"Caravaggio e Leonello Spada, un legame mancato? Una nuova rilettura del Malvasia", di Massimo Pirondini

Spavaldo, con cane al fianco, la mano sul pomo della spada, mantello corto calato da una spalla, giubba “trinciata”, cappello piumato e, infine, al collo una collana d’oro che diceva essergli stata donata dal Gran Maestro dei Cavalieri di Malta: così era ricomparso, in piazza a Bologna, verso il 1611, il pittore Leonello Spada, dopo aver lavorato a La Valletta ad affrescare alcune sale del Palazzo dell’Ordine. Ce n’era d’avanzo per meritarsi gli strali e le invidie dell’ambiente artistico locale, che invece sommamente lodava il fare modesto, serioso ed integerrimo del concorrente Tiarini [...]
Una vita sempre sopra le righe, si è detto, e delle sue intemperanze sono piene le pagine della biografia che, nella Felsina Pittrice, gli dedica Carlo Cesare Malvasia, il quale, oltre a quelle “scioperataggini”, non gli perdonava le sue, spesso ostentate, predilezioni caravaggesche. Ed è sempre Malvasia, nostra principale fonte sugli artisti bolognesi, a relazionarci sui presunti rapporti di Spada con Caravaggio. Vediamone i passi salienti 
“… e tanto perciò insinuandogli la maniera del Caravaggio, che non contento di prenderne l’imitazione da un S. Tomaso toccante il Santissimo Costato dello stesso, desiderò di praticarlo di persona”.
Riprenderemo in seguito il commento su questa copia che il nostro avrebbe tratto dall’Incredulità di S. Tommaso del Merisi e passiamo alla successiva segnalazione dello storico bolognese: Leonello sarebbe stato molto erudito in argomenti storici e mitologici, nonché di spirito vivace e portato alla poesia giocosa e satirica, e 
“... Queste fur le cagioni per le quali poi così volentieri fu accolto e accarezzato dal Caravaggio, ch’ebbe a dire aver pur finalmente trovato un uomo secondo il cuor suo; non so se perchè, buttandosegli sotto Leonello, non altro procurò che di compiacerlo in tutto, sino a farsi nudo e servirgli di modello; o perché poco anch’egli incontrasse nel suo umore fantastico…” 
Comunque Spada, dopo essere entrato in frequentazione con Caravaggio 
“…Tentò … di scostarsene più volte e di licenziarsi, ma sempre indarno, massime allora, che condottolo seco a Napoli l’Amergi lo tenne sotto ben quattro giorni a servirsene di modello per un S. Giovanni, rinserrandolo per di fuori entro la stanza, e porgendogli per un finestrino il vitto, per timore che non gli fuggisse; sì come avea fatto anche in Roma, quando nel suo S.  Matteo chiamato da Cristo all’Apostolato, per colui che ivi sta volto in ischiena, il ritrasse. Non potè dunque non passare con esso lui a Malta, indottovi dalla curiosità di mutar aria e veder altro paese…” [...]

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