La mostra, ideata per celebrare il IV centenario della morte del grande artista e posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, nasce su impulso della Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Roma. Il progetto espositivo presentato intende richiamare ancora l'attenzione del pubblico e della critica sul celeberrimo, e celebratissimo, “genio lombardo” secondo un'ottica radicalmente innovativa e aggiornata. In anni recenti l'abbondante messe di ricerche, studi e interventi sulle vicende biografiche e artistiche del Merisi – senza dimenticare il cospicuo numero di mostre ruotati intorno al suo nome – ha confermato il generale, costante e crescente interesse intorno alla tormentata leadership del pittore, tanto che si è venuto via via alimentando uno stimolo profondo a intraprendere una nuova e ambiziosa – pur nella sua “semplicità” di base – iniziativa espositiva. Da qui la scelta di strutturare la mostra secondo un criterio espositivo filologicamente rigoroso, che dia luogo a un percorso sintetico, non antologico, pur tuttavia fondato sulla presentazione di opere “capitali”. Opere tra le più rappresentative dell’artista lombardo come il Bacco dagli Uffizi, Davide con la testa di Golia dalla Galleria Borghese, I musici dal Metropolitan, la Cena di Emmaus dalla National Gallery di Londra, costituiranno, nella loro presentazione contestuale, una sorta di omaggio all'unicità di Caravaggio, a conclusione dell'anno dedicato alle sue celebrazioni. Il ricorso alle fonti letterarie e ad un’immensa mole di materiale documentario, hanno permesso una severa indagine critica dei dipinti, la loro esatta collocazione cronologica, la provenienza e sistemazione originaria, così come quella successiva attraverso l'individuazione dei diversi passaggi di proprietà. Altri documenti, riguardanti i collegamenti, la relazione tra Caravaggio e i suoi committenti, così come con le personalità più significative del suo tempo, hanno condotto a una disamina critica approfondita sul piano culturale del pittore e sulle valenze intrinseche della sua complessa opera.La scelta di privilegiare l'autografia sicura dei dipinti ha indotto a escludere la produzione variamente riferita alla sua “bottega” - tenendo sempre presente quanto il termine sia improprio quando si parla del metodo di lavoro del maestro lombardo - , così come sono state poste a margine, ma sarebbe meglio dire che sono state lasciate momentaneamente in sospeso, le “ulteriori versioni” e le questioni su cui la critica si è più volte confrontata, continuando probabilmente a farlo usque ad infinitum con pareri non sempre concordi. Ne scaturisce quindi un percorso coerente e circostanziato che getta una nuova luce sui diversi momenti del sofferto iter evolutivo del linguaggio del Merisi, tutto svolto in profondità, e che esalta l'eccezionalità e unicità della sua opera. La mostra vuole così porsi come un nuovo e appassionato momento di riflessione critica, un ulteriore tentativo di penetrare l'essenza dell'arte del pittore, “terribilmente naturale”, il suo rivoluzionario e sbalorditivo criterio di naturalismo, la sua ostinata, seppure dialettica, deferenza al vero, irriducibile a schemi e a scuola, solitaria nella sua grandezza e poesia. (fonte: sito web MONDOMOSTRE)