Vittorio Sgarbi pensò ad una mostra diversa più di trent’anni fa mentre osservava un dipinto di Giovanni Girolamo Savoldo. Secondo il critico, Savoldo, prefigurava il percorso mentale del suo primo e solo allievo ideale: Michelangelo Merisi da Caravaggio. Sgarbi ci rivela alcuni retroscena della mostra ora in corso al museo Diocesano di Milano: Gli occhi di Caravaggio. D: Professor Sgarbi, mi è sembrato di capire che inizialmente le sue intenzioni erano quelle di allestire una mostra senza nemmeno un’opera di Caravaggio. Cosa le ha fatto cambiare idea? Temeva che la mostra senza un’opera di Caravaggio non avrebbe attratto visitatori? “Ma no, non ho cambiato affatto idea. La mostra poteva essere, e sostanzialmente è, senza la presenza di Caravaggio. Un dipinto essenziale, che ci sarebbe dovuto essere, è il “Riposo dalla fuga in Egitto” della Doria Pamphilj che poi, per liti famigliari non ci è stato dato. Quello sarebbe stato invece la prima delle opere di Caravaggio conosciute e certamente l’unica che poteva essere stata dipinta anche in Lombardia. Sappiamo che sta a Roma, ma non abbiamo la certezza che è stata dipinta lì. Quindi è l’unica che poteva rientrare nel discorso perché la mostra indaga in venticinque anni di permanenza di Caravaggio a Milano, senza che si conoscano le opere che ha dipinto in quei venticinque anni. Quindi nella logica stessa della mostra non era necessario che ci fosse alcun dipinto di Caravaggio. Poi, questo quadro non è arrivato, in compenso abbiamo incontrato un signore che aveva un problema con una testa di Medusa la quale è certamente la prima versione di quella degli Uffizi e certamente autografa dal momento che sono stati rilevati numerosi pentimenti. Anche la versione degli Uffizi è un’opera del 1595-1596 .... CONTINUA A LEGGERE IL TESTO E VEDI IL VIDEO COMPLETO DELL'INTERVISTA SUL BLOG DI EGIZIO TROMBETTA