Roma, 4 mag. (Adnkronos) – Caravaggio non e’ morto il 18 luglio 1610. Non solo. La sua morte non fu mai trascritta sul Liber mortuorum e non per un errore ma per un preciso intendimento. A tingere di giallo la storia della morte di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio sono le ricerche sempre piu’ stringenti ed interessanti del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali iniziate da qualche mese sulla individuazione dei luoghi e dei resti mortali di Caravaggio, che si concluderanno alla fine di questo mese con altre rivelazioni inedite. Secondo Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale valorizzazione dei beni storico culturali e ambientali, “Jacomo Di Ventura, il parroco della comunita’ di Porto Ercole, non trascrive la morte di Caravaggio solo perche’ nessuno gli denuncio’ la morte del pittore. A Port’Ercole nessuno venne a conoscenza della morte di quel forestiero, salvo un ristrettissimo numero di persone”. E questo, secondo Vinceti, successe per un preciso intendimento: ”la morte del Caravaggio e’ avvenuta nel riserbo, in accordo con il governatore e con il comandante del forte. Gli spagnoli – continua lo storico e ricercatore – gradivano un discreto silenzio. Mattia Lopez, il Governatore appena insediato dei presidi militari di Porto Ercole, era a conoscenza della forte passione del precedente vicere’ di Napoli e del successore, Don Francisco de Castro, Conte di Lemos, per i dipinti del Caravaggio, passione condivisa dal Re di Spagna Filippo III”.
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