"Il 'Caravaggio della Mafia' non è stato distrutto", ora in versione integrale in italiano, di Carole Blumenfeld e Michele Cuppone


La confessione di un pentito di Cosa nostra davanti alla commissione parlamentare antimafia conduce sulla pista del Caravaggio rubato. L'articolo, contenente informazioni inedite, apriva il numero 1 di "The Art Newspaper Daily" ed è stato ripubblicato poi su “The Art Newspaper Russia”. Per la prima volta, viene ora riprodotto integralmente in italiano da “About Art online”.

La prima pagina de "L'Ora" di lunedì 20 ottobre 1969, dedicata al furto della Natività









Nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 ottobre 1969, sparisce la Natività con i santi Lorenzo e Francesco, una tela di Caravaggio di circa 3 metri di altezza per 2 di larghezza conservata nell'Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Da allora "il Caravaggio della mafia", una delle opere più ricercate al mondo assieme al Picasso di Rio de Janeiro, ha fatto versare fiumi di inchiostro. Leonardo Sciascia, d’altronde, ha dedicato al soggetto il suo libro postumo Una storia semplice (1989). Per alcuni la tela sarebbe stata mangiata dai topi dopo essere stata lasciata negligentemente in un granaio. Per altri, sarebbe stata fatta a pezzi ... Il giornalista britannico Peter Watson, autore del libro The Caravaggio Conspiracy (1984), racconta peraltro che aveva ottenuto un appuntamento con un mercante per esaminare il quadro, ma che il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 avrebbe sconvolto i suoi programmi … Tra collaboratori di giustizia e scrittori, tutti hanno voluto dare la propria versione
La speranza di ritrovare un giorno il Caravaggio era in parte affievolita quando Francesco Marino Mannoia aveva dichiarato il 5 novembre 1996, durante il processo al senatore Giulio Andreotti, di aver egli stesso partecipato al furto e distrutto il quadro che aveva considerevolmente danneggiato, avendo ben poca dimestichezza nel maneggiare le opere d’arte! 
Cinque decenni dopo i fatti, Mannoia, sempre sotto arresto, ha dichiarato di aver inventato di sana pianta questo racconto. Un colpo di scena che segue un altro, altrettanto importante. Un pentito di Cosa nostra, un certo Gaetano Grado, oggi settantenne, membro della famiglia di Santa Maria di Gesù, è stato interrogato dalla commissione parlamentare antimafia – una commissione dai poteri giudiziari – e ha descritto con precisione le circostanze in cui fu coinvolto nell'affare. La sua testimonianza è considerata particolarmente attendibile, poiché da quando ha deciso di collaborare con la giustizia, si dimostra molto loquace e un certo numero di informazioni si sono rivelate esatte, dalle più sordide alle più rivoltanti, come gli investimenti della mafia nelle imprese di Silvio Berlusconi
Secondo Grado, appena la sparizione del quadro fu annunciata dalla stampa, lunedì 20 ottobre, i vertici di Cosa nostra l'avrebbero incaricato di mettere le mani sulla tela. In meno di una settimana, particolare inedito, egli ritrovò i quattro ladri – una nuova informazione pubblicata qui poiché si parla spesso di due ladruncoli –, dei teppistelli locali che sono stati ora tutti identificati e interrogati cinque decenni dopo i fatti. La Natività fu consegnata prima a Stefano Bontade, poi a Gaetano Badalamenti. A partire dalla fine del mese di ottobre 1969, Cosa nostra si diede da fare per cercare un acquirente e a negoziare il prezzo. Il quadro trovò una persona interessata in Svizzera, o quanto meno grazie a un intermediario svizzero. Grado ha appena descritto nel minimo dettaglio alla commissione antimafia l’incontro con un mercante elvetico il cui nome gli sfugge – ammesso che l’abbia mai saputo –, ma di cui avrebbe riconosciuto il ritratto, un individuo morto da tempo. Il quadro avrebbe seguito il canale abituale utilizzato dalla mafia per le sue operazioni illecite in direzione della Confederazione elvetica. Così, sei mesi dopo il furto, il Caravaggio, venduto, lasciò "integro" la Sicilia [...]

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