Chiuso all’Hertziana il convegno “Caravaggio e i letterati”. Il commento alla prima giornata di Nicosetta Roio


I letterati attivi negli spazi, nei tempi e attorno alle opere del sommo artista Michelangelo Merisi da Caravaggio sono stati i protagonisti della prima giornata del Convegno di studi interdisciplinare “Caravaggio e i letterati” (20. 04. 2018), ottimamente organizzato da Sybille Ebert-Schifferer e Laura Teza nel salone antistante l’ameno giardino archeologico fiorito del Villino Stroganoff, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte (Via Gregoriana 22, Roma), in collaborazione con l’Università di Perugia. 
Dopo i saluti e le introduzioni delle due attivissime curatrici dell’evento scientifico, Sybille Ebert-Schifferer e Laura Teza, la prima parte delle relazioni, presieduta dalla prima studiosa, ha riguardato “La giovinezza” del Caravaggio tra il Nord dell’Italia e Roma: la sua formazione nel mondo culturale lombardo, il rapporto con i numerosi trattati teorici di Giovan Paolo Lomazzo (Giacomo Berra, Milano, La formazione culturale del Caravaggio: «io non me deletto de compor versi ne volgari ne latini»), la “poetica del comico” e il legame con la singolarissima Accademia dei Facchini della Val di Blenio (quell’ormai noto consesso di artisti, artigiani, musici, e attori teatrali riunitosi a Milano nell’ultima stagione manierista e portata alla luce dagli studi di Dante Isella, curatore dell’edizione critica della raccolta poetica dialettale dei Rabìsch – arabeschi – in lingua “facchinesca”) (Francesco Porzio, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, Lo «stile senz’arte» di Caravaggio, Lomazzo e la poetica del comico), sono stati quindi gli argomenti introduttivi ricchi di spunti della mattinata, seguiti dagli interventi di Laura Teza (Università degli Studi di Perugia), e da quello a quattro mani di Maria Cristina Terzaghi (Università degli Studi Roma Tre) e Giuseppe Andolina (Università degli Studi di Bologna). Questi ultimi due studi presentati sono legati al mondo culturale del primo periodo romano del Caravaggio: la relazione della Teza (Caravaggio, l’Accademia degli Insensati e la cultura dei fiori) – un parallelo omaggio alla vicina scalinata di Trinità dei Monti ora tappezzata da piante fiorite – ha avuto per punto nodale l’Accademia perugina degli Insensati, il suo autorevole Principe Cesare Crispolti (che, come è noto, aveva nella sua raccolta di quadri una versione del Ragazzo che monda un frutto del Merisi) e proprio la “cultura” dei fiori e dei frutti nei giardini dell’erudito umbro; lo studio di Terzaghi e Andolina (Per Caravaggio e il teatro nella bottega del Cavalier d‘ Arpino. Testi, forme, protagonisti) ha invece affrontato la questione, finora trascurata, del mondo teatrale gravitante attorno all’ambiente di Giuseppe Cesari (uno dei maestri romani del Caravaggio, che notoriamente ebbe con lui un rapporto conflittuale) e soprattutto importanti notizie sull’attivo teatro fatto realizzare dallo stesso Cavalier d’Arpino all’interno del suo elegante palazzo in Via del Corso. 
“La poetica della giovinezza” di Caravaggio è stato il titolo della prima sezione pomeridiana del convegno, presieduta brillantemente da Sebastian Schütze (Universität Wien), apertasi con l’intervento di Stefano Pierguidi della Sapienza-Università di Roma («È la prospettiva dilettevole e giocondissima». Caravaggio, gli Insensati e il dibattito sulle pitture ‹nella sommità delle volte›), che ha affrontato il problematico ma non eludibile rapporto dell’unica pittura murale del Merisi, la volta del Gabinetto Alchemico di Monsignor Del Monte, con altri sfondati dipinti, in particolare con la Galleria Farnese di Annibale Carracci. La relazione di Patrizia Tosini dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Carlo Ottaviano Rabasco, un letterato misconosciuto nella Roma di Caravaggio e La Pallade ignuda di Lavinia Fontana), ha meritoriamente portato alla luce la personalità del Rabasco, intellettuale appunto sconosciuto ai più, specie in rapporto col tema della Pallade della pittrice bolognese Lavinia Fontana (della quale esistono due redazioni del tema pittorico). L’attenta disamina di Helen Langdon (London) è stata rivolta al tema relativo al famoso Amore vincitore Giustiniani del Merisi e al suo rapporto con il medesimo soggetto trattato da altri artisti (Caravaggio’s Cupid: Homage and Rivalry). 
I motti di Margutte: Paolo Gualdo tra Roma e Veneto e i suoi rapporti con Caravaggio è il titolo dell’argomento presentato da Marco Pupillo (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), che si era già ampiamente occupato della questione inerente la percezione dell’arte del Caravaggio nell’ambiente curiale coevo in relazione alla nota lettera dell’agosto 1603 in cui il cardinale romano Ottavio Parravicini scrisse al suo antico amico vicentino Paolo Gualdo relativamente allo stile di Caravaggio. L’argomento era stato oggetto di un’altra relazione di Enrico Lucchese (giornata di studi La natura morta al tempo di Caravaggio, Monte Santa Maria Tiberina, 21-22 ottobre 2018), e da esso affiora il senso di profonda amicizia che si era creata tra i due religiosi, come ha rimarcato Pupillo. A chiudere la fruttuosa giornata di studi è stata la relazione di Emilio Russo (Sapienza-Università di Roma), che in assenza dello studioso, è stata letta da Laura Teza: Caravaggio tra Murtola e Marino è il titolo della ricerca che ha affrontato il noto rapporto di alcune opere del Merisi con l’attività letteraria di Gaspare Murtola e Giambattista Marino
Come era prevedibile, molteplici sono stati gli interventi del numeroso e partecipe pubblico presente a questa prima giornata di studi, a conferma del sempre vivo interesse per tutte le problematiche inerenti la controversa personalità del grande Caravaggio, talvolta ancora posizionata all’interno di una sorta di visione “sdoppiata” tra le sue origini padane e la “misteriosa” comparsa a Roma, luogo della sua definitiva consacrazione (fonte: About Art online)

“Caravaggio? Le novità ci sono ma occorre superare incomprensioni, rivalità e persino schieramenti”. Parla Stefania Macioce

Intervista a Stefania Macioce

-La prima questione che ti porrei riguarda quanto sta avvenendo da qualche tempo a questa parte intorno a Caravaggio, diciamo così, è cioè questo vero e proprio insorgere di esposizioni, convegni, pubblicazioni che riguardano le indagini diagnostiche su determinate opere del Merisi, per ultima la mostra a Palazzo Reale curata da Rossella Vodret incentrata sul tema della diagnostica scientifica applicata all’analisi di 20 opere di Caravaggio ritenute ‘certe’. Tu sei tra i massimi conoscitori della pittura di Caravaggio ed hai certamente visto l’esposizione e letto attentamente il catalogo; che idea ti sei fatta? A questo punto occorrerà aspettare gli esiti delle indagini per stabilire l’autografia di un’opera? Cioè, credi possibile che i risultati raggiunti con le indagini possano dirimere antiche questioni sulla tecnica, sul ductus, sui materiali utilizzati dall’artista? 
R: Il risultato di queste indagini è un’indubbia acquisizione, le possibilità offerte dalla diagnostica odierna suggeriscono nuove aperture e inducono ad allargare continuamene il campo delle indagini come è giusto che avvenga. La ricerca impone di orientarsi verso nuove acquisizioni e in tal senso la mostra di Milano curata da Rossella Vodret ha fornito nuovi dati, così come avvenne alla fine degli anni ’90 con la mostra Come nascono i capolavori, curata da Mina Gregori. Il problema semmai può nascere dal pericolo insito nel trarre conclusioni definitive, l’assertività dei giudizi non è consigliabile in nessun ambito attinente alla ricerca. La mostra ha offerto nuovi importanti elementi di riflessione, risultato di una lunga indagine iniziata attorno al 2010. Ora si sa molto di più, resta il fatto che una visione esaustiva, al momento resta abbastanza utopica, essa prevedrebbe il confronto di analisi su tutta l’opera di Caravaggio secondo criteri diagnostici analoghi, ma anche divergenti, ma credo che un risultato oggettivo di tipo matematico sia impossibile. Il titolo del saggio scritto da Claudio Falcucci nel catalogo Così dipingeva il Caravaggio, forse, è molto esemplificativo e lodevolmente obiettivo. Le acquisizioni ci sono e chiariscono molti aspetti relativi al modo di procedere nella costruzione dell’immagine pittorica da parte di Caravaggio, dati importanti si ricavano ad esempio in merito alle preparazioni, ma anche dall’esame dei pigmenti: in linea di massima ora si sa bene come si muoveva nelle sue scelte Caravaggio, anche se un margine di possibili varianti persiste in rapporto a situazioni contingenti che possono aver influenzato necessariamente le variabili della sua tavolozza. Per quanto concerne Caravaggio poi, in un panorama più ampio delle ricerche, le letture non sono sempre oggettive, ma condizionate da posizioni critiche contrastanti, segnate talvolta da esplicite o implicite rivalità, o addirittura schieramenti che nel caso del grande pittore lombardo sembrano perpetrare anche aspetti propri della sua personalità. Si è parlato per almeno quarant’anni d’interdisciplinarietà, ma mai come ora la cooperazione delle discipline si rivela necessaria, la settorialità può dare risultati utili, ma da riesaminare in un contesto più ampio, un po’ come accade per la medicina, e in tal senso la mostra offre un ampio quadro di riferimenti.
–Faccio anche a te la domanda che ho rivolto agli altri studiosi intervenuti in questa nostra inchiesta; cioè se non intravedi il rischio che una simile impostazione finisca poi per ridimensionare se non proprio rendere non dico inutili ma quanto meno secondari l’analisi del linguaggio pittorico, lo studio dei documenti, la ricerca d’archivio, i confronti testuali, insomma quella che è solitamente la prassi che impegna lo storico dell’arte? 
R: Non lo credo. Il risultato delle indagini diagnostiche concerne principalmente la tecnica, i pigmenti, i supporti e di certo offre risultati di rilevante interesse relativi ad esempio alle fasi dell’ideazione, dei cambiamenti in corso d‘opera, dei ripensamenti; altri dati possono riguardare i pigmenti e i supporti adoperati dall’artista, e fornire nel loro insieme elementi concreti anche sul piano della datazione o talvolta persino dell’autenticità, sebbene i mezzi di contraffazione abbiano oggi anch’essi un elevata qualità. Tuttavia ciò non può escludere il confronto con i dati storici e documentari (a proposito nel catalogo si riferiscono a me documenti napoletani concernenti il Cerriglio ‘ritrovo di letterati’(?) (colgo l’occasione per chiarire che non ho mai pubblicato questo!) in un reciproco confronto tentando come si può una necessaria integrazione.
Esistono piani di lettura altrettanto complessi che inseriscono l’opera pittorica all’interno di un contesto non soltanto figurativo, ma anche e soprattutto culturale. Il ruolo della committenza, delle fonti, ciò che si ricava da inventari e indagini archivistiche, non può essere smentito da indagini diagnostiche, le discipline debbono intersecarsi e procedere parallelamente.
Un problema che si pone tra gli studiosi è se Caravaggio sia arrivato a Roma intorno al 1592, oppure nel ’95-96 come invece si ritiene ora da più parti dopo le scoperte all’Archivio di Stato di Roma; che idea ti sei fatta su questa nuova possibile datazione, che porterebbe a rivedere la collocazione cronologica delle opere precedenti l’ingaggio presso il Del Monte? 
R: Le scoperte archivistiche del 2011, seguite alla mostra Caravaggio una vita del vero, costituiscono un precisazione utile dalla quale non si può al momento prescindere. Personalmente però mi è difficile pensare che la testimonianza di un garzone di barbiere come Pietro Paolo Pellegrini, possa essere così incisiva e ineludibile, un po’ per la modestia del personaggio e un po’ per il tono approssimativo della testimonianza. Non riesco ad accettare che il percorso pittorico di Caravaggio, dagli iuvenilia fino alla Contarelli, sia stato compiuto in cinque anni: trattandosi di Caravaggio è possibile che un percorso di maturazione ideativa sia stato veloce, ma io ho qualche esitazione a riguardo. Tutto potrà chiarirsi quando una fortunata ricerca porterà alla luce opere e fatti relativi al pittore in quel lungo periodo trascorso dal 1587 [sic per 1588], anno in cui lascia la bottega di Peterzano al 1595, quando è menzionato per la prima volta a Roma. Quando lascia la bottega del maestro, sappiamo che il pittore resta ancora a Milano per un po’, ma per motivi che non hanno nulla a che vedere con la pittura. Nel 1587 [sic per 1588] Caravaggio ha 16 anni, ma nel 1592 -alla metà di questo anno è ancora documentato a Milano- ne ha 21: possibile che non abbia eseguito nessun dipinto prima? A me sembra poco verosimile ritenere che egli cominci a produrre soltanto nel 1595 o al massimo 1596. I dati emersi dal Foglio delle Quarantore attestano inconfutabilmente che Caravaggio compare a Roma alla festa di San Luca nell’ottobre del 1597, mentre la deposizione di Pietro Paolo Pellegrini, garzone del barbiere, assesta la presenza a Roma di Caravaggio, ventottenne, nel 1596, ma a questa data Caravaggio dovrebbe in realtà avere 25 anni, come del resto ipotizzato dal suo padrone Luca. Come si vede c’è un margine di approssimazione in queste testimonianze. Al momento i fatti noti sono questi, ma non sappiamo nulla di concreto a livello documentario, per quanto concerne il periodo compreso tra la metà del 1592 e il 1596, e non si può escludere nessuna ipotesi. Spostare tutta la datazione dei dipinti in rapporto a questa data è frutto di un ragionamento logico e la cronologia proposta da Alessandro Zuccari è attendibile, tuttavia resta difficile concentrare opere -nemmeno tanto poche- e tanto diverse, in un periodo così ristretto a ridosso della Contarelli: qualche perplessità può essere lecita [...]

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Presentazione del volume di Giovanni Careri "Caravaggio. La fabbrica dello spettatore", venerdì 20 aprile a Roma






Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 17:30 presso Palazzo Carpegna, sede dell’Accademia Nazionale di San Luca, verrà presentato il volume Caravaggio. La fabbrica dello spettatore, di Giovanni Careri (Jaca Book, 2017). Dopo i saluti istituzionali di Gianni Dessì, Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca, introdotti e coordinati da Francesco Moschini, Segretario Generale della stessa, interverranno Claudio Strinati, storico dell’arte, e Micol Forti, Direttrice della Collezione d'Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. Sarà presente l’Autore. 
Il libro esplora da vicino la rivoluzionaria svolta stilistica attuata da Michelangelo Merisi (1571-1610) tra i secoli XVI e XVII, e lo fa attraverso i molteplici «specchi» con i quali questo straordinario pittore continua a metterci a confronto. Apprezzata per il realismo delle composizioni e per l’intensità della luce, la pittura di Caravaggio contiene una riflessione sull’atto del dipingere e sull’atto del guardare, un’elaborazione della questione molto attuale dell’immagine di sé, divenuta così luogo di sperimentazione che fa dell’altro uno specchio rivelatore. Careri rivolge uno sguardo ravvicinato ai singoli quadri come luoghi in cui si esercita un vero e proprio pensiero visivo, non solo attraverso ciò che essi rappresentano, ma per come essi presentano i loro soggetti. La gestualità dei personaggi, i loro sguardi, la luce e le forme, infatti, spingono lo spettatore a diventare il fulcro di un coinvolgimento affettivo, cognitivo e sensibile sino ad allora inedito nella storia della pittura: il quadro non è solo oggetto di visione, ma fabbrica dello spettatore, di forme del guardare, del sapere e del sentire (fonte: comunicato stampa). 

Giovanni Careri insegna all’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e allo IUAV di Venezia. Lavora alla frontiera tra storia, teoria dell’arte, semiotica e antropologia. Tra le sue principali pubblicazioni in lingua italiana: Voli d’amore. Architettura, pittura e scultura nel Bel composto di Bernini (Laterza, Roma-Bari 1991); Il Barocco nel mondo (Le Lettere, Firenze 2002); La fabbrica degli affetti. La Gerusalemme Liberata dai Carracci al Tiepolo (Il Saggiatore, Milano 2010). In lingua francese ha pubblicato: La torpeur des Ancêtres. Juifs et Chrétiens dans la chapelle Sixtine (EHESS, Paris 2013), in corso di traduzione sia in italiano che in inglese.

'Ndrangheta, scoperti in Svizzera conti e quadro di scuola del Caravaggio

Singolare collegamento tra un'opera d'arte 'caravaggesca' recuperata presso Lugano e il furto della Natività di Palermo, che forse passò per la stessa città svizzera - come anticipato sabato 14 aprile da ilsussidiario.net (link)

Il Bacco degli Uffizi
Conti correnti e beni riconducibili alla famiglia di Santo Abossida, ritenuto vicino alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone) sono stati individuati in Svizzera. Li hanno scoperti i carabinieri del Comando provinciale di La Spezia a seguito di un'indagine scattata nell'agosto scorso, che portò al sequestro di beni ritenuti riconducibili ad un'associazione dedita al traffico di stupefacenti di matrice calabrese. Come riportato dall'Ansa, dalla documentazione sequestrata è stato possibile individuare beni trasferiti all'estero attraverso la “Sc Athena Classica”, riconducibile a Bombina Abossida e Alicja Olszewska, sorella e moglie di Santo, morto alcuni anni fa. La società nella sua disponibilità aveva un quadro raffigurante “Bacco” attribuito alla scuola del Caravaggio: è stato localizzato nel caveau di un Punto Franco nei pressi di Lugano. Le ulteriori indagini condotte in Svizzera hanno permesso poi di individuare vari conti correnti e una cassetta di sicurezza con orologi e gioielli per un valore complessivo di 700mila euro (fonte: ilsussidiario.net).

"Caravaggio. 'Natività' rubata nel '69 a Palermo, la verità scomoda dei pentiti di mafia". Un articolo di Michele Cuppone su ilsussidiario.net

Nuove informazioni provenienti dai collaboratori di giustizia e contenute nei documenti della Commissione antimafia svelano la sorte del famoso quadro di Caravaggio



Della Natività del Caravaggio già nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo, molto si è detto e scritto dopo il furto avvenuto nella piovosa notte tra venerdì 17 e sabato 18 ottobre 1969. Giornalisti, scrittori, storici dell’arte, pentiti di mafia … ognuno ha fornito una versione dei fatti, tra semplici ipotesi e menzogne gratuite, se non depistaggi. 
La verità su quel che accadde realmente, in relazione in particolare al movente del crimine (oramai prescritto), spunta fuori solo oggi, dopo quasi mezzo secolo. E questo grazie a indagini cui nuovo impulso è stato dato dalla Commissione parlamentare antimafia della trascorsa XVII legislatura, che ha appena rilasciato la relazione conclusiva delle sue attività. In tale occasione, si è convenuto di stralciare alcuni argomenti come l’uccisione di Mico Geraci, la morte di Attilio Manca e appunto il furto della Natività del Caravaggio, per farne oggetto di tre specifiche relazioni a parte (per quest’ultimo, il Doc. XXIII, n. 44). Quanto si pubblica di seguito integra attraverso fonti dirette la documentazione ufficiale, contenente stralci di interrogatori
La svolta sul Caravaggio, si deve principalmente alle confessioni incrociate e convergenti dei pentiti Gaetano Grado e Francesco Marino Mannoia – il secondo dei quali ha peraltro ritrattato quanto dichiarato in seno al processo Andreotti, quando testimoniò di aver rubato e poi bruciato egli stesso la tela oramai invendibile, per i danni subiti nel corso del maldestro furto. Ma la ricostruzione dei fatti si deve in gran parte a Grado, all’epoca latitante ma che di fatto circolava tranquillamente nel centro di Palermo che, per di più, sovrintendeva. 
Si apprende così che tutto nacque da quattro ladruncoli, ultimamente identificati e interrogati. Con estrema facilità essi si impossessarono del quadro, allora custodito, si fa per dire, da sistemi di sicurezza obsoleti e senza un allarme. Caricato su un Fiat 642, fu portato in una fabbrica di ghiaccio in disuso. Mannoia stesso, pur non partecipando alla sottrazione materiale a opera dei quattro ("quella sera – racconta – ero con una ragazza"), fu coinvolto nell’organizzazione del furto, facendo una prima ricognizione in oratorio. E all’indomani della sparizione del Caravaggio se ne tentò già la vendita con un potenziale acquirente che tuttavia, sgomentato anche per aver constatato alcuni danni, andò via adirato contro gli sprovveduti membri della gang. 
È dal lunedì 20 ottobre che entra in gioco cosa nostra, quando leggendo la notizia sulla stampa viene a conoscenza del valore incommensurabile dell’opera, da qualcuno stimata in oltre un miliardo di lire. Ed è amaro constatare che, nonostante posti di blocco e l’intensificarsi delle ricerche, la mafia arrivò dove lo Stato non riuscì; in soli cinque giorni dal furto, essa raggiunse e si fece cedere il dipinto dalla piccola banda di criminali – sfrontati al punto da chiedere una sorta di riconoscimento, che pure ottennero ("4 o 5 milioni", mentre alcuni di loro entrarono poi nelle stesse fila della mafia). Chi entrò in possesso de "’U Caravaggiu", come da lui sbrigativamente nominato, fu Gaetano Badalamenti, tristemente noto peraltro come mandante dell’assassinio di Peppino Impastato e a quel tempo rappresentante di tutte le famiglie mafiose siciliane. Egli, totalmente disinteressato all’aspetto estetico del capolavoro, vi guardò come una mera fonte di guadagno alla stregua di una partita di droga o di sigarette di contrabbando. Chiese di procurarselo a Grado, il quale si rivolse alla sua rete di contatti malavitosi, con un coinvolgimento di Stefano Bontade. Raggiunta l’ambita preda, vi furono alcuni passaggi da un nascondiglio palermitano all’altro, dalla vecchia ghiacciaia a una casa diroccata in un quartiere malfamato, a una cava in una grotta di San Ciro Maredolce, fino a Cinisi
Nel frattempo partono le negoziazioni con un anziano trafficante di opere d’arte venuto in Sicilia dalla Svizzera, probabilmente da Lugano. Questi, una volta a destinazione e messosi a sedere, "non faceva altro che guardare il quadro, e piangere. E Gaetano Badalamenti lo sfotteva. [...] Piangeva, piangeva... Gaetano Badalamenti l’ha preso per stupido". A ogni modo il dipinto prese la via degli stessi traffici illeciti diretti verso la Confederazione elvetica, caricato su un camion "di quelli per la frutta" [...]

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Il resoconto sul furto della "Natività" di Palermo, nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia

Consultabile la relazione della Commissione antimafia contenente le prime informazioni ufficiali sulle indagini svolte intorno al furto della Natività di Palermo

Il servizio de "La Stampa" dedicato al furto della Natività, pubblicato nell'ottobre 1969

Pubblicata la relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, relativa all'appena terminata XVII legislatura. 
Il documento contiene uno specifico paragrafo – il 4.12, alle pp. 366-369  dedicato alle indagini sul furto della Natività di Palermo di Caravaggio, alla luce di recenti rivelazioni tra cui quelle dei pentiti di mafia Gaetano Grado e Francesco Marino Mannoia
Alcuni particolari della vicenda erano stati già anticipati, assieme a ulteriori dettagli inediti non ancora presenti nella documentazione ufficiale, in un articolo comparso sul primo numero di The Art Newspaper Daily a firma di Carole Blumenfeld e Michele Cuppone (link).
L'amara conclusione è che il capolavoro di Caravaggio, a partire dal 1970, si trova
al di fuori del nostro Paese e probabilmente lo è tuttora, in uno o più Paesi dentro e fuori l'Europa a causa della probabile, criminale scomposizione dell'opera in più parti, effettuata allo scopo di mimetizzarne la provenienza furtiva e massimizzare i proventi derivanti dalla vendita non di uno ma di più quadri, ciascuno parte di un capolavoro assoluto. Pertanto, a livello internazionale occorrerà una forte cooperazione giudiziaria e intergovernativa per seguirne le tracce e auspicabilmente arrivare un giorno a ritrovarla e restituirla alla città di Palermo, alla Nazione italiana e all’intero mondo della cultura.
Prossimamente una più nutrita relazione a parte, dedicata allo specifico argomento e contenente stralci dai verbali di interrogatorio dei collaboratori di giustizia, verrà diffusa sempre a cura della Commissione antimafia. Nel numero di domani (14 aprile) del quotidiano di approfondimento ilsussidiario.net, Michele Cuppone ne anticipa alcuni contenuti.

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Conferenza “Caravaggio: il mito” di Stefania Macioce, ad Arpino il 14 aprile



Il grande maestro della pittura del ‘600 Michelangelo Merisi da Caravaggio, tra i protagonisti mondiali dell’arte, sabato 14 aprile al circolo Tulliano di Arpino in via delle Volte, sarà al centro di una conferenza della prof. Stefania Macioce, docente di storia dell’arte alla Sapienza di Roma, autrice di saggi e volumi sul pittore lombardo. 
Alle ore 18, con gli interventi del sindaco Renato Rea e di Bruno Palmigiani, presidente del sodalizio fondato 132 anni fa, Massimo Struffi introdurrà la conferenza della prof. Macioce, di famiglia arpinate, intitolata “Caravaggio: il mito”.
Seguirà sabato 28 aprile, alle 18 presso lo stesso circolo, l'inaugurazione della mostra "Il mio Caravaggio" di Pietro Morricone, che resterà aperta fino al 2 maggio negli orari 15:00-18:00.
(Fonte principale: Il Messaggero).

Oggi a Siracusa incontro sul culto della "Madonna dei pericoli" e il suo rapporto con il soggiorno in città di Caravaggio

Di Maio, Salvini e Berlusconi diventano "I bari" di Caravaggio in un murales firmato Sirante

Il murales, collocato nei pressi del Quirinale, è già stato prontamente rimosso


Un quadro con tanto di cornice, in stile caravaggesco col titolo 'I bari', che ritrae Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi in abiti d'epoca, intenti a giocare a carte, e con accanto la firma 'Sirante' e tanto di cartellino in stile museale con il titolo e la descrizione. E' la nuova opera di 'street art' apparsa questa mattina su un muro di via dè Lucchesi, di fronte alla sede dell'Agenzia ANSA, a due passi dal palazzo del Quirinale dove il presidente Mattarella è impegnato in questi giorni nel secondo giro di consultazioni in vista della formazione del nuovo governo.
L'opera, corredata da una larga cornice dorata in polistirolo attaccata al muro, è accompagnata dal cartellino in semplice carta bianca, anch'esso incollato al muro di fianco a destra, con la data "2018", la tecnica utilizzata, "stampa grafica su carta" e la descrizione: "Sirante prende spunto da una celebre opera del suo maestro. Il quadro rappresenta una truffa. Un anziano 'ingenuo' sta giocando a carte con un suo oppositore il quale in complotto con un suo avversario trucca il gioco della politica. Questa scena, così teatrale, descrittiva e realistica contiene un monito morale, una condanna del malcostume, in particolare delle strategie dei politici"
La nuova installazione ricorda l'opera di 'street art' con il bacio fra Salvini e Di Maio, a firma 'Tvboy', apparsa nelle scorse settimane in via del Collegio Capranica a due passi da Montecitorio (fonte: Huffington Post).

Il 'fac-simile' della Natività di Caravaggio: una "ferita aperta"? Le diverse opinioni di Franco Luccichenti e Mario Ursino

'Entusiasmo' e perplessità sulla collocazione nell'oratorio di San Lorenzo a Palermo di una riproduzione innovativa della Natività di Merisi. Per la quale, tuttavia, nemmeno si può parlare di "copia perfetta" o "fatta con la massima cura": vedi quanto già osservato su ArtItalies 2017 (link) - in particolare, sull'erronea interpretazione di taluni dettagli, sul mancato utilizzo di parte della documentazione fotografica disponibile, su alcune scelte deliberate di modificare il contrasto dell'unica foto a colori presa a riferimento



Ferita aperta, di Franco Luccichenti

Andrea Purgatori su Atlantide (La7) ha dedicato parte della interessante puntata di qualche giorno fa su Caravaggio al misterioso furto della Natività avvenuto nella chiesa di S Lorenzo a Palermo il 18 ottobre del 69. Purgatori ha parlato nella trasmissione della scelta di inserire una copia perfetta nel vuoto lasciato nell’oratorio della chiesa dall’opera perduta e della estrema difficoltà tecnica di “ricostruire ” la pala di Caravaggio. La scelta a suo tempo è stata ampiamente dibattuta ma vedere Atlantide mi ha portato ad alcune considerazioni. 
E’ giusto cancellare una assenza drammatica rappresentata dalla sparizione fisica dell’originale e riempire un VUOTO di alto valore simbolico con una maschera perfetta? 
La materia dell’originale è conseguenza di un atto creativo complesso e misterioso emerso dalle profondità dello spirito e da una densità culturale personale e meravigliosa. La maschera sostitutiva è figlia invece di una complessità tecnica messa a punto da tecnici anche se abili e sensibili. A me sembra che la sostituzione abbia apparentemente rimarginato la ferita rappresentata dalla vuota cornice dell’oratorio dove era collocata la pala. In realtà la ferita non guarirà fino al ritrovamento dell’opera e il simulacro ora esposto in un certo senso nasconde la gravità della sottrazione mascherando appunto il vuoto che doveva rimanere come ricordo e simbolo della stupidità umana. Oggi, dopo tanto tempo, uno strano gioco di specchi tra la copia e l’originale perduto fa abitare l’oratorio di S. Lorenzo a Palermo da una estraniante, densa melaniconia. L’oblio incombe sul drammatico furto (fonte: About Art online).



Punto di vista. Gli originali e le copie, di Mario Ursino

È legittimo porre una copia dove prima figurava l’originale? Direi di sì, e le ragioni sono ogni volta di natura diversa: preservare l’originale da atti vandalici, oppure per ragioni conservative o di restauro, o ancora per motivi di musealizzazione e di studio. Certo ha ragione Franco Luccichenti a dire che la copia del Caravaggio collocata nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo sta a ricordare una “ferita aperta”. Ma la vera ferita, a mio avviso, è nella perdita del famoso originale, poiché la Natività, dopo quarantotto anni, o è andata distrutta o è stata sezionata in più frammenti, e quindi difficilmente recuperabile. Se l’opera fosse ancora integra, la Mafia avrebbe avuto certamente modo di sbarazzarsene, sia pure con l’espediente del “ritrovamento” (leggi dietro riscatto).
Tuttavia, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica …” (W. Benjamin) ha raggiunto oggi risultati di altissima definizione, come lo straordinario fac-simile delle Nozze di Cana del Veronese, realizzato dall’artista britannico Adam Lowe, e collocato nel 2007 nel Refettorio di San Giorgio Maggiore, oggi della Fondazione Cini. L’opera figura egregiamente al posto dell’originale che si trova al Louvre e che è inimmaginabile possa ritornare a Venezia. Va ricordato tra l’altro che i veneziani all’epoca, vedendosi negata la restituzione di quel capolavoro sottratto da Napoleone per punire la fedeltà della città all’Austria, chiesero ai francesi in sostituzione un’opera di pari dimensioni, cosa che è avvenuta e oggi all’Accademia di Venezia è conservata una bellissima tela di Charles Le Brun (1619-1690), Maria Maddalena ai piedi di Gesù, opera considerata uno dei capolavori dell’artista francese, ma che certo non ha, almeno da noi, la stessa notorietà delle Nozze di Cana del Veronese. 
In definitiva, fin dai tempi antichi, la copia di qualità ha avuto sempre grande valore: non conosceremmo gli originali greci perduti se non attraverso le repliche di età romana. Questo per dire che la riproduzione della Natività del Caravaggio sarà stata fatta con la massima cura, usando le tecniche più innovative, non solo per colmare l’orribile vuoto sull’altare di San Lorenzo, ma anche per restituire ai fedeli nel luogo sacro un’opera collocata lì per devozione (fonte: About Art online).

Parla Anna Coliva: Databases per Caravaggio e Bernini, non servono troppe indagini ma ricerca e studio

Si riporta di seguito un estratto dell'intervista per la parte relativa a Caravaggio

R: [...] Caravaggio e Bernini sono i simboli stessi della Galleria Borghese ed è quasi un dovere, se posso dire, raggruppare tutte le documentazioni acquisibili, tutti i riferimenti possibili e ogni dato inerente alle loro vicende umane e artistiche. Per Caravaggio poi il discorso vale ancora di più e credo che sia importante che un database che lo riguardi nasca proprio qui, nella Galleria Borghese, dove sono presenti opere che riflettono la prima fase e l’ultima della sua poetica, testimonianze precise del cambiamento della sua tecnica esecutiva, non della evoluzione, perché Caravaggio non si evolve. Mi sono spesso domandata come sia possibile che un progetto del genere non sia ancora stato messo in opera, ed oggi grazie all’aiuto di uno sponsor privato –perché si tratta di progetti assai costosi- ed in partnership con il Getty Research, cioè il più grande centro di ricerca e produzione di strumenti digitali applicati agli studi storico artistici, abbiamo finalmente iniziato a colmare questa lacuna. 
–Puoi chiarire come è stata impostata la cosa? E quali obiettivi perseguite? 
R: Un lavoro del genere dev’essere quanto più possibile neutro, seguito da un comitato scientifico di alto profilo; il nostro scopo è assolutamente e dichiaratamente scientifico, vale a dire raccogliere tutti i dati a disposizione che riguardino le opere di Caravaggio, collegandoci con tutti quei musei e istituzioni che possiedono opere di Caravaggio, come il Louvre, ad esempio, con cui siamo già in contatto; l’obiettivo è creare una vera rete istituzionale che metterà a disposizione degli studiosi, affinché possano prenderne visione e trarne spunti di lavoro, tutto quanto è possibile: bibliografie, aggiornamenti filologici e storico critici ed ogni altro tipo di documentazione; insomma, scheda per scheda, opera per opera, metteremo in rete tutti gli elementi di studio che concernono il genio lombardo, comprese naturalmente le analisi diagnostiche. 
–Mi dai l’occasione per chiedere cosa ne pensi di questa serie di iniziative espositive e convegnistiche, l’ultima a Milano con la mostra Dentro Caravaggio, incentrate proprio sui rilevamenti diagnostici. 
R: Penso che si stia giocando un po’ troppo su questo terreno con il rischio di ridimensionare il ruolo e la figura stessa dello storico dell’arte; mi pare che le analisi diagnostiche non sempre siano bene interpretate se non a volte addirittura ‘forzate’, ed in ogni caso non mi pare affatto, proprio a vedere le ultime mostre, che possano fare chiarezza, al contrario; ma dov’è la risoluzione degli annosi problemi circa le repliche, le copie ecc? Guarda i ‘doppi’ di Caravaggio, il San Francesco in meditazione e il Ragazzo morso dal ramarro, io ovviamente ho le mie convinzioni, ma i dubbi su quale sia l’originale sono stati tutt’altro che sciolti, tanto da chiedersi a che servano convegni, mostre, cataloghi anche piuttosto dispendiosi; ma poi guarda le pubblicazioni: ci sono sempre le stesse cose; ora si parla di disegni preparatori, ma sono in realtà dei segni che indicano dei posizionamenti operati dall’artista, e dove la cosa che fa impressione è che sono sempre dei tratti uguali sia nei lavori che sicuramente sono di Caravaggio sia in quelli che non lo sono; insomma, alla fine se non si ha un riscontro altamente specialistico capace di riconoscere la mano dell’artista, cioè dello storico dell’arte, con le analisi puoi fare quello che ti pare; come diceva il compianto Gigi Spezzaferro: ”Perché è Caravaggio? Perché se vede!”. Quindi per rispondere alla tua domanda, personalmente credo che non ci sono ancora stati grandi avanzamenti negli studi, anche perché per capire devi sapere e per sapere devi studiare, studiare molto, vedere molto, confrontare, avere sensibilità ed occhio alla materia, ma soprattutto avere lo sguardo sgombro, non rivolto ad un attribuzionismo molto spesso mercantile. 
–Personalmente ho assistito a parte del convegno milanese seguito alla mostra Dentro Caravaggio ed effettivamente devo dire che proprio sui ‘doppi’ le posizioni erano molto distanti nonostante il profluvio di analisi, pentimenti, incisioni e così via; mi è sembrato quasi che studiosi pure molto preparati tendessero a ribadire semplicemente i loro punti di vista. 
R: Qui tocchi un punto dolente: questi convegni, simposi, conferenze, che tra l’altro sono sempre ristretti alle stesse persone, in realtà servono veramente? Io credo proprio di no, come dici tu, ognuno va a ripetere le sue posizioni; qual è il grande problema degli studi caravaggeschi? Forse quello relativo alle repliche, alle riproduzioni delle opere dell’artista? Noi qui alla Borghese siamo pieni di analisi diagnostiche ed anzi abbiamo un dipinto la Madonna dei palafrenieri che probabilmente è l’unico dove è venuta fuori un’autentica novità; in tutti gli altri casi i riscontri sono assolutamente sovrapponibili. 
–Tu quindi neghi o comunque non credi che le indagini diagnostiche possano aiutare a risolvere l’annoso dilemma se Caravaggio replicasse o no i suoi lavori? 
R: Sono ormai vent’anni che personalmente sto seguendo lo sviluppo di queste analisi e che prendo atto e mi confronto con tutto quanto è stato e viene ancora fatto, e dopo tanti anni una cosa ho capito, ma dovremmo averla tutti capita, cioè prima di tutto che con le analisi scientifiche l’autografia di un’opera non si è in grado di stabilirla, e quindi continuando a seguire questo percorso il problema delle repliche resterà senza soluzione, perché alla fine quello che dimostrano le analisi è questa sorprendente –ma altrettanto ovvia e banale a mio avviso- somiglianza di risultati, fatte salve pochissime eccezioni che però non riguardano quadri di Caravaggio sub judice, ossia quelli dubbi o attribuiti, confrontati con uno ‘buono’; quelli tali rimangono e questo mi pare già un dato significativo che dovrebbe fare statistica. 
–E quindi? 
R: Quindi ne deduco che quello delle repliche caravaggesche sia un falso problema e che la cosa davvero importante sarebbe non trovare una impossibile soluzione ma stabilire che la questione esiste ed è presente, che non è stata risolta in alcun modo se non con attribuzioni ‘forzate’ che lasciano il tempo che trovano; ti dico -al di là ora di Caravaggio– che quando un’attribuzione è giusta e riuscita dà soddisfazione, altrimenti lascia insoddisfatti; quindi è inutile stare a scarabocchiare questi dipinti con le analisi: se ho gli occhi azzurri, per quante analisi del Dna mi possano fare, azzurri restano.
–Un’altra cosa su cui vorrei sentire il tuo parere riguarda i ritrovamenti archivistici che sembrano ridisegnare i primi tempi di Caravaggio a Roma –spostandone l’arrivo non prima del 1595/96- e quindi delle opere realizzate prima dell’ingaggio presso il cardinale Del Monte. 
R: Beh, anche qui, non mi pare che si possa andare oltre un’ipotesi ed anzi secondo me quello che molti validi studiosi hanno proposto sulla prima fase romana del Merisi, compresa la realizzazione delle prime opere, resta valido, come pure sulle datazioni delle opere successive non mi pare ci sia troppo da ridiscutere. Si tratta in ogni caso di aspetti intorno ai quali il database potrà essere molto utile dal momento che presenterà l’insieme dei dati disponibili, compresi i pareri degli esperti riguardo a questo tema delle datazioni, una sorta di punto di partenza indispensabile, in sostanza, che, voglio ribadirlo, dev’essere considerato come uno strumento di studio.
–Sarà uno strumento che potranno consultare tutti
R: Si, ma naturalmente con diversi livelli d’accesso; ad esempio, se ci sono dati che un eventuale proprietario ritiene particolarmente delicati, ci si potrà entrare solo con delle chiavi d’accesso prestabilite e autorizzate. 
–Quindi mi dici che ci saranno anche eventuali opere di privati? Anche nel caso che il proprietario ritenga possano essere attribuite al Merisi? Come sai, questo sta diventando un vero problema. 
R: No, è chiaro che non possiamo accettare tutti e tutto; noi opereremo una scrematura che interesserà tutte le opere che siano conosciute o che emergano e ci sarà un settore dove compaiono i lavori sicuri e uno per le altre proposte presentate con una certa autorevolezza. Sia che questa autorevolezza derivi dal molto tempo passato rispetto alla prima proposta attributiva, sia che derivi dai dati a corredo dell’attribuzione; insomma per essere chiari, se un’opera diciamo così ‘discussa’ presenta vari elementi a favore, quali possono essere i pareri degli esperti, i documenti e così via, è ovvio che verrà considerata; al contrario tutto l’attribuzionismo giornalistico, se posso dire così, non interessa, lascia il tempo che trova. A questo aggiungerei che nostro scopo è anche quello di riunire databases parziali che pure esistono e collaborare con altre istituzioni, senza chiuderci su noi stessi. 
–Ad esempio? 
R: Ad esempio con l’Hertziana che ha in cantiere un progetto di database, o anche con musei stranieri che coltivano progetti settoriali con i quali si aprono delle collaborazioni perché studi di questo tipo si arricchiscono con le collaborazioni.
–Pensi che costituendo un database così ricco, ampio e, come dicevi tu, neutrale sarà possibile arrivare a sciogliere quegli enigmi che, nel caso di Caravaggio, si trascinano da tempo e continuano a dividere gli esperti? Ad esempio, pensi che sarà possibile individuare l’originale nel caso di opere molto simili che se ne contendono il titolo? 
R: No, come dicevo prima non sarà una macchina, per quanto tecnologicamente avanzata e moderna, e neppure un esperto di diagnostica a sciogliere i dubbi, anche per il motivo che non sempre c’è certezza nei riscontri. Perché i grandi istituti di ricerca vogliono che le indagini scientifiche si svolgano nei loro laboratori? Perché il protocollo che si segue in un istituto quasi sempre differisce da quello di un altro; noi l’abbiamo sperimentato con Bernini: abbiamo dovuto fare tutte le indagini noi per non rischiare di avere risultati disomogenei. E poi lasciami dire che non esiste un deus ex machina capace di risolverci i problemi; se un dipinto di Caravaggio è ‘dubbio’ da vent’anni vuol dire che c’è qualcosa che non va, hai voglia a fare analisi! 
-Puoi dirmi qualcosa ora sui tempi entro cui pensi che i dati possano essere a disposizione degli studiosi? 
R: Beh, noi stiamo lavorando già da tempo; quest’anno abbiamo siglato l’accordo e il finanziamento del progetto (evito di raccontarti i soliti ritardi e intralci burocratici riscontrati) e intanto si inseriscono i dati; tanto per dire, ci vorrà credo un anno per immettere i dati dei nostri quadri
-Diciamo che entro il 2019 se io ne avessi bisogno potrei venire in Galleria a far ricerche con il database
R: Si, certo, però ovviamente va tenuto presente che questi non sono progetti a tempo, dato che i dati vanno aggiornati di continuo; io poi voglio lasciare alla Galleria qualcosa che sia utile per sempre, anche perché un database non si esaurisce in un determinato periodo di tempo [...]

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"La fanciulla con la cesta di frutta" inaugura il Teatro Casa Alberto Sordi, il 19 aprile a Roma

In scena uno spettacolo liberamente ispirato al rapporto tra Caravaggio e Mario Minniti, il secondo dei due ritenuto da alcuni modello in opere giovanili del primo

Giovedì 19 Aprile alle 19.30 la compagnia teatrale The Ghepards inaugura il Teatro Casa Alberto Sordi portando in scena lo spettacolo “La fanciulla con la cesta di frutta” scritto e diretto da Francesco Colombo con Grazia Capraro, Marco Celli, Adalgisa Manfrida e Michele Ragno
La pièce, premiata nel 2016 dal pubblico come miglior spettacolo al Roma Fringe Festival, è ambientata in un museo, precisamente a Galleria Borghese, Roma. Il personaggio raffigurato nel quadro di Caravaggio “Il fanciullo con la canestra di frutta”, rompe il silenzio assordante che regna nella sala ed inizia a parlare. “Nessuno mi conosce, nessuno sa chi sono, nessuno si ricorda di me”. Si tratta di Mario Minniti, modello di Caravaggio e pittore siciliano, “intrappolato per l’eternità” dentro alla sua cornice. È così che inizia a prendere vita un divertente dialogo tra Minniti, il dipinto, e Caravaggio, il suo creatore, entrambi interpretati da Marco Celli. Due voci che si rispondono, un dualismo che prende vita all’interno di una cornice e fa esplodere la domanda centrale del testo: “Chi è l’opera? Chi l’artista?".
Altri tre stranissimi personaggi arrivano lentamente sulla scena: Gesù (Michele Ragno), un angelo voglioso di iniziare a peccare (Adalgisa Manfrida), un angioletto muto (Grazia Capraro). Anch’essi con mille dubbi e domande irrisolte circa la loro creazione, la loro vita eterna in una tela, i loro sguardi posati su un mondo che scorre ogni giorno davanti alla loro costante immobilità. Gli interpreti de “La fanciulla con la cesta di frutta” hanno ricevuto il premio come miglior attori emergenti al Roma Fringe Festival 2016. 
“Fin da ragazzo, visitando i musei, rimanevo incantato di fronte alle grandi opere dei Maestri - afferma il regista Francesco Colombo - mi soffermavo a lungo ad ammirarle e immaginavo che mi parlassero. Pensavo a quanto sarebbe stato bello visitare un museo di notte, da solo, in un silenzio spaventoso, senza i gruppi di turisti che rumoreggiano e scattano fotografie di soppiatto. Tornavo a casa, e nella mia cameretta continuavo a fantasticare sui quadri. Mi chiedevo quale fosse il rapporto tra i modelli rappresentati nelle opere e l’artista. Poi ho scoperto che ne Il fanciullo con la cesta di frutta di Caravaggio il modello, Mario Minniti, era a sua volta pittore, nonché (si dice) suo amante. Ho provato allora a immaginare quali sentimenti albergherebbero dentro i personaggi dei quadri, se potessero prendere vita. Quanta invidia deve provare Mario Minniti nel vedere migliaia di persone che si fermano a guardare il quadro che lo incornicia per sempre e sentire parlare i visitatori solamente della grandezza di Caravaggio? Cosa proverebbe ad essere ricordato innanzitutto come modello, al limite come possibile amante, e non come artista? “La gente vede me, quindi sono io l’opera d’arte e quindi l’artista!” forse direbbe... 
Ma quando Mario Minniti, il pittore, si trova a sua volta davanti a una delle proprie opere, il suo punto di vista cambia? L’artista è l’opera o chi viene raffigurato? Va da sè poi che un autoritratto non ha questo dilemma, o che la ballerina di Degas è felice di essere stata immortalata per l’eternità nella sua posa. Che i modelli si fanno la guerra rispetto ai vari periodi artistici.” 

Fonte: Ufficio Stampa Theatron 2.0 (stampa.theatron@gmail.com)

Conferenza di Pierluigi Carofano "Quadri caravaggeschi in cerca d'autore", il 13 aprile a Roma




Il passaggio in asta di un’opera d’arte di rilievo rappresenta una preziosa occasione per poterla ammirare e commentare dal vivo. A tal proposito venerdì 13 aprile alle 18, presso Bertolami Fine Arts in piazza Lovatelli a Roma, si terrà la conferenza di Pierluigi Carofano "Quadri caravaggeschi in cerca d'autore", con interventi di Pietro di Loreto e Luca Bortolotti.
Tra i dipinti ospitati in questi giorni a Palazzo Caetani Lovatelli in vista delle prossime aste di maggio, vi sono due notevoli tele di ambito caravaggesco che da anni suscitano l’interesse degli specialisti di settore – tra cui l’affascinante Apollo e un’antica copia dei Bari di Caravaggio definita da Roberto Longhi “la migliore da me vista”.
Sono bellissime opere in cerca d’autore e per le quali sono stati già avanzati nomi come Tommaso Salini ('nemico' di Caravaggio) e il Maestro di Baranello. È stato chiesto a un noto specialista di pittura caravaggesca, Pierluigi Carofano, di ricostruirne l’intricata storia attributiva e di aiutare a capire come si arriva a un’attribuzione
Seguirà un aperitivo.

Info e prenotazioni:
06 3218464 – 06 32609795 – 345 0825223

"Cupido e la Morte", un dipinto 'in odore' di Caravaggio, in mostra a Conversano

Cupido e la Morte, nella sala del Museo della Cattedrale a Mdina che lo custodisce 

Visitabile dal 14 aprile al 30 settembre a Conversano, presso il Castello normanno e la chiesa di San Giuseppe, la mostra "Artemisia e i pittori del Conte. La collezione di Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona"
Il percorso espositivo include il dipinto Fortitudine Pares (Cupido e la Morte), proveniente dalle collezioni del Museo della Cattedrale di Mdina (Malta), ivi conservato sotto il nome, poco appropriato, di Battistello Caracciolo. Presentata per la prima volta in Italia e sottoposta a un'attenta pulitura effettuata per l’occasione da Roberta Lapucci, l’opera - ancora di autore anonimo - è al momento oggetto di ricerca, come già in passato di John Gash e Catherine Puglisi, da parte della stessa Lapucci che, nel riesaminare le varie attribuzioni già fatte, valuta anche l’opportunità di attribuzione a Michelangelo Merisi il Caravaggio, aggiungendo informazioni sulla iconografia e sulla tecnica - in particolare, nella preparazione si sono trovati elementi già rinvenuti nelle opere siciliane e maltesi sia del Caravaggio che del Minniti (fonte principale: comunicato stampa).

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Valentina Certo ospite della puntata di “Passato e Presente” dedicata a Caravaggio, in onda il 9 Aprile


La storica dell’arte Valentina Certo sarà ospite della puntata di “Passato e presente” dedicata a Michelangelo Merisi da Caravaggio, che andrà in onda lunedì 9 aprile alle 13:15 su Rai3 e alle 20:30 su Rai Storia.
Il programma di approfondimento storico-culturale, condotto dal giornalista e storico Paolo Mieli, vedrà come ospite d’onore della puntata il prof. Franco Cardini e tre giovani studiosi del Caravaggio, che dialogheranno sulla vita del pittore cinquecentesco, sulle opere ed il contesto storico-sociale in cui ha vissuto. Il giornalista si propone di raccontare i grandi e piccoli eventi e i personaggi che hanno segnato la storia del mondo, per fornire strumenti di conoscenza del tempo in cui viviamo. Tra gli studiosi che interverranno in studio lunedì ci sarà appunto anche Valentina Certo, autrice del saggio “Caravaggio a Messina” edito nel maggio 2017 da Giambra Editori
Laureata in Beni Culturali all’Università di Messina, dopo aver conseguito la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Ateneo di Catania, nel 2016 Valentina ha partecipato con la sua tesi di laurea al concorso “La nostra terra” di Giambra editori, vincendone la pubblicazione. Di Caravaggio ha approfondito lo stile dei quadri siciliani e le tele dipinte nella città dello Stretto: La Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei pastori (fonte: 24live.it)

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Il "Martirio di Sant'Orsola" nell’incontro tra arte e innovazione


Lo scorso dicembre nella sede delle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, la società TSW, specializzata in neuromarketing, ha condotto una serie di rilevazioni su un campione di trenta visitatori, analizzando le risposte psicofisiologiche – movimenti oculari e attivazione del sistema nervoso centrale e periferico – generate dalla visione di quattro opere della mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri, in corso fino all’8 aprile: le tre tele dedicate al Martirio di Sant’Orsola, realizzate da Caravaggio, Bernardo Strozzi e Giulio Cesare Procaccini, e l’Ultima cena di Procaccini, l’imponente dipinto (40mq) esposto dopo un importante intervento di restauro [...].
Grazie all’utilizzo di occhiali eye-tracking per la visualizzazione dei movimenti oculari e dei punti di maggior focalizzazione, di un misuratore dell’attività elettrica cerebrale per l’identificazione delle risposte emotive e di un braccialetto per la rilevazione della micro-sudorazione periferica, sono stati registrati i differenti impatti emotivi delle quattro opere d’arte. L’impiego dell’analisi psicofisiologica, sulla base di una serie di indici derivati dalla letteratura neuroscientifica più recente, ha consentito di valutare l’esperienza di fruizione artistica per ciascuna tela. Il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio, capolavoro della collezione di Intesa Sanpaolo, e l’Ultima cena di Procaccini sono risultate le opere di maggiore impatto per l’intensità emotiva provata dal campione di visitatori. Il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio ha generato la più elevata risposta di piacevolezza. L’Ultima cena di Procaccini ha attratto e trattenuto maggiormente l’attenzione, registrando il più alto grado di engagement [...]

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Anche Caravaggio nella serie tv "Il Mistero dei Capolavori Perduti"





Sky Arte Hd inaugura giovedì 5 aprile una serie di otto documentari in prima serata su altrettanti capolavori tragicamente perduti. Tra questi, la Natività di Palermo di Caravaggio
Alla serie tv, intitolata "Il Mistero dei Capolavori Perduti", è dedicato anche un sito web con informazioni su ciascuna delle opere, ognuna protagonista di una puntata. 
I documentari raccontano, per otto giovedì consecutivi alle 21:30, attraverso interviste e testimonianze di artisti ed esperti, la storia di un celebre dipinto, della sua scomparsa e del processo che ha portato alla sua rimaterializzazione in laboratorio.

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I miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. L'evoluzione del Caravaggismo nell'arte Contemporanea in mostra a Marsala


Ventitré capolavori per documentare come il "Caravaggismo" si è evoluto nell'arteÈ questo l'obiettivo della mostra, curata da Franco Paliaga e Andrea Maggio, dal titolo I miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. L’evoluzione del Caravaggismo nell’arte Contemporanea” che è stata inaugurata nella chiesa di San Pietro a Marsala e rimarrà aperta fino al 16 maggio. Tra le opere esposte 12 sono del passato degli autori Francesco Furini, Nicolas Régnier, Bernardo Strozzi, Pietro Novelli, Gerard Douffet mentre altre 10 sono realizzate da artisti contemporanei come Ugo Levita, Loredana Meo (unica del territorio), Rocco Normanno, Michelangelo della Morte e Alex Folla. Tra gli altri autori delle schede in catalogo  oltre ai curatori , Vittorio Sgarbi e Sandro Bellesi.
L’iniziativa è stata promossa e organizzata dall’Associazione culturale “Fiera Franca Ss. Salvatore” in collaborazione con l’Associazione Culturale “Lab_04” e il patrocinio del Ministero dell’Interno FEC, Regione Sicilia, Beni Culturali, Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, Città di Marsala, Accademia di Belle Arti “Kandinskij” di Trapani e Club Unesco di Marsala. 
«Caravaggio è stata una grande figura e ha influenzato molto la pittura degli artisti siciliani – ha affermato Paliaga – e in questa mostra abbiamo voluto mettere a confronto il passato con il presente: quadri ispirati a lui nel 600 con artisti di oggi che in qualche maniera si ispirano al suo stile. È un accostamento molto interessante. Ci sono dei talenti in Italia come Loredana Meo che andrebbero valorizzati». «Il nostro progetto continua ad allargare i nostri parametri di visibilità sfruttando le esigenze del contemporaneo – ha concluso Maggio – Mettere a confronto opere del '600 con opere contemporanee fa capire che l’arte non ha tempo». 
La mostra è visitabile dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20. Dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 22. Domenica mattina chiuso (Fonte: Giornale di Sicilia)

"Caravaggio. La maledizione e la luce", su La7 lunedì 2 aprile



Caravaggio. La leggenda di una vita "maledetta" e l'incanto della luce. Il giallo del furto della Natività. E lo spettacolare forziere dell'arte dei Musei Vaticani.
Sono i contenuti della prossima puntata di "Atlantide. Storie di Uomini e di mondi".
In onda lunedì 2 aprile alle 21:10 su La7, per la conduzione di Andrea Purgatori.

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