LE DUE CONVERSIONI DI SAULO DEL CARAVAGGIO (di Gerardo Pecci)

Eterodossia e ortodossia a confronto? Riflessioni per una lettura critica 

In una sua lettura critica delle due versioni della “Conversione di San Paolo”, Maurizio Fagiolo affermò che la prima, quella che si trova nella collezione Odescalchi, fu rifiutata perché «i testi sacri non parlano di apparizione ma soltanto di una luce accecante, mentre Caravaggio ci dà l’intervento di un Dio in carne ed ossa. E’ invece ortodossa l’iconografia della versione definitiva». La seconda versione è quella che tuttora è visibile nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, la prima fu rifiutata. Successivamente, Maurizio Calvesi, intervenendo in merito, affermò che in realtà entrambi le versioni dell’episodio sacro raffigurato dal grande Maestro lombardo erano già compresenti nell’iconografia della “Conversione di Saulo”. A sostegno di ciò il Calvesi cita un passo del “De Pictura” del Card. Federico Borromeo (1594-1631), cugino di San Carlo Borromeo, in cui testualmente si legge che « è credibile e comunemente ammesso che San Paolo abbia veduto la figura del Salvatore allorquando fu da lui rimproverato»..... LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU INFORMARTE.IT

La Natività di Caravaggio è stata veramente distrutta?


Riportiamo l'articolo di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti estratto dal giornale "LA REPUBBLICA" del 10 dicembre 2009 ed un commento all'ipotesi della distruzione del quadro di Ludovico Gippetto di EXTROART - Fondazione Wanted Palermo, un'organizzazione da anni specializzata nella ricerca e il recupero di opere d'arte trafugate:

"Rosicchiata dai topi e poi bruciata": E' l'affermazione del pentito Gaspare Spatuzza sulla fine del quadro della Natività di Caravaggio. (di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti)
Sarebbe finita in pasto ai porci e rosicchiata dai topi in una stalla di Santa Maria di Gesù. Alla fine, per disfarsi di quella tela così ingombrante, avrebbero deciso di bruciarla. La "Natività" del Caravaggio, la preziosissima tela rubata la notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969 dall´Oratorio di San Lorenzo a Palermo, avrebbe fatto una brutta fine. Almeno così ha raccontato a luglio scorso Gaspare Spatuzza ai pm di Palermo: «Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà i quali l´avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali e perciò venne bruciata».   Spatuzza non sa altro ma le sue dichiarazioni bastano a fare un altro passo avanti in uno dei misteri di mafia che, negli ultimi 40 anni, è stato solo sfiorato ma mai chiarito da diversi collaboratori di giustizia. Quel che è certo è che quella tela fu rubata su precise disposizioni dei vertici di Cosa nostra. Per farne cosa esattamente non si sa. Non protetto da alcun sistema di allarme, la Natività finì in un furgoncino e fu portata nella fabbrica del ghiaccio dei Vernengo. Così almeno hanno raccontato negli ultimi anni alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito ai carabinieri del Nucleo patrimonio artistico di ricostruire i movimenti di quel quadro che sarebbe passato dalle mani di Pietro Vernengo a Gerlando Alberti, da Rosario Riccobono a Michele Greco, a Pippo Calò. Secondo alcuni di loro il quadro sarebbe stato esposto più volte durante importanti summit di mafia come segno del prestigio e del potere della cosca che ospitava il vertice.   «È stato trasferito da una «famiglia» di mafia all´altra quasi fosse un vessillo simbolo di forza», aveva spiegato il generale Roberto Conforti, comandante del Nucleo patrimonio artistico. Almeno una decina i pentiti che hanno parlato del Caravaggio rubato, da Giovanni Brusca a Salvatore Cancemi che hanno indicato anche una serie di possibili nascondigli, certi che il quadro fosse rimasto intatto. Ma le ricerche dei carabinieri del Nucleo patrimonio artistico in ville e appartamenti non hanno mai dato alcun esito. Solo Francesco Marino Mannoia aveva detto a Giovanni Falcone che la tela era stata distrutta. Ora le dichiarazioni di Spatuzza confermano questa tesi.

Il commento di Ludovico Gippetto della Fondazione Wanted Palermo:
Sulla "Natività tra i SS. Lorenzo, Francesco e Giacomo" si è tanto parlato, in tutti i sensi. Ovviamente la nostra speranza di ritrovarla, e trovarla integra non viene mai abbandonata. Alcune ipotesi basate su informazioni e ricerche che ho personalmente ottenute da chi ha visto la tela, e da chi ha persino collaborato all'ultimo restauro fatto, prima del tragico furto; ricordano che la tela non poteva essere arrotolata poichè divenuta rigida a seguito di alcuni consolidanti utilizzati per effettuare il restauro nel rifoderare la tela, rendendola così rigida come un cartone. Quindi, secondo alcuni, andata distrutta immediatamente durante il furto, poichè maldestramente avvolta, non con la pellicola pittorica all'estreno (così come gli esperti usano fare) che avrebbe dato qualche possibilità di rimanere integra.    Ma è pur vero che altre informazioni (che preferisco rincorrere), dicono che la tela è ancora integra anche se non in perfette condizioni.   Per quanto riguarda la dichiarazione di Spatuzza potrebbe essere un'altra ipotesi ancora, ma anche questa viene smentita da una contraddizione, l'episodio in questione era stato già trattato dal pentito Mannoia (processo Andreotti) ma secondo i Carabinieri si fa riferimento ad un'altra tela, un'opera di Vincenzo da Pavia, che subì la stessa sorte della "Natività" trafugata sempre a Palermo e subito dopo si pensa sia stata bruciata, quindi non essendo degli esperti d'arte hanno fatto confusione con il soggetto della "Natività" (dichiarazione resa in un convegno a cui ero presente). Ma anche qui il giallo si infittisce, perchè sappiamo benissimo che Vincenzo da Pavia realizzò solo opere su tavola e mai su tela, conferma che Vittorio Sgarbi mi diede subito dopo.   Quindi come si potrà intuire, la storia del furto di questo quadro potyrebbe essere scritta dalla penna di Pirandello: "uno nessuno e centomila" ...ipotesi!!

Catania. Al Museo Civico di Castello Ursino l’unica copia esistente della Natività di Caraggio

Castello Ursino punto e a capo. E’ stata inaugurata stamani al Castello Ursino la mostra dedicata alla Collezione Finocchiaro che, fino al 21 marzo prossimo, vede riuniti per la prima volta in un’unica esposizione una cinquantina di dipinti appartenuti al giureconsulto catanese Giovan Battista Finocchiaro e da lui assegnati con lascito testamentario alla città di Catania nel 1826.


Fra le curiosità in mostra anche l’unica copia esistente del quadro di Caravaggio rubato 40 anni fa a Palermo dalla mafia: ovvero quella “Natività fra i Santi Lorenzo e Francesco” realizzata da un pittore contemporaneo di Michelandelo Merisi, Paolo Geraci. Dell’originale “Natività”, com’è noto, non si sa nulla dal 1969 anche se recentissime rivelazioni del pentito Spatuzza la danno per distrutta dai topi....  LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU "OSSERVATORIO SICILIA"
 

“Ve lo prestiamo, ma solo se ce lo restituite”. Battaglia Napoli-Roma attorno a Caravaggio


Un prestito con ricevuta di ritorno. É la formula che probabilmente vorrebbe usare Nicola Spinosa, curatore della mostra napoletana - fresca di inaugurazione - Ritorno al barocco, dopo che La flagellazione di Cristo di Caravaggio, opera principale della mostra, è stata richiesta per l'esposizione di Roma celebrativa dei 400 anni della morte del pittore lombardo, a cura di Rossella Vodret e Francesco Buranelli.


Dal 18 febbraio al 13 giugno 2010, alle Scuderie del Quirinale, saranno esposti solo i dipinti concordemente considerati autografi. Il massiccio Cristo fustigato alla colonna da tre torturatori sarà a Roma in prestito da aprile a maggio come esemplare del momento napoletano del pittore. Un prestito però a buon rendere?  LEGGI IL RESTO DELL'ARTICOLO SU EXIBART.COM

Roma, Musei Capitolini: Inizia il restauro "aperto" del S.GIOVANNI BATTISTA di Caravaggio


A Nicola Salini il compito di riportare alla luce i colori di circa 400 anni fa. Il quadro abbelliva lo studio del sindaco. Solo nel 1957 venne "riscoperto".

Due o tre settimane di lavoro basteranno al restauratore Nicola Salini per riportare alla luce i colori originali stesi oltre 400 anni fa sulla tela dal Caravaggio per rappresentare "un insolito e laico" San Giovanni Battista. L'intervento, fortemente voluto dal sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma Umberto Broccoli, si svolge nella Sala di Santa Petronilla della Pinacoteca Capitolina, dove il quadro si trova abitualmente, in un piccolo cantiere allestito per l'occasione. Ed è bello vedere il tecnico al lavoro mentre i visitatori incuriositi si accostano ad osservare; qualcuno fa domande, Salini risponde brevemente e poi torna alla sua arte. Ieri l'intero panneggio, che si trova sul lato sinistro del Santo, era stato trattato e con i colori brillava la magica luce che solo l'artista lombardo è riuscito ad imprimere nelle sue rappresentazioni...  LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU "IL TEMPO"

Napoli, 19 dicembre: Caravaggio: La misericordia dipinta


L'Istituto di Didattica della Comunicazione, Vincenzo De Luca e il Pio Monte della Misericordia presentano: 
CARAVAGGIO - LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA
  • Presentazione del cortometraggio: LA MISERICORDIA DIPINTA - Lettera sulle Sette Opere di Caravaggio assassino - con Ugo Pagliai
  • Conversazione sul restauro delle Sette Opere di Misericordia - con il maestro restauratore Bruno Arciprete e la partecipazione di Gigi Savoia
Interventi di:  Ugo Pagliai, Eugenio Bennato, Gigi Savoia, Pasquale Renza
Musiche: Eugenio Bennato - Ideazione e soggetto: Vincenzo De Luca - Sceneggiatura: Vincenzo de Luca e Pasquale Renza - Riprese in HD: Luigi Martucci e Stefano Renza - Editing audio: Claudio Renza - Montaggio: Gabriele Marino - Regia: Pasquale Renza

Promosso da Associazione Onlus PAOLINO AVELLA - In collaborazione con GUARIGLIA ADVERTISING - Pio Monte delle Opere di Misericordia  -   Istituto di Didattica della Comunicazione Multimediale

RAGGIUNTI E SUPERATI I 400 MEMBRI DEL NOSTRO GRUPPO FACEBOOK!


Ci eravamo posti l'obiettivo di raggiungere i 400 membri del nostro gruppo FaceBook per l'inizio del 2010 e festeggiare così con una "coincidenza numerica" i 400 anni della ricorrenza, ma questo numero è stato già superato e quindi vogliamo ringraziare sinceramente tutti coloro che stanno partecipando alla nostra iniziativa incitando tutti ad una sempre maggiore e continua diffusione e partecipazione!

Ci sta balenando l'idea di organizzare un incontro a Roma di tutti i membri del gruppo e chiunque altro vorrà partecipare probabilmente nel periodo in cui ci sarà la mostra monografica alle Scuderie del Quirinale

Una giornata interamente dedicata al Merisi. La cosa è complessa da organizzare per un gruppo come il nostro, totalmente autofinanziato e nato per "germinazione spontanea" da  appassionati senza "sponsor" ufficiali o Istituzionali.  Ma cominciamo lo stesso a lavorarci sopra... sono ben accettati commenti, idee e segnalazioni.

Grazie ancora a tutti. Continuiamo così, facendo nostro il motto del Caravaggio e dei suoi compagni di avventura:  ...nec spe, nec metu... (...senza speranza, senza paura...)

Nicoletta Retico e Massimo D'Alessandro (Fondatori del Progetto Culturale CARAVAGGIO400)

Una poltrona per due: il caso del "San Francesco in meditazione sul teschio" di Caravaggio (di Fabio Scaletti)

Pubblichiamo volentieri un articolo di Fabio Scaletti, appassionato studioso della materia, sul confronto tra i due "San Francesco  in meditazione sul teschio" di Caravaggio.


Uno dei problemi caravaggeschi più scottanti, anche per le implicazioni economiche e di prestigio che ne derivano, è quello dei “doppi”, cioè quadri tra loro pressoché identici di cui però uno è l’originale e l’altro (o gli altri) è replica (se di mano dell’autore stesso) o copia (se prodotto da altri: seguaci, imitatori, ecc.). Oltre ai dilemmi del Ragazzo morso da un ramarro (1594), risolto con l’autografia sia dell’esemplare della National Gallery di Londra che di quello della Fondazione Longhi di Firenze (allo stato unico caso conclamato di duplice autenticità), e del San Giovannino (1602), chiarito con l’attribuzione al grande artista della tela della Pinacoteca Capitolina, di cui quella della Galleria Doria Pamphilj è prevalentemente reputata copia, il caso di “doppio” da più lungo tempo dibattuto negli studi su Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610) è forse quello del San Francesco in meditazione sulla morte (1606, ma sulla datazione non c’è accordo), tanto che tuttora la critica è divisa tra i due esemplari della chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, in provincia di Roma (oggi in deposito alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma – olio su tela, cm 128,2 x 97,4 – figura 1), e di Santa Maria della Concezione, chiesa dei Cappuccini situata nel cuore dell’Urbe, in via Veneto (olio su tela, cm 130 x 98 – figura 2). Lo stesso scrivente, che pure propende per l’autografia del quadro di Carpineto Romano (cfr. 2008, scheda n. 54), già durante una piccola esposizione tenutasi nella primavera del 2006 al Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano aveva potuto “lustrarsi gli occhi” con la bellezza del dipinto della Concezione, arrivando a dire che esso “ha una qualità elevatissima di esecuzione, tanto che non sarebbe così assurdo riferirvisi come a una replica parzialmente autografa” (ibidem). Ebbene, una mostra al varesino castello di Masnago (novembre 2009 – gennaio 2010) ha fornito la ghiotta occasione per ammirare l’uno di fronte all’altro i due contendenti (entrambi di proprietà dello Stato Italiano – Fondo Edifici di Culto), comparando le reciproche sembianze in un solo sguardo...... LEGGI TUTTO L'ARTICOLO