LE DUE CONVERSIONI DI SAULO DEL CARAVAGGIO (di Gerardo Pecci)

Eterodossia e ortodossia a confronto? Riflessioni per una lettura critica 

In una sua lettura critica delle due versioni della “Conversione di San Paolo”, Maurizio Fagiolo affermò che la prima, quella che si trova nella collezione Odescalchi, fu rifiutata perché «i testi sacri non parlano di apparizione ma soltanto di una luce accecante, mentre Caravaggio ci dà l’intervento di un Dio in carne ed ossa. E’ invece ortodossa l’iconografia della versione definitiva». La seconda versione è quella che tuttora è visibile nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, la prima fu rifiutata. Successivamente, Maurizio Calvesi, intervenendo in merito, affermò che in realtà entrambi le versioni dell’episodio sacro raffigurato dal grande Maestro lombardo erano già compresenti nell’iconografia della “Conversione di Saulo”. A sostegno di ciò il Calvesi cita un passo del “De Pictura” del Card. Federico Borromeo (1594-1631), cugino di San Carlo Borromeo, in cui testualmente si legge che « è credibile e comunemente ammesso che San Paolo abbia veduto la figura del Salvatore allorquando fu da lui rimproverato»..... LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU INFORMARTE.IT

La Natività di Caravaggio è stata veramente distrutta?


Riportiamo l'articolo di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti estratto dal giornale "LA REPUBBLICA" del 10 dicembre 2009 ed un commento all'ipotesi della distruzione del quadro di Ludovico Gippetto di EXTROART - Fondazione Wanted Palermo, un'organizzazione da anni specializzata nella ricerca e il recupero di opere d'arte trafugate:

"Rosicchiata dai topi e poi bruciata": E' l'affermazione del pentito Gaspare Spatuzza sulla fine del quadro della Natività di Caravaggio. (di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti)
Sarebbe finita in pasto ai porci e rosicchiata dai topi in una stalla di Santa Maria di Gesù. Alla fine, per disfarsi di quella tela così ingombrante, avrebbero deciso di bruciarla. La "Natività" del Caravaggio, la preziosissima tela rubata la notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969 dall´Oratorio di San Lorenzo a Palermo, avrebbe fatto una brutta fine. Almeno così ha raccontato a luglio scorso Gaspare Spatuzza ai pm di Palermo: «Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà i quali l´avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali e perciò venne bruciata».   Spatuzza non sa altro ma le sue dichiarazioni bastano a fare un altro passo avanti in uno dei misteri di mafia che, negli ultimi 40 anni, è stato solo sfiorato ma mai chiarito da diversi collaboratori di giustizia. Quel che è certo è che quella tela fu rubata su precise disposizioni dei vertici di Cosa nostra. Per farne cosa esattamente non si sa. Non protetto da alcun sistema di allarme, la Natività finì in un furgoncino e fu portata nella fabbrica del ghiaccio dei Vernengo. Così almeno hanno raccontato negli ultimi anni alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito ai carabinieri del Nucleo patrimonio artistico di ricostruire i movimenti di quel quadro che sarebbe passato dalle mani di Pietro Vernengo a Gerlando Alberti, da Rosario Riccobono a Michele Greco, a Pippo Calò. Secondo alcuni di loro il quadro sarebbe stato esposto più volte durante importanti summit di mafia come segno del prestigio e del potere della cosca che ospitava il vertice.   «È stato trasferito da una «famiglia» di mafia all´altra quasi fosse un vessillo simbolo di forza», aveva spiegato il generale Roberto Conforti, comandante del Nucleo patrimonio artistico. Almeno una decina i pentiti che hanno parlato del Caravaggio rubato, da Giovanni Brusca a Salvatore Cancemi che hanno indicato anche una serie di possibili nascondigli, certi che il quadro fosse rimasto intatto. Ma le ricerche dei carabinieri del Nucleo patrimonio artistico in ville e appartamenti non hanno mai dato alcun esito. Solo Francesco Marino Mannoia aveva detto a Giovanni Falcone che la tela era stata distrutta. Ora le dichiarazioni di Spatuzza confermano questa tesi.

Il commento di Ludovico Gippetto della Fondazione Wanted Palermo:
Sulla "Natività tra i SS. Lorenzo, Francesco e Giacomo" si è tanto parlato, in tutti i sensi. Ovviamente la nostra speranza di ritrovarla, e trovarla integra non viene mai abbandonata. Alcune ipotesi basate su informazioni e ricerche che ho personalmente ottenute da chi ha visto la tela, e da chi ha persino collaborato all'ultimo restauro fatto, prima del tragico furto; ricordano che la tela non poteva essere arrotolata poichè divenuta rigida a seguito di alcuni consolidanti utilizzati per effettuare il restauro nel rifoderare la tela, rendendola così rigida come un cartone. Quindi, secondo alcuni, andata distrutta immediatamente durante il furto, poichè maldestramente avvolta, non con la pellicola pittorica all'estreno (così come gli esperti usano fare) che avrebbe dato qualche possibilità di rimanere integra.    Ma è pur vero che altre informazioni (che preferisco rincorrere), dicono che la tela è ancora integra anche se non in perfette condizioni.   Per quanto riguarda la dichiarazione di Spatuzza potrebbe essere un'altra ipotesi ancora, ma anche questa viene smentita da una contraddizione, l'episodio in questione era stato già trattato dal pentito Mannoia (processo Andreotti) ma secondo i Carabinieri si fa riferimento ad un'altra tela, un'opera di Vincenzo da Pavia, che subì la stessa sorte della "Natività" trafugata sempre a Palermo e subito dopo si pensa sia stata bruciata, quindi non essendo degli esperti d'arte hanno fatto confusione con il soggetto della "Natività" (dichiarazione resa in un convegno a cui ero presente). Ma anche qui il giallo si infittisce, perchè sappiamo benissimo che Vincenzo da Pavia realizzò solo opere su tavola e mai su tela, conferma che Vittorio Sgarbi mi diede subito dopo.   Quindi come si potrà intuire, la storia del furto di questo quadro potyrebbe essere scritta dalla penna di Pirandello: "uno nessuno e centomila" ...ipotesi!!

Catania. Al Museo Civico di Castello Ursino l’unica copia esistente della Natività di Caraggio

Castello Ursino punto e a capo. E’ stata inaugurata stamani al Castello Ursino la mostra dedicata alla Collezione Finocchiaro che, fino al 21 marzo prossimo, vede riuniti per la prima volta in un’unica esposizione una cinquantina di dipinti appartenuti al giureconsulto catanese Giovan Battista Finocchiaro e da lui assegnati con lascito testamentario alla città di Catania nel 1826.


Fra le curiosità in mostra anche l’unica copia esistente del quadro di Caravaggio rubato 40 anni fa a Palermo dalla mafia: ovvero quella “Natività fra i Santi Lorenzo e Francesco” realizzata da un pittore contemporaneo di Michelandelo Merisi, Paolo Geraci. Dell’originale “Natività”, com’è noto, non si sa nulla dal 1969 anche se recentissime rivelazioni del pentito Spatuzza la danno per distrutta dai topi....  LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU "OSSERVATORIO SICILIA"
 

“Ve lo prestiamo, ma solo se ce lo restituite”. Battaglia Napoli-Roma attorno a Caravaggio


Un prestito con ricevuta di ritorno. É la formula che probabilmente vorrebbe usare Nicola Spinosa, curatore della mostra napoletana - fresca di inaugurazione - Ritorno al barocco, dopo che La flagellazione di Cristo di Caravaggio, opera principale della mostra, è stata richiesta per l'esposizione di Roma celebrativa dei 400 anni della morte del pittore lombardo, a cura di Rossella Vodret e Francesco Buranelli.


Dal 18 febbraio al 13 giugno 2010, alle Scuderie del Quirinale, saranno esposti solo i dipinti concordemente considerati autografi. Il massiccio Cristo fustigato alla colonna da tre torturatori sarà a Roma in prestito da aprile a maggio come esemplare del momento napoletano del pittore. Un prestito però a buon rendere?  LEGGI IL RESTO DELL'ARTICOLO SU EXIBART.COM

Roma, Musei Capitolini: Inizia il restauro "aperto" del S.GIOVANNI BATTISTA di Caravaggio


A Nicola Salini il compito di riportare alla luce i colori di circa 400 anni fa. Il quadro abbelliva lo studio del sindaco. Solo nel 1957 venne "riscoperto".

Due o tre settimane di lavoro basteranno al restauratore Nicola Salini per riportare alla luce i colori originali stesi oltre 400 anni fa sulla tela dal Caravaggio per rappresentare "un insolito e laico" San Giovanni Battista. L'intervento, fortemente voluto dal sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma Umberto Broccoli, si svolge nella Sala di Santa Petronilla della Pinacoteca Capitolina, dove il quadro si trova abitualmente, in un piccolo cantiere allestito per l'occasione. Ed è bello vedere il tecnico al lavoro mentre i visitatori incuriositi si accostano ad osservare; qualcuno fa domande, Salini risponde brevemente e poi torna alla sua arte. Ieri l'intero panneggio, che si trova sul lato sinistro del Santo, era stato trattato e con i colori brillava la magica luce che solo l'artista lombardo è riuscito ad imprimere nelle sue rappresentazioni...  LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU "IL TEMPO"

Napoli, 19 dicembre: Caravaggio: La misericordia dipinta


L'Istituto di Didattica della Comunicazione, Vincenzo De Luca e il Pio Monte della Misericordia presentano: 
CARAVAGGIO - LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA
  • Presentazione del cortometraggio: LA MISERICORDIA DIPINTA - Lettera sulle Sette Opere di Caravaggio assassino - con Ugo Pagliai
  • Conversazione sul restauro delle Sette Opere di Misericordia - con il maestro restauratore Bruno Arciprete e la partecipazione di Gigi Savoia
Interventi di:  Ugo Pagliai, Eugenio Bennato, Gigi Savoia, Pasquale Renza
Musiche: Eugenio Bennato - Ideazione e soggetto: Vincenzo De Luca - Sceneggiatura: Vincenzo de Luca e Pasquale Renza - Riprese in HD: Luigi Martucci e Stefano Renza - Editing audio: Claudio Renza - Montaggio: Gabriele Marino - Regia: Pasquale Renza

Promosso da Associazione Onlus PAOLINO AVELLA - In collaborazione con GUARIGLIA ADVERTISING - Pio Monte delle Opere di Misericordia  -   Istituto di Didattica della Comunicazione Multimediale

RAGGIUNTI E SUPERATI I 400 MEMBRI DEL NOSTRO GRUPPO FACEBOOK!


Ci eravamo posti l'obiettivo di raggiungere i 400 membri del nostro gruppo FaceBook per l'inizio del 2010 e festeggiare così con una "coincidenza numerica" i 400 anni della ricorrenza, ma questo numero è stato già superato e quindi vogliamo ringraziare sinceramente tutti coloro che stanno partecipando alla nostra iniziativa incitando tutti ad una sempre maggiore e continua diffusione e partecipazione!

Ci sta balenando l'idea di organizzare un incontro a Roma di tutti i membri del gruppo e chiunque altro vorrà partecipare probabilmente nel periodo in cui ci sarà la mostra monografica alle Scuderie del Quirinale

Una giornata interamente dedicata al Merisi. La cosa è complessa da organizzare per un gruppo come il nostro, totalmente autofinanziato e nato per "germinazione spontanea" da  appassionati senza "sponsor" ufficiali o Istituzionali.  Ma cominciamo lo stesso a lavorarci sopra... sono ben accettati commenti, idee e segnalazioni.

Grazie ancora a tutti. Continuiamo così, facendo nostro il motto del Caravaggio e dei suoi compagni di avventura:  ...nec spe, nec metu... (...senza speranza, senza paura...)

Nicoletta Retico e Massimo D'Alessandro (Fondatori del Progetto Culturale CARAVAGGIO400)

Una poltrona per due: il caso del "San Francesco in meditazione sul teschio" di Caravaggio (di Fabio Scaletti)

Pubblichiamo volentieri un articolo di Fabio Scaletti, appassionato studioso della materia, sul confronto tra i due "San Francesco  in meditazione sul teschio" di Caravaggio.


Uno dei problemi caravaggeschi più scottanti, anche per le implicazioni economiche e di prestigio che ne derivano, è quello dei “doppi”, cioè quadri tra loro pressoché identici di cui però uno è l’originale e l’altro (o gli altri) è replica (se di mano dell’autore stesso) o copia (se prodotto da altri: seguaci, imitatori, ecc.). Oltre ai dilemmi del Ragazzo morso da un ramarro (1594), risolto con l’autografia sia dell’esemplare della National Gallery di Londra che di quello della Fondazione Longhi di Firenze (allo stato unico caso conclamato di duplice autenticità), e del San Giovannino (1602), chiarito con l’attribuzione al grande artista della tela della Pinacoteca Capitolina, di cui quella della Galleria Doria Pamphilj è prevalentemente reputata copia, il caso di “doppio” da più lungo tempo dibattuto negli studi su Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610) è forse quello del San Francesco in meditazione sulla morte (1606, ma sulla datazione non c’è accordo), tanto che tuttora la critica è divisa tra i due esemplari della chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, in provincia di Roma (oggi in deposito alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma – olio su tela, cm 128,2 x 97,4 – figura 1), e di Santa Maria della Concezione, chiesa dei Cappuccini situata nel cuore dell’Urbe, in via Veneto (olio su tela, cm 130 x 98 – figura 2). Lo stesso scrivente, che pure propende per l’autografia del quadro di Carpineto Romano (cfr. 2008, scheda n. 54), già durante una piccola esposizione tenutasi nella primavera del 2006 al Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano aveva potuto “lustrarsi gli occhi” con la bellezza del dipinto della Concezione, arrivando a dire che esso “ha una qualità elevatissima di esecuzione, tanto che non sarebbe così assurdo riferirvisi come a una replica parzialmente autografa” (ibidem). Ebbene, una mostra al varesino castello di Masnago (novembre 2009 – gennaio 2010) ha fornito la ghiotta occasione per ammirare l’uno di fronte all’altro i due contendenti (entrambi di proprietà dello Stato Italiano – Fondo Edifici di Culto), comparando le reciproche sembianze in un solo sguardo...... LEGGI TUTTO L'ARTICOLO


Quattro Università a caccia dei resti di Michelangelo Merisi da Caravaggio (fonte: gialli.it)


Hanno seguito una pista che li ha portati al cimitero comunale di Porto Ercole in Via del Camerone. E’ bastato aprire una botola sul pavimento della piccola chiesa del cimitero. Scendere con una scala nella cripta che conserva ossa di persone decedute nei primi anni del 1600. E cercare di dare una risposta ad uno dei casi irrisolti più celebri della storia.  Fra quelle ossa potrebbero esserci i resti di Michelangelo Merisi da Caravaggio, il pittore che dopo una vita rocambolesca caratterizzata da liti, accoltellamenti, fughe, morì in circostanze misteriose. Pochissimi, anonimi sconosciuti, videro il suo cadavere.  La pista che ha condotto a questa esplorazione ha avuto varie tappe: il pittore morto nell’ospedale di Santa Maria Ausiliatrice (come testimonia il documento rinvenuto nel 2001), sarebbe stato poi seppellito nel cimitero di San Sebastiano. Nel 1956, durante lavori di ristrutturazione urbanistica, il corpo sarebbe stato trovato dal parroco e traslato, si pensava, nella Chiesa di Sant’Erasmo, ma le recenti ricerche hanno portato gli studiosi ad ipotizzare che i resti del famoso pittore siano stati “abbandonati” in un ossario comune del nuovo cimitero comunale, e precisamente nella piccola cripta sotto la chiesa del cimitero.  L’operazione “Caravaggio Cold Case” è diretta dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione di Beni Storici, Culturali e Ambientali, presieduta da Silvano Vinceti. A coadiuvarlo ci sono studiosi di ben 4 Università italiane: Bologna, Lecce, Ravenna e Pisa coordinati dal Comitato scientifico presieduto dal professor Giorgio Gruppioni, ordinario di Antropologia all’Università di Bologna.  Dopo una prima selezione delle ossa rinvenute, i campioni saranno analizzati al carbonio 14 che permetterà di datarli. Una comparazione poi con il DNA dei discendenti di Caravaggio consentirà di stabilire se effettivamente i resti possono essere attribuiti al celebre pittore.


LEGNANO: il CAFFE' GALLERIA si trasforma in una mini-pinacoteca di Caravaggio


Originale e artistica proposta in questi giorni del Caffè Galleria in collaborazione con Antonio Spirito, artista canegratese diplomato alla scuola d’arte del Castello di Milano e, da sempre, cultore della pittura di Caravaggio.  Giuseppe Cagnetta, titolare del noto ritrovo pubblico, ha deciso di trasformare in una piccola pinacoteca la sala principale del locale sotto la Galleria Ina e, proprio in questo epriodo, la clientela ha gradito l'idea come un anticipato regalo natalizio.  "Ho pensato di fare cosa gradita ai miei clienti - ci dice un entusista padrone di casa - offrendo loro la possibilità di ammirare l’arte quando entrano nel mio bar per una pausa rilassante davanti a un caffè o a un aperitivo. Dopo qualche giorno di esposizione, devo dire che i primi commenti sono senz'altro positivi e mi confermano la validità dell'idea"..... LEGGI TUTTO SU LEGNANO.NEWS

Latina, 12 dicembre, Presentazione del libro: 'CARAVAGGIO, LA STRAGE NEL SILENZIO'

'Caravaggio. La strage nel silenzio' e' il libro di Antonio Nola ed edito dalle Edizioni Sabine che sara' presentato sabato 12 dicembre alle ore 18,00 presso il Castello Caetani, Fondi (LT), dalla professoressa Gallo, docente di Storia dell'Arte dell'Accademia di belle Arti di Napoli e Virginio Palazzo, Consigliere dell'Associazione Giuseppe De Santis. Ospite d'onore della serata l'attrice Silvana Pampanini.  Antonio Nola si propone in questa sua opera prima come creatore di un'intricata vicenda fatta di crimini efferati, grande mistero e un amore viscerale e morboso per l'arte. Una serie di delitti viene compiuta nel corso degli anni da un assassino che indisturbato si aggira per l'Europa, rendendo le scene del delitto piu' inquietanti di quanto la morte da sola non faccia.  Le vittime si presentano infatti abbigliate e posizionate in maniera tale da rappresentare fedelmente i quadri del grande pittore Caravaggio. Tutto e' frutto di un'accurata scelta: dai modelli sacrificati alla luce che illumina i volti senza vita. Un cupo percorso che portera' l'assassino a fare anche della sua stessa esistenza un tributo al pittore, conducendola in maniera tale da imitarne le tappe fino alla morte. Un libro di grande suspence che abbina una puntuale conoscenza dell'arte ad un'accurata ricostruzione psicologica delle turbe piu' oscure dell'animo umano.  (fonte: http://www.liberonews.it/)

Roma, Pinacoteca Capitolina, al via il restauro "aperto" del S.GIOVANNI BATTISTA di Caravaggio

"Nella Sala di Santa Petronilla della Pinacoteca Capitolina è iniziato il restauro del San Giovanni Battista di Caravaggio, una delle due tele dell'artista conservate nelle raccolte del Campidoglio (l'altra è la celebre Buona Ventura). Il restauro si svolge in un apposito cantiere visibile al pubblico, che potrà così seguire "in diretta" tutte le fasi dell'intervento". Lo rendono noto dal Campidoglio.  (fonte: http://www.omniroma.it/)
Il restauro è a cura di Nicola Salini (www.nicolasalini.com)

12 dicembre: A Napoli apre la mostra "RITORNO AL BAROCCO, da Caravaggio a Vanvitelli


É una rassegna che intende raccontare il barocco come passione per la vita, il barocco come passione per l´arte. É un evento che coinvolge Napoli e il territorio circostante attraverso un ricco programma di mostre presentate in sei musei cittadini e varie altre iniziative che includono arte e architettura, musica e teatro.

Ritorno al barocco documenta, rispetto alle tre mostre organizzate dalla Soprintendenza tra il 1979 e il 1984 (Civiltà del Settecento a Napoli, con sedi a Napoli, Chicago e Detroit; Painting in Naples from Caravaggio to Luca Giordano, con sedi a Londra, Washington, Parigi e Torino; Civiltá del Seicento a Napoli, con sede a Napoli), i progressi degli studi di questi ultimi trent´anni (1979- 2009) su aspetti, momenti e ′generi′ che caratterizzarono la cultura artistica Napoli dall´arrivo del Caravaggio (1606) alla presenza in cittá di Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga (1750), seguita dalla partenza di Carlo di Borbone per la Spagna (1759).

Siracusa, 19 dicembre, ore 21: “Note per Lucia, la Musica, il Caravaggio, la Spiritualità”.

Introduzione teologica e sinfonia sacra: “Note per Lucia, la Musica, il Caravaggio, la Spiritualità” - Rassegna di musica sacra al Sepolcro

Siracusa - Il 19 di Dicembre alle 21, nella Basilica di Santa Lucia al Sepolcro di Siracusa si terrà la terza edizione del concerto: “Note per Lucia, la Musica, il Caravaggio, la Spiritualità”. Il concerto di musica sacra sarà interpretato da Anna Pasetti che si esibirà all’arpa e dalla voce di Laura Vasta. L'introduzione teologica sarà curata da Don Nisi Candido, direttore Istituto Superiore di Scienze Religiose, San Metodio di Siracusa. L’organizzazione è stata diretta dall’associazione culturale Kairos in collaborazione con ISSR San Metodio,la Pontificia Commissione Archeologia Sacra, l'Associazione culturale l’Isola del Dialogo, la deputazione della Cappella di Santa Lucia, la Regione Siciliana, l'Assessorato Turismo Comunicazioni e Trasporti del Comune di Siracusa, l'assessorato Beni e Politiche Culturali e dal consorzio Siracusa ValdiNoto.

di Eleonora Zuppardi

dal 5 dicembre al Staatsballet Berlin: "CARAVAGGIO": Contemporary ballet by Mauro Bigonzetti



Riprende dal 2 dicembre lo spettacolo di balletto "Caravaggio" di Mauro Bigonzetti con musiche di Claudio Monteverdi nell'adattamento di Bruno Moretti.


Tutte le informazioni sullo spettacolo e sugli orari di programmazione a questo link

Giovedi' 3 dicembre: Proiezione del film tratto dallo spettacolo "VOLUPTAS DOLENDI, I GESTI DEL CARAVAGGIO"



Giovedì 3 dicembre alle ore 21:15 a Palermo presso l'Oratorio di San Lorenzo, dove Caravaggio dipinse nel 1609 la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco (trafugato nel 1969) verrà proiettato il film tratto dallo spettacolo "Voluptas dolendi I gesti del Caravaggio" realizzato dalla Fondazione Marco Fodella di Milano per la regia di Francesco Vitali.  La manifestazione è organizzata dalla Fondazione Marco Fodella in collaborazione con l'Associazione Amici dei Musei Siciliani e l'Associazione per la Musica Antica Antonio Il Verso.  Il film ripropone lo spettacolo creato e interpretato dalla danzatrice e attrice Deda Cristina Colonna e dall'arpista Mara Galassi prendendo spunto dalla intensa drammaticità espressa nelle composizioni pittoriche di Michelangelo Merisi e dalla musica di alcuni tra gli autori più rappresentativi del periodo barocco come Francesco da Milano, Laurencinus Romanus, Girolamo Frescobaldi, Ascanio Mayone, Giovanni Girolamo Kapsperger, Rinaldo dell'Arpa e Giovanni Maria Trabaci.


Informazioni e approfondimenti ai seguenti link:

Roma, 4 dicembre: Presentazione del libro su Caravaggio "LO STUPORE DELL'ARTE", di Rodolfo Papa (Arsenale Editore)


Il 4 dicembre alle ore 18.00, a Roma, presso la Libreria Mondadori di Fontana di Trevi (Via di San Vincenzo, 10) verrà presentato il libro su Caravaggio "LO STUPORE DELL'ARTE" del Prof. Rodolfo Papa (Arsenale Editore). Il libro in 220 cartelle mette in evidenza, attraverso uno studio analitico di tutti i dipinti realizzati da Caravaggio nel corso della sua vita, il significato della sua arte e l’originalità della sua visione pittorica. Il testo propone una rilettura delle opere, attraverso l’analisi iconologico-contestuale, approdando ad una interessantissima serie di nuove scoperte maturate dall’autore, nel corso degli ultimi anni, come per esempio, la individuazione dell’identità dei soggetti di tele problematiche, che tanto hanno fatto discutere gli specialisti: l’enigmatico e sorridente san Giovannino della Pinacoteca Capitolina di Roma, si svela come un Isacco salvato o l’identità del san Giovanni Battista della Galleria Borghese, coma la rappresentazione della figura mitologica di Frisso.

Nel testo viene anche condotta la rilettura di capolavori come il ciclo pittorico su san Matteo della Cappella Contarelli, la Deposizione Vaticana, la Morte della Vergine del Louvre, la Madonna dei pellegrini della chiesa di sant’Agostino a Roma, dell’Annunciazione di Nancy, per citarne solo alcuni tra gli innumerevoli capolavori caravaggeschi, con approdi interpretativi nuovi ed entusiasmanti.... LEGGI TUTTE LE INFORMAZIONI SUL LIBRO E SULL'AUTORE DAL SITO DI ARSENALE EDITORE

NEL SEGNO DI CARAVAGGIO

21 dicembre: IL LINK ALLA PUNTATA DI TV7 (RAIUNO) CON IL SERVIZIO SULLA RICERCA DELLE SPOGLIE DI CARAVAGGIO A PORTO ERCOLE. 


NEL SEGNO DI CARAVAGGIO: commenti e impressioni sulla ricerca dei resti mortali di Caravaggio (di Nicoletta Retico)

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Non credo ci sia al momento artista più ammirato e analizzato, più leggendario e misterioso di Michelangelo Merisi da Caravaggio. E pensare che in fondo, di quattro secoli di storia dell’arte intercorsi tra lui e noi, è solo da uno che è stato “scoperto”, dato che l’attenzione e gli studi su di lui sono iniziati solo nei primi decenni del ‘900.   E’ Caravaggio l’artista più mediatico o mass-mediale, per dirla in termini attuali, nel senso che i media sono ormai da tempo scatenati alla ricerca dei frammenti dell’affascinante e intricato mosaico della sua esistenza, sempre meno attenti alla sua arte.

E quando di mezzo ci sono sesso e ambiguità, soldi ed eccessi, omicidi e risse, inseguimenti e minacce, evasioni impossibili e fughe ricorrenti, protettori potenti e persecutori temibili, fede ed eresia, chiesa secolare e ragion di stato, inquisizione e corruzione, esoterismo e sette, segreti e misteri, criminali e cavalieri, processi e condanne, vendetta e giustizia, indulti e leggi ad hoc ed ora persino trafugamenti ad opera della mafia e confessioni di pentiti, ecco che il personaggio diventa assolutamente contemporaneo e come tale viene trattato relativamente alle sue vicende: alla stregua di un caso di cronaca nera, le cui indagini sono parallele e in alcuni punti fin troppo simili a quelle di tanti nostri protagonisti di vicende politiche e giudiziarie, che ogni giorno riempiono pagine di quotidiani e riviste, programmi tv, salotti e tribunali. 


E allora via a “Caravaggio - Cold Case”: caso irrisolto ma che ancora si deve provare a risolvere. “Caravaggio - X-File”: un uomo scomparso misteriosamente nel nulla! “Caravaggio – Chi l’ha visto”: alla ricerca di testimoni che ne diano notizia. “Caravaggio - Enigma”: fu forse omicidio di stato? “Caravaggio - Doctor House”: per scoprire da quale di tre terribili malattie fu consumato. “Caravaggio - Angeli e Demoni”: vittima di un intricato piano ordito dal Vaticano? “Caravaggio – Blu notte”: ricostruzione degli ultimi giorni, fino a quando fu giustiziato da sicari inviati da un boss maltese anziché siciliano. “Caravaggio - C.S.I.”: sulla scia del mistero del suo seppellimento, alla ricerca delle sue ossa per analizzarne il d.n.a. e scoprire la causa mortis. “Caravaggio - “Porta a Porta”: come fare di lui l’uomo nero, processarlo in diretta e sviare l’attenzione dalla sua arte.

Facendo leva sulla leggenda nera, ecco che Caravaggio il rivoluzionario dell’arte diventa invece l’artista maledetto, e un turbine di studiosi, giornalisti e persino forze dell’ordine si scatenano alla caccia di antichi referti medici, atti di morte, cripte, ossa, abiti crociati, documenti, inventari, testamenti e quadri.



Noi di Caravaggio400 non possiamo restare a guardare. La nostra mission (per niente impossible) è promuovere la sua arte, per questo l’accento sulle sue opere, gli studi fin qui condotti, la storiografia e la critica, le conferenze, i restauri, le pubblicazioni, le mostre e gli eventi a lui correlati sono ogni giorno curati e messi in evidenza, proprio per non smarrire il senso della sua arte, che desta grande meraviglia e davanti alla quale non bisogna perdere la capacità di stupirsi e restare incantati. Non vogliamo che la sua importanza come pittore passi in secondo piano per gli episodi biografici.

Oggi, purtroppo, siamo abituati a farci influenzare più dal noir e dal giallo che ruotano intorno a Caravaggio, mentre dovremmo soffermarci sulle emozioni trasmesse da tutte le intense cromie, i contrasti di luce/ombra, i significati reconditi e le pose ardite dei soggetti nelle sue tele. Sono loro che, dopo quattro secoli, continuano a raccontarci una storia, la vera storia di un grande artista che bruciò di passione per la pittura e coltivò il suo talento ardentemente, inseguendo un sogno, quello di esplicitare il proprio genio ed entrare nella leggenda. Inseguito ogni giorno dallo spettro della propria morte, la esorcizzò sulla tela e visse dipingendo per travalicare il tempo e divenire immortale.

E poi, semplicemente, fu a Porto Ercole che Caravaggio, come tutte le leggende e i miti, andò incontro al proprio destino e morì.

Per non sottrarmi sdegnosamente alla sua storia personale, dopo aver letto più di una sua biografia, anch’io due mesi fa sono andata a Porto Ercole e lì ho scritto qualche pagina di diario, un divertissement che pubblico qui ed ora semplicemente per schiudere anche le pagine del nostro blog alle riflessioni e non certo per una caccia al corpo, invitando chi segue appassionatamente Caravaggio a dire la propria, correggere eventuali imprecisioni riportate di biografia in biografia, aggiungere un commento.

Porto Ercole, 4 ottobre 2009

La notizia del possibile ritrovamento della tomba di Caravaggio a Porto Ercole mette in moto la mia curiosità e mi spinge a compiere un piccolo viaggio. In fondo non conosco molto la zona dell’Argentario e quale occasione più stimolante che ripercorrere quello che potrebbe essere stato l’ultimo tragitto di Caravaggio? Non per fare chissà quali scoperte, quanto piuttosto per lasciar emergere le mie domande lungo il cammino, inseguendo un pensiero più che un indizio.

Alla luce del documento che fa risalire la morte del Merisi (per malattia) a Porto Ercole il 18 luglio 1610, fugando gli ultimi dubbi su data e luogo, il primo interrogativo è: che ci faceva lì il pittore più braccato del momento? Biografi suoi contemporanei concordano nel fatto che egli s’imbarcò su una feluca a Napoli all’inizio di luglio 1610 con alcuni dei suoi ultimi dipinti, destinati al cardinale Scipione Borghese che stava intercedendo presso il papa per il suo perdono; partì sperando di poter rientrare presto a Roma, per tornare ad essere il pittore più celebre e remunerato dell’Urbe. Non essendogli ancora pervenuta alcuna garanzia di grazia, timoroso di essere arrestato o, peggio, raggiunto dai sicari maltesi che ancora aveva alle calcagna, Caravaggio invece che al porto di Roma sbarcò prudentemente a Palo (vicino Ladispoli), o forse fu fatto sbarcare a forza. Lì fu subito messo agli arresti nella fortezza situata sul mare, pare per errore, e rilasciato dopo almeno due giorni e solo dopo il pagamento di un’ingente somma. A quel punto poteva dirigersi verso Roma, in fondo alcune fonti riportano che aveva con sé un salvacondotto che gli aveva dato il cardinale Ferdinando Gonzaga partendo da Napoli, magari poteva intanto mettersi al riparo presso committenti e protettori (ne aveva sia tra nobili che ecclesiastici) e aspettare che la situazione volgesse finalmente a suo favore. Invece quel pittore scelleratissimo che fece? Prese la via opposta e s’incamminò da solo o al più con un servitore, sotto il sole cocente di luglio, probabilmente senza quasi più averi né armi.

Torno alla domanda iniziale: perché andare a Porto Ercole? Se la feluca su cui erano imbarcate le sue robbe e i dipinti non lo aveva aspettato e aveva proseguito la navigazione, raggiungerla per recuperarli era la sua priorità. Senza quelli il rientro a Roma sarebbe avvenuto più in sordina, perché senza sfoggi della sua arte ultima, né doni da offrire al papa o a chi aveva operato per il suo ritorno. Forse sapeva o pensava che l’imbarcazione avrebbe proseguito la navigazione, magari fino a Genova, e dunque avrebbe sostato in altri porti per scaricare merci e imbarcare viveri, oppure se ne poteva essere tornata a Napoli. Qualunque fosse la direzione, doveva cercare di imbarcarsi in un porto sicuro e ben frequentato dalle imbarcazioni. Civitavecchia (che tra l’altro viene inizialmente menzionata dal biografo contemporaneo Mancini, ma poi corretta in Porto Ercole) era vicinissima, ma forse proprio per questo troppo pericolosa. Porto Ercole dovette sembrargli più sicura, anche per il fatto di essere notoriamente presidio spagnolo e dunque fuori delle giurisdizioni romana e maltese. Così iniziò il cammino (le biografie coeve lo raccontano a piedi), che immagino fosse avvenuto vicino la costa, ma non troppo: quel tanto che gli bastava per scorgere il mare alla ricerca della feluca, se questa aveva proseguito a nord, ma sufficientemente vicino alla boscaglia per tenersi al riparo da brutti incontri e dal sole a picco di luglio.

Impensabile immaginare Caravaggio arrancare sulla sabbia per un centinaio di chilometri, come qualche biografia suggerisce, in condizioni così avverse e imprudenti. Tra la linea di costa e la via Aurelia avrà superato il castello di Santa Severa, poi Santa Marinella, Civitavecchia, Tarquinia, Gravisca e Vulci, per giungere attraverso la maremma grossetana fino ad Ansedonia e da lì imboccare l’antica via che attraversa il tombolo della Feniglia. E se, come me, percorrete a piedi questo tragitto guidati da un archeologo che conosce la zona, raccoglierete elementi e testimonianze che solo un esperto cercatore di tracce riesce a scorgere: di questo originario percorso rimangono indizi ancor oggi, visibili nel piano ribassato del calpestio che attraversa l’area protetta del parco.

Insomma, in questo antico tratto, tra pini e cespugli di macchia mediterranea, l’ombra e il riparo dagli sguardi per Caravaggio erano garantiti. Forse non altrettanto la difesa dalle temibili zanzare locali (che ancor oggi affliggono visitatori e abitanti dell’Argentario!), considerato che la zona era una grande palude non ancora bonificata. E qui Michelangelo, tra viaggio e soste, passò alcuni giorni, debilitato magari dai morsi della fame o più probabilmente da quelli degli insetti. Forse contrasse la malaria, o una febbre tifoide e si ammalò gravemente. E’ possibile che qualche viandante lo trovasse a terra esanime e lo trasportasse al più vicino ricovero, il nosocomio di S. Maria Ausiliatrice, dove venne assistito probabilmente dalla confraternita di S. Sebastiano di Porto Ercole che si occupava di soccorrere i pellegrini. A meno che lui al porto non ci fosse giunto da sé, sperando di trovarvi la “sua” feluca o magari per tentare di imbarcarsi su una delle tante galee nel tentativo di raggiungerla; ma vi arrivò in condizioni terribili e fu comunque ricoverato, per poi morire dopo pochi giorni. Non doveva essere del tutto privo di conoscenza al suo arrivo, o forse recava ancora con sé il salvacondotto, altrimenti come avrebbero potuto sapere il suo nome tanto da annotarlo sul foglio recentemente ritrovato? Strano il fatto che non venne trascritto sul registro! E poi, se la sua fama era giunta fin lì, come mai non avevano mandato immediata notizia a Roma della sua morte?

Nell’Urbe l’annuncio della fine di Caravaggio arriva dieci giorni dopo, non per comunicazione diretta, ma attraverso un portavoce della corte di Urbino, cui tre giorni dopo fa eco un altro comunicato da Napoli, che vuole il pittore morto sulla via di ritorno a Roma da Porto Ercole, mentre l’indulto, secondo alcune fonti mai comprovate, era ormai predisposto. Scipione Borghese chiede dettagli della tragedia, vuole essere certo della perdita di tanto talento che sapeva al sicuro a Napoli. Il clamore è enorme, dispacci e lettere partono da e per Roma, chiedono notizie e prove certe.

A questo punto mi chiedo, come mai nessuno reclamò il corpo di Michelangelo? E’ vero che si trattava pur sempre di un uomo accusato di omicidio, ma se era ormai pronta la grazia non doveva essere più un problema e poi molte persone influenti erano legate a lui. In primis la famiglia Colonna che, fin dalla sua nascita, lo aveva seguito e sempre tolto dai guai: fu la Marchesa Costanza a mandarlo dai suoi parenti Doria a Genova quando Caravaggio aggredì il notaio Pasqualone, fu nuovamente lei a dargli riparo nei feudi a sud di Roma quando uccise Ranuccio Tomassoni, sempre lei a ospitarlo poi a Napoli quando era in fuga e ad affiancargli suo figlio Fabrizio quando andò a Malta. E a ospitarlo nuovamente a Chiaia di Napoli di ritorno dalla Sicilia e prima del suo ultimo viaggio. Perché, se gli era così profondamente legata, tanto da sfidare le ire papali nel proteggerlo, non avrebbe dovuto dargli sepoltura più degna anziché lasciarlo in una fossa comune? Anche i vari cardinali che Michelangelo aveva dalla sua parte avrebbero potuto ottenerne le spoglie, non certo per tumularle nel Pantheon ma almeno per poter incidere il suo nome illustre su una lapide. Forse qualcuno negò questo privilegio, ma chi? Solo il papa, il gran Cavaliere dell’ordine di Malta o un potente persuaso dalla famiglia Tomassoni (che era pur sempre legata ai Farnese) potevano esprimere un decisivo veto in tal senso; nessun altro gli era così avverso.

Un’ipotesi suggestiva potrebbe essere che invece qualcuno magari contravvenne a quel divieto e reclamò le sue spoglie, pagando il dovuto e comprando il necessario silenzio, e ora il corpo di Michelangelo giace chissà dove, magari proprio a Roma dove così ardentemente voleva tornare. Non avendo lasciato discendenti noti, l’unica analisi del DNA possibile, qualora si ritrovassero resti attribuibili a lui, sarebbe su genitori, fratelli o nipoti di cui è ben identificata la sepoltura. Quanto al ricordo della dott.ssa Anastasia riportato nell’articolo precitato, riguardo uno scheletro sepolto sotto la chiesa di S. Erasmo con indosso la veste con la croce maltese, c’è da discutere, perché Caravaggio lasciò Malta nell’autunno del 1608, scappando di prigione dopo essere stato spogliato dell’abito ed espulso dall’ordine con l’accusa di essere “membrum putridum et foetidum”; difficile che potesse sfoggiare impunemente il vestito da cavaliere dell’ordine dopo che, scappato di prigione calandosi con una fune, si era imbarcato per Siracusa, per andarsene dopo qualche tempo a Messina, poi a Palermo e ripartire alcuni mesi dopo per Napoli (dove venne gravemente ferito da presunti sicari maltesi davanti una locanda). Da qui si mise di nuovo in viaggio via mare, sbarcò e fu incarcerato a Palo, per poi giungere a piedi fino a Porto Ercole. E’ vero che orgogliosamente, fino all’ultimo, continuava a fregiarsi del titolo di cavaliere impropriamente, ma tra i tanti viaggi e peripezie, e soprattutto alla fine, con il caldo di luglio, difficile che andasse in giro indossando l’importante abito. A meno che questo, come un dono simbolico, non gli fosse stato portato da qualcuno (o qualcuna) come ultimo omaggio per avvolgerne il corpo. Ipotesi comunque poco convincenti.

Dei dipinti sulla feluca le notizie pervenute sono oscure; fonti tramandano che furono riportati là dove erano partiti, ossia a Chiaia di Napoli dalla marchesa Colonna, o forse i quadri nominati nei documenti erano altri che Caravaggio le aveva lasciato in custodia, ossia due raffigurazioni di S. Giovanni e una Maddalena. Per certo si sa che la loro esistenza alimentò una feroce disputa tra creditori, sedicenti eredi, nobili protettori, priorato maltese e cardinali. Alla fine un S. Giovanni Battista andò a Scipione Borghese, cui era stato destinato sin dall’inizio (e ora fa bella mostra di sé nella Galleria Borghese).

A Porto Ercole il vecchio ospedale è stato trasformato nel tempo in abitazione. Per quanto riguarda il presunto luogo di sepoltura del pittore, sembra che nel 1956 i (possibili) resti dall’antico cimitero siano stati traslati nella chiesa di S. Erasmo, strana operazione considerato che normalmente accadeva l’inverso: al tempo di Caravaggio i deceduti venivano immediatamente sepolti sotto il pavimento della chiesa, secondo la consuetudine dell’epoca. Le botole di pietra, oggi ancora visibili lungo la navata centrale, sono sei e tutte delle stesse dimensioni, grandi abbastanza per calare i cadaveri nei sotterranei. Sull’altare maggiore, invece, ci sono quattro lastre tombali datate nel XVII secolo, una recante uno stemma, le altre intitolate a capitani e nobili spagnoli stanziati a Porto Ercole durante il presidio.

Nella boscaglia della Feniglia c’è un cippo marmoreo, posto per commemorare il quarto centenario della nascita di Caravaggio. La data erronea della nascita nel 1573, ossia due anni dopo, si basa probabilmente sulla poesia composta da Marzio Milesi, amico del pittore, che gli attribuisce 37 anni alla morte. Lo stesso errore è riportato nella targa bronzea posta all’interno della porta antica di Porto Ercole. Qualche anno fa è stato trovato l’atto di nascita di Michelangelo, che mette in luce la vera data: 29 settembre 1571.

Recentemente all’ingresso del paese è stato posto un monumento commemorativo, in cui gli emblemi caravaggeschi sono ben leggibili: la spada, il mantello, la croce maltese e la grata del carcere, simboli della romanzesca vita del pittore, che oltre all’amore per la pittura era mosso da un’indole inquieta e da una sorte spesso avversa, che lo portò qui a finire i suoi ultimi giorni da fuggitivo, mentre si consumava dal desiderio di tornare a Roma in trionfo. A Porto Ercole Caravaggio morì solo, perseguitato e senza più gloria, forsei redento dall’accusa d’omicidio solo post mortem.

Quel che è assolutamente certo è che a Porto Ercole, come a Roma e in tante altre parti d’Italia e del mondo, il quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi sarà celebrato degnamente. Mentre le grandi città si contendono i quadri per le mostre, a Porto Ercole si preparano all’evento iniziando i casting alla ricerca dei modelli che interpretino i personaggi dei quadri del Maestro, per un interessante progetto di arte fotografica.

Chissà quali sorprese ci riserverà questo 2010, tutto nel segno di Caravaggio…

Nicoletta Retico (Responsabile Progetto Culturale CARAVAGGIO400)

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