Ancora "Caravaggio Napoli". Le Sette opere del Pio Monte: un dettaglio che fa ridiscutere e una nota sulla mostra, di Sara Magister




Le seguenti note di Sara Magister, sulla mostra Caravaggio Napoli, si accompagnano alla riedizione in forma ampliata, su "About Art online" di un suo articolo pubblicato sul numero 185 de "Il Timone". In calce, una breve considerazione inedita su un importante dettaglio della tela.


Napoli, sabato pomeriggio, fine maggio 2019.

La grande assente – la tela del Pio Monte – aleggia sulle acque della mostra “Caravaggio Napoli”, e una certa sua lettura ne ha ispirato l’allestimento delle sale: un intrico di vicoli oscuri dove si aprono finestre – simili a quella del carcere da cui Cimone viene nutrito dalla figlia Pero –, che offrono nuovi interessanti spaccati visivi sui capolavori del Merisi, posti a dominio, uno o più, di ogni sala.
Tale allestimento senza dubbio valorizza i capolavori di Caravaggio come veri e propri catalizzatori di attenzione, innanzitutto da parte dei cosiddetti seguaci locali del Merisi, folgorati al punto da mutare essi stessi il loro linguaggio pittorico. Il che è il tema portante della mostra stessa.
Il buio in cui sono immerse esalta poi la luce folgorante delle tele del Merisi, rispondendo alla ricerca di continue suggestioni emozionali da parte del visitatore di oggi. Anche se l’artista le aveva concepite per una percezione meno oscura, perché in quelle chiese e palazzi ove un tempo le opere erano affisse entrava sì il buio dei fitti vicoli di Napoli, ma anche la luce brillante del sole, riflessa in qualche modo dal mare.
Chissà quante volte Caravaggio avrà rivolto gli occhi al mare, dalle finestre del palazzo Colonna a Chiaia!
Ma quelli che sono i tratti distintivi della città partenopea, il mare e la luce, scompaiono, agli occhi del pubblico che affolla le strette sale della mostra il sabato pomeriggio, letteralmente catalizzato dalle tele del Merisi e indotto a seguire un percorso onirico, dove i capolavori sembrano galleggiare in uno spazio dai confini quasi indefiniti.
Di grande utilità per gli addetti ai lavori è l’accostamento tematico tra maestro e i seguaci – tra cui spicca il genio di Battistello Caracciolo –, perché ne evidenzia in un solo colpo d’occhio i rimandi stilistici, e i frequenti richiami iconografici.
Ma agli occhi di un pubblico generico, indotto a rimanere sulla superficie del confronto visivo, chi perde in quest’improba gara sono proprio gli artisti caravaggeschi. Nessuno può mancare un qualche evento su Caravaggio, e così in quelle strette sale le altre tele rischiano di essere poco più di un appoggio (anche fisico), per meglio godere dei quadri superstar.
Si esce quindi con gli occhi abbagliati dalla luce penetrante del Merisi e dei suoi seguaci, ma con una domanda aperta sul senso profondo che quelle opere volevano davvero raccontare agli abitanti di una città, Napoli, che ieri come oggi è tragica, ma eroica al contempo, è buio e luce insieme, è dannazione, ma anche salvezza.


Post scriptum
L’uomo che indica un ricovero al pellegrino sulla sinistra è stato finora pressoché unanimemente identificato dalla critica come un “oste” (o "albergatore"). Ma la supposizione non regge, semplicemente perché, se tale fosse la sua identità, allora il suo non sarebbe più di un atto di misericordia, gratuito, ma … a pagamento (!). Il suo vestiario (e anche la cuffia, originariamente inserita) è in effetti paragonabile a quello indossato dall’oste nelle due versioni della Cena in Emmaus del Merisi, ma l’eliminazione successiva della cuffia, e la semplicità delle vesti, potrebbero in ogni caso identificarlo come un uomo generico, appartenente a una classe sociale medio-bassa. A questo punto l’atto di generosità in scena ne verrebbe ulteriormente valorizzato, perché compiuto da una persona che, nonostante i suoi pochi mezzi, li mette comunque a disposizione di chi ne ha bisogno. Tale figura rafforzerebbe quindi ancor di più il messaggio pastorale della tela, come peraltro rivolto non solo ai nobili appartenenti al Pio Monte, ma anche a quei più umili fedeli dei bassifondi di Napoli che affollavano una chiesa dove, stando ai documenti, si tenevano cinquanta messe al giorno!


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"Caravaggio Napoli", nuovi scritti sulla mostra a firma di Keith Christiansen, Gianni Papi, Maria Cristina Terzaghi e Rossella Vodret


Pubblicata oggi in un numero speciale di About Art online, una serie di articoli relativi alla mostra Caravaggio Napoli (Museo e Real Bosco di Capodimonte, fino al 14 luglio). 
I nuovi testi, di Keith Christiansen, Gianni Papi, Maria Cristina Terzaghi e Rossella Vodret, si aggiungono così a quelli già editi a firma di Viviana Farina, Riccardo Lattuada e Stefania Macioce.

Caravaggio a Napoli: un “filtro mentale” alla base di una rivoluzione artistica. Stefania Macioce sulla mostra di Capodimonte


Caravaggio effetto notte

Il buio esalta e accresce al massimo il senso della poetica e la qualità del lume caravaggesco, e l’allestimento (Handle s.r.l.) della mostra Caravaggio Napoli al Museo e Real Bosco di Capodimonte sembra evocare, senza retorica, l’Effetto notte di François Truffaut che, nel 1973, diresse La Nuit américaine.
Il titolo si riferiva ovviamente ad una tecnica cinematografica, nota appunto come effetto notte consistente nel rendere notturna una ripresa fatta in piena luce grazie all’inserimento di un filtro blu davanti all’ obiettivo. Un gioco di contrasti e di parole che suggerisce il rinvio al potente filtro mentale utilizzato da Caravaggio, il genio che inaugura una nuova visione della pittura. I suoi straordinari dipinti mettono in atto insuperabili ‘istantanee’, le sapienti e modernissime luci mettono a fuoco azioni in movimento sospese in attimi di assoluta eternità: la rivoluzione naturalistica che con lui si inaugura traduce una visione apparentemente istintiva e tale modernissima immediatezza viene recepita e prediletta con sorprendente partecipazione dal pubblico dei nostri giorni.
Presentata dunque attraverso un allestimento indubitabilmente efficace, la mostra Caravaggio Napoli curata da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, affronta l’incontro di Caravaggio con Napoli, la grande capitale meridionale da sempre crocevia di culture diverse ove l’eredità del mondo antico e di una affinata stagione medievale si intersecano con apporti spagnoli e orientali. La vitalità dell’antica città portuale ha da sempre generato quella che Longhi ebbe a definire con affinata competenza una “immersione entro una realtà quotidiana violenta e mimica, disperatamente popolare”.
Nell’arco di due soggiorni tra l’ottobre del 1606 e il giugno del 1607 e, poi, nell’autunno del 1609 per circa un anno fino alla morte avvenuta a Porto Ercole nel luglio del 1610, durante il viaggio di ritorno verso Roma, Caravaggio trascorre a Napoli un tempo considerevole, circa diciotto mesi. Si tratta di un periodo intenso che rappresenta l’inizio della piena e cruciale maturità dell’artista che, proprio a Napoli in fuga da Roma dopo il coinvolgimento nell’omicidio di Ranuccio Tomassoni, intensifica le modalità complesse della sua ricerca pittorica. Napoli sancisce infatti l’avvio di un percorso tormentato e la pittura del genio lombardo, ricercato e condannato al bando capitale dalla giustizia romana, è segnata da una nobile quanto acuta tragicità carica di tensione morale. L’incontro con la città partenopea si distingue per un intreccio di relazioni con il panorama artistico locale, catturato dall’intensa e naturale resa della realtà, tipica delle opere napoletane dell’artista che stabilisce così un forte legame tra con il territorio. L’impatto sulla Scuola pittorica napoletana e sulla formulazione della poetica naturalistica partenopea sarà incisivo e determinante. Artisti più giovani, come Battistello Caracciolo, e quelli già attivi a Napoli, come Fabrizio Santafede, non restano immuni dalla potente suggestione del realismo caravaggesco, una suggestione che investe con forza pittori della generazione successiva come Jusepe de Ribera o Massimo Stanzione [...]

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I giovedì di Caravaggio: Quesiti caravaggeschi a Napoli




Il Museo e Real Bosco di Capodimonte presenta I giovedì di Caravaggio: Quesiti caravaggeschi a Napoli: quattro appuntamenti interamente dedicati al pittore lombardo ed al suo legame con la città di Napoli con gli studiosi Stefano Causa, Loredana Gazzara, Saverio Ricci e Riccardo Lattuada
Negli stessi giovedì apertura straordinaria fino alle ore 22.30 (la biglietteria chiude alle ore 21.30) con accesso agevolato al Museo (1 euro) e alla mostra Caravaggio Napoli (8 euro)

L’incontro di Caravaggio con la città di Napoli, le relazioni che intrecciò con il panorama artistico locale, segnarono definitivamente il suo percorso. 
L’intensa resa della passione e dell’istinto nei dipinti napoletani identifica oggi, più che in altri momenti, l’immagine e la personalità dell’artista lombardo. 
Il legame di Caravaggio con il territorio ebbe un impatto incisivo sulla Scuola napoletana e nella costituzione della poetica del naturalismo partenopeo. 
Sia gli artisti più giovani, come Battistello Caracciolo, che quelli già attivi a Napoli, come Fabrizio Santafede, non poterono restare immuni al realismo caravaggesco e tentarono di adeguarsi alla novità, creando opere inconfondibilmente suggestionate dal Caravaggio. 
Un influsso che toccò anche in parte i colleghi della successiva generazione, tra cui Massimo Stanzione.

Sono dedicati a questo incontro unico nella storia dell’arte le lectures in programma nei quattro giovedì del mese di giugno 2019 nell’Auditorium del Museo di Capodimonte (piano terra), organizzate da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, curatori della mostra Caravaggio Napoli (fino al 14 luglio 2019), con la produzione della casa editrice Electa. 
Si comincia giovedì 6 giugno alle ore 18.00 con Stefano Causa che parlerà di Battistello Caracciolo protagonista del naturalismo napoletano.
Nei giovedì successivi si avvicenderanno Loredana Gazzara, Saverio Ricci e Riccardo Lattuada.

Ecco il calendario completo degli incontri: 
6 giugno: Stefano Causa, Battistello Caracciolo protagonista del naturalismo napoletano 
13 giugno: Loredana Gazzara, Il Pio Monte della Misericordia storia e protagonisti 
20 giugno: Saverio Ricci, Caravaggio e la cultura filosofica a Napoli nel primo Seicento 
27 giugno: Riccardo Lattuada, Il giovane Massimo Stanzione tra caravaggismo e nuovi linguaggi figurativi

Dalle ore 19.30 seguirà apertura straordinaria con accesso agevolato al Museo e Real Bosco di Capodimonte (biglietto: 1 euro) e alla mostra Caravaggio Napoli (biglietto: 8 euro).
Le biglietterie chiudono alle ore 21.30. Con il biglietto serale della mostra Caravaggio Napoli si potrà gustare a soli 3 euro il cocktail “Rosso Caravaggio” creato per l’occasione dal Capodimonte Cafè (fonte: Museo e real Bosco di Capodimonte).