Si infittisce il mistero che aleggia intorno al Maestro della pittura italiana, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Dopo il ritrovamento di un centinaio di opere inedite tra le province di Milano e Bergamo poche settimane fa, cresce l’interesse degli studiosi verso la vita e la produzione artistica di uno dei più grandi pittori italiani di sempre. Se la comunità degli storici dell’arte si sta tuttora interrogando sulla reale paternità dei disegni rinvenuti, “Il sogno di Caravaggio”, a firma di Rossella Montecchi, si inserisce a pieno titolo tra le numerose ipotesi che riguardano la sua esistenza. Il romanzo storico costruito con rara maestria e basato su solidi studi, indaga sul mistero della morte di Caravaggio. L’autrice ne posticipa la data di un anno e offre, in questo breve lasso di tempo, la possibilità di una seconda vita all’eccelso Maestro.
E se Michelangelo Merisi da Caravaggio, quel lontano 18 luglio 1610, non fosse morto? Se, ferito e febbricitante, fosse stato trovato sulla sabbia del Tombolo della Feniglia da un’affascinante quanto misteriosa giovinetta in grado di riportarlo in salute? ..... CONTINUA A LEGGERE SU "NEWSPETTACOLO.COM"
Leno, la conferenza sui "Caravaggio" ritrovati finisce quasi in rissa (da Il "Fatto quotidiano")
Conferenza stampa"frizzante" a Villa Badia a Leno per la presentazione dei cento disegni del Caravaggio trovati da Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli nel Fondo Peterzano, conservato al Castello Sforzesco di Milano. Ma i critici in sala sono scettici e si sfiora la rissa. (di Alessandro Madron da "Il Fatto quotidiano")
Vedi anche il predente articolo di Tommaso Montanari su "Il Fatto Quotidiano": Caravaggio, l’Arte di creare il nulla a tavolino
La prima "Medusa" del Caravaggio. Nuove certezze su un'opera poco conosciuta (di Michele Cuppone)
Quanto mai di più attuale e seguito vi sia nel campo della storia dell'arte, tale da investire le prime pagine dei quotidiani, il crescente sensazionalismo delle attribuzioni deve riportare a una maggiore attenzione e invitare ad attenersi a una seria metodologia negli studi. In buona sostanza è il caso, mi pare, di quanto è stato condotto sulla cosiddetta Murtola di proprietà Zoffili, più piccola e supposta prima versione della celebre Testa di Medusa degli Uffizi, capolavoro quest'ultimo già singolare nel supporto, uno scudo ligneo circolare e convesso (“rotella”), da essere sempre stato ritenuto un unicum nella produzione dell'artista. La prima, intorno al 1600 fu vista a Roma (dove è sempre rimasta, rinvenuta in tempi recenti ancora polverosa in un convento) e celebrata in versi appunto da Gaspare Murtola; doveva dunque essere cosa distinta dall'altra, che già dal 1598 era a Firenze, dono del cardinal Del Monte, protettore del Caravaggio, ..... CONTINUA A LEGGERE SU CARAVAGGIO400.ORG
Ecco i disegni attribuiti a Caravaggio (da oggi disponibili on-line sul sito del Comune di Milano)
Sono disponibili sul sito del Comune di Milano, all’indirizzo www.comune.milano.it nella sezione News, i 96 disegni del Fondo Peterzano, di proprietà del Comune, attribuiti da due studiosi al Caravaggio.
Ciascuna immagine è accompagnata da una scheda con i numeri d’inventario e il soggetto raffigurato redatta dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco.
A partire giovedì 12 luglio le immagini e le relative schede informatizzate saranno disponibili e consultabili da tutte le postazioni informatiche delle biblioteche civiche milanesi all'indirizzo intranet graficheincomune.comune.milano.it e digitando nella maschera di ricerca ‘Fondo Peterzano’.
Sullo stesso motore di ricerca sono inoltre consultabili oltre 30.000 schede con immagini di opere grafiche o librarie finora informatizzate, facenti parte delle seguenti raccolte civiche del Castello Sforzesco: Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Civico Gabinetto dei Disegni, Civica Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli". Tra queste il codice di Leonardo da Vinci conservato alla Biblioteca Trivulziana.
CARAVAGGIO E L'INVENZIONE DEL LAZZARO - In mostra a Palazzo Braschi il capolavoro restaurato (di Michele Cuppone)
Caravaggio, geniale inventore di immagini dalla potente forza comunicativa. Che, dopotutto, è la più grande riconferma che chiunque potrà verificare a Palazzo Braschi, se altrimenti la Resurrezione di Lazzaro si espone quasi timidamente in una rara occasione capitolina (a breve replicabile nell'originario museo regionale messinese).
Nell'allestimento pur apprezzabile concettualmente e per semplicità, quasi a riprodurre nel grande spazio vuoto e buio antistante l'opera quello incombente sul gruppo di personaggi raffigurati, l'illuminazione difatti fa parlare troppo di sé per inadeguatezza. Sebbene questione di soluzione problematica per grandi tele e per di più scure e riflettenti come questa, da una mostra incentrata su di una sola opera ci si aspettava comunque uno sforzo maggiore.
Passa dunque in secondo piano il motivo dell'evento, l'operazione di restauro da parte dell'ISCR grazie al contributo privato, rivedendo quello del 1951. Sull'opera che proprio l’intervento umano, travisandone le timbriche scure, in passato ne ha compromesso stato conservativo e leggibilità, si constata quel che più appare, l'utilizzo cioè di una vernice più opaca del solito (nelle scelte innovative di cui Caravaggio si fa qui pioniere), che contribuisce in qualche modo a mimetizzare l'intervento. Molto si deve apprendere in tal senso dal nutrito catalogo – ben documentato su materiali e metodi e condensato esemplarmente nel funzionale apparato didattico di sala – pressoché tutto incentrato sugli aspetti tecnici ma trascurando autoreferenzialmente quanto realizzato e acquisito nel recente restauro dell'Adorazione dei pastori, confronto più diretto per comune cronologia e storia conservativa, i cui esiti si sarebbero dovuti porre a sistema, nell’ottica pure già intrapresa sulle opere romane e ai fini di ampliare le conoscenze caravaggesche su tecnica pittorica e del restauro. Nel volume non passa inosservato anche un certo potenziale inespresso nell’approfondimento scientifico, per i mezzi oramai irrinunciabili, sul versante della diagnostica per immagini. Forse, si sarebbero potuti addurre elementi utili alla questione di non poco conto dell’autografia della fascia sottostante, aggiunta in un secondo momento ma che ad ogni modo non scalfisce il senso di ineluttabile gravità comune alla produzione isolana dell’artista.
In definitiva, l’attenzione è tutta calata sulla grande invenzione del Lazzaro che sorge a nuova vita, in perfetta sintonia con la condizione esistenziale del pittore latitante in cerca di riscatto, tanto che per le fonti fu egli stesso a proporre al committente tale iconografia, forse raffigurandosi poi in atto di contrizione a mani giunte. Una composizione inquieta, senza un unico fulcro e nella moltitudine ondeggiante di astanti, alcuni chini come pescatori messinesi sulle reti, nella trama di linee diagonali su cui si innesta il gesto del Cristo, idea di recupero dalla Vocazione di san Matteo e ancor prima dalla Creazione michelangiolesca, nella geniale rivisitazione della mano del Lazzaro-Adamo protesa verso l’alto, centro-isolato del quadro.
Il tutto è ancor più sorprendente pensando al precario contesto siciliano, tra i meno indagati e che anche alla luce di tale capolavoro va rivalutato con la debita considerazione da parte del grande pubblico avvezzo più ai bagliori della maturità romana. Un Caravaggio se possibile sempre più drammatico, ma di un’umanità rassegnata oltre che intensa, certo contagiosa. Non sarà difficile, al cospetto, sentirsi parte integrante di quella pittura.
Michele Cuppone (Roma, 30 giugno 2012)
"BUFALE DI CARAVAGGIO" (di Tomaso Montanari da IlFattoQuotidiano)
La madre dei Caravaggio è sempre incinta. E se i poveri parti non meriterebbero nessuna attenzione, è invece la madre stessa ad indurre a qualche riflessione.
Due illustri sconosciuti agli studi caravaggeschi (e, più in generale, storico-artistici) che si chiamano Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli annunciano di aver ‘scoperto’ cento (siamo ai saldi estivi, cento al prezzo di uno: «venghino siore e siori!») autografi di Caravaggio nel Civico Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco a Milano.
Si tratta di un fondo ignoto agli studi? Manco per sogno: come hanno ricordato subito i funzionari del museo, esso è noto da sempre, ed è almeno dagli anni cinquanta che gli specialisti di Caravaggio lo frequentano e ne scrivono, interrogandosi su alcuni nessi con l’opera del grande naturalista. Nonostante i dispareri sulla paternità dei singoli fogli, si è concordi nel ritenere che i disegni vadano ricondotti alla bottega di Simone Peterzano (1540-1596), il pittore bergamasco con cui Caravaggio si formò a Milano. Ma ora i due novelli caravaggisti hanno una soluzione geniale, un vero uovo di colombo: quei nessi si spiegano perché i disegni son tutti autografi del giovane Caravaggio. Semplice no? E tanti saluti a quei babbioni degli studiosi che da decenni ci si stillano il cervello.
Le prove? Esilaranti fotomontaggi al photoshop che incollano particolari di disegni, palesemente di mani e di epoche diverse, su quadri di Caravaggio, con effetti tragicomici. Non si fa desiderare l’imperdibile perizia calligrafica che stabilisce che, sì, la scrittura di un biglietto annesso ai disegni è proprio quella di Caravaggio. Insomma, manca solo il Ris di Parma: ma quello ha già dato, avendo autenticato due anni fa le ossa del Merisi a Porto Ercole, nella madre di tutti....... CONTINUA A LEGGERE SU "ILFATTOQUOTIDIANO.IT"
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