Unico spettacolo inserito nel variegato programma di iniziative previste dall’autorevole Comitato Nazionale per il IV Centenario della morte del Caravaggio, “L’inventore del Nero” è un’intervista impossibile tra una giornalista di oggi e il celebre pittore, con contaminazioni coreografiche e musicali. L’artista è così colto nella sua dimensione umana, nel suo carattere scontroso facilmente istigato da domande anche provocatorie – comunque in un tono e un ritmo vivaci – che permettono di contestualizzare ai giorni nostri il valore e la portata della sua rivoluzione: l’invenzione del nero, appunto, elemento così forte e imprescindibile nella sua vicenda artistico-esistenziale, tale che nello spettacolo si è arrivati a personificarlo.
E Caravaggio, in un moderno teatro romano, si trova a suo agio. Del resto è nell’immaginario collettivo la forte teatralità delle sue composizioni, dove oltre alle fonti di luce “artificiali” che anticipano di secoli i riflettori del palcoscenico, sono presenti degli sfondi ben calcolati a mo’ di quinta scenica: drappi calati dall’alto, pesanti architetture, più raramente ambientazioni naturalistiche. E poi gesti plateali e moti d’espressione colti nell’acme dell’azione. Per non parlare degli specchi, da lui riprodotti nei quadri ma anche sfruttati tecnicamente in fase di realizzazione, e il cui utilizzo nella storia del teatro è antichissimo e si perde nella notte dei tempi. Non a caso, il logo scelto per l’evento è proprio l’immagine riflessa del bel Narciso della Barberini.
Ne parliamo con “l’inventrice” Laura De Luca, in un’intervista – stavolta! – possibile: LEGGI TUTTA L'INTERVISTA SU CARAVAGGIO400