La travagliata biografia di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio suscita sempre grande interesse e fascino, anche al di là dei risvolti più sensazionalistici e di interpretazioni tendenziose, entrambi troppo spesso enfatizzati da stampa e cinematografia. Anzitutto, è la vita di un uomo del suo tempo, l’epoca post tridentina a ridosso del Giubileo del 1600, che meglio si può apprezzare se calata nella Roma coeva, quella immortalata nelle prime piante prospettiche di Antonio Tempesta, alla vigilia delle fabbriche barocche che caratterizzeranno il suo volto. È nella città papale infatti che il pittore trascorre gran parte dei suoi anni e si afferma artisticamente fino a raggiungere il successo, tale da fregiarsi del titulus di “egregius in Urbe pictor” nel contratto per le tele Cerasi. Tanto più che le opere e le vicende biografiche risultano fortemente legate a particolari luoghi della capitale. A partire senza dubbio dalle chiese, che ospitano quadri concepiti attentamente in rapporto a quegli spazi dedicati. A San Luigi dei Francesi, prima commissione pubblica che porta il genio alla ribalta, la luce dei laterali Contarelli sembra provenire proprio dall’apertura che sovrasta il San Matteo e l’angelo: nella prima versione l’evangelista proiettava i piedi nudi sull’altare sottostante, e tale ..... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SU CARAVAGGIO400