COMO. Sono iniziate le opere di restauro del "San Sebastiano" conservato nella sagrestia del Duomo di Como, attribuito in un primo tempo a Caravaggio, più sicuramente copia di poco successiva, ma preziosa perché l'originale del Merisi è perduto.
Se ne sta occupando l'Accademia di belle arti Aldo Galli con un finanziamento garantito dalla Classe 1942 della Stecca «grazie all'interessamento personale di Fausto Arneri Borghese e di Guglielmo Invernizzi, che sono anche rispettivamente presidente e consigliere della commissione cultura dell'associazione», commenta l'ingegner Clemente Tajana, direttore dell'accademia mentre conduce tra i corridoi, accompagnato dall'amministratore dell'istituto Salvatore Amura, per mostrare da vicino questo capolavoro.
Un'opera che fa storia a sé visto che appartiene alla collezione di Marco Gallio, nipote del cardinale Tolomeo, quasi contemporanea al dipinto di cui è una delle tre copie conosciute: le altre due si trovano a Roma e a Parigi, rispettivamente, un quadro, questo, di dieci, al massimo venti anni successivo secondo gli esperti, primo fra tutti lo storico dell'arte Roberto Longhi che portò alla luce questo prezioso documento più di cinquant'anni fa. Quindi si tratta di un olio su tela del Seicento, di grande formato (200 centimetri per 140) con una cornice lignea a ... CONTINUA A LEGGERE SU LA PROVINCIA DI COMO
Se ne sta occupando l'Accademia di belle arti Aldo Galli con un finanziamento garantito dalla Classe 1942 della Stecca «grazie all'interessamento personale di Fausto Arneri Borghese e di Guglielmo Invernizzi, che sono anche rispettivamente presidente e consigliere della commissione cultura dell'associazione», commenta l'ingegner Clemente Tajana, direttore dell'accademia mentre conduce tra i corridoi, accompagnato dall'amministratore dell'istituto Salvatore Amura, per mostrare da vicino questo capolavoro.
Un'opera che fa storia a sé visto che appartiene alla collezione di Marco Gallio, nipote del cardinale Tolomeo, quasi contemporanea al dipinto di cui è una delle tre copie conosciute: le altre due si trovano a Roma e a Parigi, rispettivamente, un quadro, questo, di dieci, al massimo venti anni successivo secondo gli esperti, primo fra tutti lo storico dell'arte Roberto Longhi che portò alla luce questo prezioso documento più di cinquant'anni fa. Quindi si tratta di un olio su tela del Seicento, di grande formato (200 centimetri per 140) con una cornice lignea a ... CONTINUA A LEGGERE SU LA PROVINCIA DI COMO