i numerosi lavori di restauro che si sono susseguiti nel corso della storia sulle sue opere.

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Novità su due quadri dispersi di Caravaggio, sul fascicolo di aprile 2017 di “The Burlington Magazine”



Nel fascicolo di aprile 2017 (n. 1369) della prestigiosa rivista “The Burlington Magazine”, sono pubblicati due interessanti articoli che riguardano da vicino gli studi caravaggeschi
Riccardo Gandolfi ha ritrovato la menzione, nell’inventario del 1612 del mercante Marcello Lopez, di “un quadro grande scorniciato di cornice negro con taffetà verde di N. Sig.re quando da gli documenti agli Apostoli di mano di Michelangelo di Caravaggio. Tale iconografia è approfondita nel contesto culturale a cavallo tra Cinque e Seicento. Interessante poi è la ricostruzione che fa il giovane studioso dei legami di parentela tra il possessore del dipinto oggi disperso e Girolamo Crocicchia, il quale assieme a Prospero Orsi e altri fu garante di Caravaggio in seguito a un arresto di quest’ultimo nel 1605. Inoltre si scopre che tra i clienti di Lopez figurava proprio Prospero Orsi, su cui si attende la pubblicazione di Gandolfi "Prospero Orsi. Pittore di grottesche e ‘turcimanno’ del Caravaggio"
Nell’articolo seguente, Ursula Fisher Pace attribuisce a Giacinto Gimignani il Sant’Agostino nello studio, che Francesca Cappelletti e Silvia Danesi Squarzina ritenevano essere di Merisi. Viene quindi pubblicata una copia del primo San Matteo e l’angelo di Caravaggio, di cui non ne erano note altre finora, che in qualche modo restituisce le cromie del quadro perduto a Berlino. La ‘nuova’ tela, segnalata da François Bousquet, è ubicata nella chiesa di Saint Martin a Pauillac in Francia, assieme alle altre tre copie della serie di evangelisti, un tempo in collezione Giustiniani, che è ricostruita così per intero anche se indirettamente.

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"Il Caravaggio avrebbe commesso due omicidi", un articolo di Carole Blumenfeld su Le Journal des Arts

Caravaggio aveva dovuto lasciare Roma nel 1606 dopo aver ucciso Ranuccio Tomassoni. Riccardo Gandolfi ha ritrovato la biografia di Gaspare Celio, che attesterebbe che il pittore aveva già ucciso un compagno in Lombardia, forse accidentalmente. Prossimamente per l'editore Leo S. Olshski l'edizione critica della biografia ritrovata.


Le Caravage (1571-1610) fait décidément couler beaucoup d’encre; sa révolution picturale, la modernité de ses scènes, sa vie aventureuse en font un personnage particulièrement romanesque très connu du grand public. Cette nouvelle révélation va ajouter à sa légende, il n’aurait pas un seul meurtre à son actif mais deux. C’est ce que révélerait un manuscrit inédit du peintre Gaspare Celio (1571-1640) découvert par Riccardo Gandolfi, 29 ans, jeune docteur italien en histoire de l’art (La Sapienza, université de Rome).
Cette découverte vient corroborer les annotations figurant en marge de la version du manuscrit conser-vée à Venise par Giulio Mancini, biographe du Caravage. Celles-ci, difficiles à lire et à interpréter, font état d’une plaisanterie avec une prostituée et un gentilhomme qui aurait tourné au drame. Les mots de Mancini, qui ne figurent pas dans la version imprimée, doivent être consi-dérés avec prudence selon l’historien de l’art Giacomo Berra. Mancini évoque une peine d’un an de prison qui ne correspond à aucune dispo-sition juridique milanaise de l’époque. Le manuscrit de Celio parle, lui, du meurtre accidentel d’«un camarade». Autre détail inédit: lorsque le Caravage commit le meurtre très célèbre de Ranuccio Tomassoni en 1606, il l’aurait frappé à la tête avec une raquette, la dispute survenant, le fait est connu, après une querelle au jeu de paume. De fait, comme l’explique Riccardo Gandolfi, «la récidive, synonyme de condamnation certaine, expliquerait sans doute sa fuite précipitée de Rome»
On le sait depuis 2011 (exposition «Caravaggio a Roma. Una vita dal vero»), la présence du Caravage en Lombardie est attestée jusqu’en juillet 1592, date à laquelle le peintre reçoit une importante somme d’argent à la suite de la dispersion des biens familiaux; il serait arrivé à Rome à la fin de 1595. Tous les textes anciens mentionnent son extrême pauvreté lors de son installation à Rome, ce qui indique, selon Orietta Verdi, vicedirectrice des Archives de l’État de Rome, qu’il dépensa toute sa fortune entre 1592 et 1595. Son contemporain Gaspare Celio décrit aussi ces difficultés: «Il réalisait pour un boutiquier dit “Lorenzo le Sicilien” [identifié comme Lorenzo Carlo par Marco Pupillo] des têtes de saints, payées chacune cinq baiocchi. Dès qu’il en avait peint deux, il partait manger» [...]


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Quella collera di Caravaggio nascosta nella sua scrittura

Dalla grafia attribuita a Michelangelo Merisi si evince un temperamento innato di tipo collerico. Un articolo della grafologa Evi Crotti

La ricevuta di acconto incassato da Caravaggio per un quadro in corso di realizzazione nel maggio 1602, probabilmente la Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini


Dalla grafia attribuita a Michelangelo Merisi si evince un temperamento innato di tipo collerico che, per sua natura, lo fa essere “come un fiammifero facile ad incendiarsi per un nonnulla” poiché l’esperienza durante l’infanzia non lo ha educato al controllo delle proprie emozioni ed il suo percorso evolutivo non ha trovato appagamenti giusti e correttivi incentivanti.
Osservando la grafia in mio possesso, si può senz’altro parlare di una personalità assai emotiva (vedi macchie di inchiostro molto marcate e sbavature). Naturalmente va tenuto presente lo strumento usato in quel tempo e cioè la penna d’oca. Nella scrittura di Caravaggio ci sono gesti particolari, come ad esempio il legamento “ch” e l’originale conformazione della “M” maiuscola, che, unitamente alla presenza di lettere spigolose, denotano ostinazione, ma anche lotta produttiva e creatività. Si può pertanto comprendere appieno la passione che egli metteva in ogni cosa. La fluidità del gesto, nonostante le forti macchie d’inchiostro, mette in luce un animo che vuole “bruciare le tappe”. L’ansia preme sull’acceleratore e, come un fiume in piena, porta Michelangelo Merisi ad assumere atteggiamenti e comportamenti non del tutto compresi: crea, ama, aggredisce, reagisce e finisce per scontrarsi con tutti, senza però mai demordere dalla sua forza creativa e dai suoi obiettivi. Così, a chi lo ha denigrato e ostacolato, egli ha risposto con la più bella sfida: una vita spesa per l’arte.

Fonte: Il Giornale

"Caravaggio. La mostra impossibile", a Fossano fino al 2 luglio



Il Comune di Fossano, la Rai, in collaborazione con la Diocesi di Fossano e ProgettoMondo Mlal, presentano Caravaggio, La Mostra Impossibile: quaranta capolavori di Michelangelo Merisi, riprodotti con tecnologie d’avanguardia ad altissima definizione, nel rigoroso rispetto delle dimensioni, dei colori e della luce originali. La mostra, allestita nel Castello degli Acaja e nel Museo Diocesano, sarà aperta al pubblico fino al 2 luglio. 
I visitatori potranno ammirare i capolavori, i cui originali sono esposti nelle chiese e nelle collezioni private di tutto il mondo - dagli Uffizi al Prado, dalla National Gallery all’Ermitage, dal Metropolitan Museum di New York al Kunsthistorisches Museum di Vienna -, raccolti all’interno dei monumenti simbolo della Città di Fossano. 
Il progetto delle "mostre impossibili", ideato da Renato Parascandolo con la direzione scientifica del prof. Ferdinando Bologna - autorevole collaboratore di Roberto Longhi -, nasce dalla considerazione che nell’epoca della riproducibilità digitale dell’opera d’arte l’utilizzo rigoroso e filologico delle riproduzioni rappresenta un’istanza di democrazia culturale che ha in Paul Valery, Walter Benjamin e André Malraux i suoi precursori: la realizzazione di un sogno a lungo coltivato da studiosi, critici e appassionati di storia dell’arte. 
La mostra, inaugurata il 9 marzo scorso a aperta fino al 2 luglio 2017, è allestita al Castello degli Acaja e al Museo Diocesano di Fossano ed è arricchita da un cartellone di eventi correlati, tra cui la particolare esplorazione tattile di un'opera del Caravaggio, conferenze, incontri sull'arte e cene "caravaggesche".

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