La Natività del Caravaggio. Franco Di Carlo: “Io la tela l’ho vista e a parer mio è ancora in Sicilia”

Dopo le puntuali ricostruzioni rese note dalla Commissione parlamentare antimafia sul furto della Natività di Palermo, tornano a farsi sentire ipotesi alternative


Torna attuale la vicenda del furto della Natività, capolavoro dipinto dal Caravaggio. Il dipinto venne trafugato nel 1969 nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Poi se ne persero le tracce, chi pensava fosse stato distrutto, chi invece fosse finito in Svizzera per essere venduto sul mercato clandestino dell’arte
Ma c’è chi confuta questa tesi
Si tratta di Franco Di Carlo, l’ex boss di Altofonte, il quale contattato telefonicamente da Articolotre dichiara: 
Alla fine del 1980, quella tela l’ho vista con i miei occhi. A casa di un esponente del mandamento Partanna Mondello. San Lorenzo. L’esponente di quel mandamento mi mostrò quel dipinto di inestimabile valore, ma non ci feci caso più di tanto. Ero stato contattato per via delle mie conoscenze all’estero e dei miei interessi in Inghilterra. Mi venne chiesto se avessi potuto adoperarmi per piazzare la tela del Caravaggio presso qualche magnate amante dell’arte o attraverso aste. Ma dopo il 1981, anche a causa della guerra di mafia, non ne seppi più nulla, soprattutto perché tanti esponenti esponenti e vertici di Cosa Nostra caddero vittime di quella guerra di mafia. Ma posso confermare che la tela l’ho vista, era integra e a parer mio si trova ancora in Sicilia”. 
Ma le dichiarazioni di Gaetano Grado? 
Grado era un soldato, un uomo di Stefano Bontate. Probabilmente fa confusione con un’altra vicenda legata ad un’opera d’arte. Una statua che, quella sì, venne portata in Svizzera, a Ginevra, dopo essere stata periziata da un’esperta”. 
Diversa è la conclusione cui è pervenuta la Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi, a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Grado. I risultati cui è giunta la Commissione sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Palermo. 
Il furto sarebbe stato opera di due balordi, delinquenti comuni, una volta trafugato il quadro finì nelle mani di Cosa Nostra, prima in quelle di Stefano Bontate, infine a Gaetano Badalamenti. 
Fu proprio don Tano ad intuire l’immenso valore dell’opera “anche se non ne capiva il valore artistico” sottolinea Rosy Bindi. 
E fu proprio con il Caravaggio che la mafia comprese l’importanza dell’arte come strumento di pressione e di ricatto nei confronti dello Stato. 
Il furto della Natività resta una ferita aperta per la Chiesa e per la cultura in generale. 
Chiosa il sindaco Leoluca Orlando “Se anche un frammento di quel quadro rubato potrà essere restituito a Palermo sarà un successo” (fonte: ArticoloTre)