Due versioni della "MEDUSA" di Caravaggio? (di Claudio Ferranti)


Della terribile testa urlante della Medusa con i serpenti guizzanti al posto dei capelli Caravaggio a fine ’500 dipinse una prima versione, oltre a quella esposta agli Uffizi di Firenze e da poco restaurata.
La testa di Medusa sconosciuta ai più (è in mano privata in un caveau di Londra) non è una copia, è opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio.  Probanti soprattutto tre elementi: una firma, il disegno sottostante la superficie pittorica, due poesie.  La firma. «Vi ha apposto il proprio nome nel sangue che stilla al di sopra del bordo decorato a viticci, in basso a destra, “Michel. A. f.”.  Secondo elemento: il disegno. Il dipinto londinese, eseguito su legno di fico (quello degli Uffizi è pioppo).  Gli esami hanno rilevato un disegno steso in gran parte a carbone con tante cancellazioni e rifacimenti che dimostrano le difficoltà di sperimentare un ritratto su una superficie convessa.  Il disegno sottostante il quadro fiorentino e svelato dalle recenti indagini si limita a puntualizzare occhi, denti, qualche serpente, «nonché a minime variazioni nella bocca, ha meno pentimenti.Segno che il pittore aveva già tracciato il percorso.
Altra prova, è un sonetto sulla «chioma avvelenata di Medusa» del poeta genovese Gaspare Murtola, pubblicato nel 1604.  Il letterato era a Roma nel 1600 e in quell’anno avrebbe visto la «rotella» citata (senza indicare il soggetto) in un inventario del 1606. Siccome il poeta Giovanni Battista Marino dedicava una poesia alla Medusa medicea nel 1601, vista a Firenze, si deduce che le teste del mostro raffigurate da Caravaggio erano due: quella rimasta a Roma e finita a Londra, quella della corte fiorentina, dove arrivò nel settembre del 1598.
Ma gli studiosi come spiegano la duplice versione? Secondo Mahon Caravaggio considerò la commissione così importante (era per i Medici) e così complessa (su una superficie convessa) da voler affrontare una prova preliminare. Invece Marini considera la prima Medusa un esercizio privato, pronto a essere ripreso nel caso di una richiesta specifica, e lo inserisce nella casistica dei «doppi» (doppie versioni di un medesimo soggetto) caravaggeschi. Però, conclude, «resta più bello e meno aspro il dipinto degli Uffizi».