Rassegna stampa sull'attesa uscita in due tomi Caravaggio. Tecnica e stile. Opere a Roma, a cura di Rossella Vodret, Giorgio Leone, Marco Cardinali, Maria Beatrice De Ruggieri, Giulia Silvia Ghia, Silvana Editoriale, 2016.
La preparazione, il disegno, l'ansia e il pentimento. Il genio creativo di Caravaggio che riaffiora non solo da ciò che vediamo - ben noto - ma da ciò che è invisibile all'occhio. L'enorme mole di studi diagnostici eseguiti dal 2009 sulle 22 opere di Caravaggio custodite a Roma, concentrati in due enormi volumi presentati al ministero dei Beni Culturali il 29 settembre - giorno di compleanno del Merisi, tra l'altro - cerca di fare una summa sulla tecnica e lo stile del pittore lombardo la cui breve e tormentata vita (1571-1610) è tanto celebrata quanto segnata dai misteri. "E' un punto di arrivo, o forse un punto di partenza - sottolinea una delle curatrici, Rossella Vodret [assieme a Giorgio Leone, Marco Cardinali, Maria Beatrice De Ruggieri, Giulia Silvia Ghia, ndC400], ex soprintendente del Polo Museale romano - un primo tassello per arrivare alla piena comprensione di Caravaggio".
Un'operazione costata 200mila euro, finanziata dal Comitato Celebrazione dei 400 anni della morte del Caravaggio e dalla Federazione Italiana Tabaccai, con il patrocinio del MiBACT. "Siamo andati dentro i dipinti", spiega Giulia Silvia Ghia, storica dell'arte e restauratrice, che ha curato personalmente nel 2011 il restauro della Maddalena penitente alla Galleria Doria Pamphilj. "Abbiamo utilizzato le tecnologie di nuova generazione per riprendere ed eseguire nuovamente tutti gli studi già compiuti sulle sue opere. Poi abbiamo effettuato un'anamnesi conservativa dell'opera nel tempo, per comprenderne il reale stato di conservazione", conclude.
Radiografie, riflettografie, raggi X, stratigrafie: un lavoro meticoloso che, come nel caso delle pale d'altare - che fino a questo momento non erano mai state analizzate - è stato eseguito in larga parte di notte. E ha portato alla luce aspetti quasi del tutto inesplorati. Uno tra tutti il caso della Buona Ventura (conservata alla Pinacoteca capitolina), che fino a questo momento si credeva coprisse uno studio del Cavalier d'Arpino per l'Incoronazione della Vergine di Santa Maria in Vallicella, e dunque datata all'epoca in cui il pittore si trovava al suo servizio (fine 1596 - inizio 1597). Ora, le nuove ricerche hanno rivelato che sotto la Buona Ventura vi è una Madonna con le mani giunte davanti al Bambino: un'opera che risulta presente nell'inventario della bottega di Lorenzo Carli, presso il quale Caravaggio lavorò nel suo primissimo periodo romano, tra il 1593 e il 1594, quando era ancora uno sconosciuto. E' la prima documentazione di un periodo in cui, risulta da fonti biografiche dell'epoca, Caravaggio dipingeva "tre teste al giorno" di cui non si è mai avuto traccia.
Un'altra scoperta riguarda l'uso del disegno. Al contrario di ciò che si è finora ritenuto, Caravaggio usò forme diverse di disegno per tutte le sue opere, mischiando le tecniche. Nei lavori giovanili, come il Bacchino, si notano tracce di carboncino; negli anni a seguire lavorando su una preparazione sempre più scura (quasi nera per il Davide con la testa di Golia datato 1609-1610) si trovano tantissime incisioni realizzate direttamente sulla preparazione. Nella Giuditta e Oloferne si evidenzia come il pittore abbia modificato le posizioni dei personaggi in corso d'opera; nella Madonna del Palafrenieri Caravaggio aveva inciso un vero e proprio scheletro della composizione. Nel Martirio e la Vocazione di San Matteo nella Cappella Contarelli i segni sembrano tracciare una linea di demarcazione tra luce e ombra. Inoltre, le ultime radiografie hanno permesso di scoprire che la prima versione del Martirio - noto caso di pentimento del pittore - era pressoché conclusa prima che Caravaggio, in evidente ansia da prestazione per la sua prima grande opera su committenza, decidesse di ricoprirla del tutto con una seconda versione.
Ma la mole di lavoro, di cui abbiamo riportato solo alcune frazioni, tocca anche il restauro, che nel caso di Caravaggio ha alterato opere fino all'80%, in alcuni casi per censurare "l'eccessiva nudità", come un particolare di pizzo sulla manica dell'abito della Maddalena penitente, aggiunto nel '700; affronta dal punto di vista chimico i pigmenti e le preparazioni; analizza la trama delle tele; si ricollega al contesto storico dell'epoca. E il progetto continuerà, comprenderà una mostra a Milano nel 2017 e si estenderà, con finanziamenti internazionali, alle opere di Caravaggio in Italia e poi nel resto del mondo.
"La finalità di questi studi - interviene il sottosegretario ai Beni culturali Antimo Cesaro - non è quello di confrontarci tra studiosi ma anche aprirci alla sensibilità dei giovani, agli studenti, alle scuole, alle università, perché possano maturare la passione per il patrimonio artistico italiano e imparino a guardarlo con occhi diversi. Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu - niente è nell'intelletto che prima non sia stato nei sensi - la nostra è un'indagine intellettuale profonda ma c'è un piacere estetico - il sensu - che precede la passione. Solo investendo sui giovani, facendoli appassionare alla bellezza dell'arte, potremo coltivare gli studiosi di domani che sapranno offrire risposte esaustive ai quesiti posti in questi studi".
Fonte: La Repubblica (con galleria di immagini)
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