QUELLA NATIVITA' DI CARAVAGGIO CHE SI RIVOLGE AGLI UMILI (da Avvenire.it)

L'«Adorazione dei pastori» è una splendida opera del Caravaggio, dipinta nei primi anni del '600 per una chiesa francescana vicino a Messina. Se la tradizione bizantina colloca la scena in un antro oscuro ai piedi di una montagna rocciosa e il Rinascimento la pone in uno scenario principesco fatto di architetture, rovine e splendidi paesaggi, con personaggi dai tratti aristocratici, Caravaggio rappresenta invece la nascita di Gesù in un ambiente semplice, umile. È una stalla, sulla cui parete di fondo si scorgono le masse di un asino e di un bue. Dio non nasce nelle viscere della terra, lontano dagli occhi degli uomini, né in luoghi nobili e sontuosi ma in mezzo al suo popolo, nel mondo dei semplici, dei poveri. La "buona notizia" è rivolta a tutti. Nascere significa essere chiamati, per essere accolti. Venire al mondo è uscire fuori, per un condividere insieme. In un luogo povero, in quanto dove c'è ricchezza non c'è posto per un'accoglienza. E Gesù lo sa bene, se non riesce a trovare un luogo in cui venire alla luce. Dio nasce negli spazi della povertà umana. E ad accoglierlo sono semplici pastori. Gli ultimi, i marginali, coloro che nella società ebraica sono esclusi, separati dalla società ufficiale, sanno riconoscere il Dio della vita. È notte. Tutto è avvolto dalle tenebre, dal silenzio. L'incarnazione avviene nella notte dei nostri fallimenti, frustrazioni, naufragi, come quando sprofondiamo nel non senso. Nei nostri spazi irrisolti, il Cristo nasce. Solo un raggio di luce viene dalla destra del quadro. Caravaggio non dipinge una luce solare che tutto illumina, come nelle icone bizantine, ma una luce sottile che crea contrasto, chiaroscuro, rilievo plastico. È una luce che accarezza volti, vestiti, mani. Tuttavia, crea allo stesso tempo dramma, in cui ci sono decisioni da prendere. Caravaggio non tratteggia figure luminose, come nelle epifanie bizantine, che non gettano ombre, in quanto corpi spirituali, abitati dalla luce. Le scelte del vivere quotidiano non avvengono sotto una luce solare che rende tutto evidente e chiaro, come i falsi profeti di tutti i tempi possono fare credere. C'è piuttosto tensione, dolore, sofferenza. Il chiaroscuro delinea la profondità e la drammaticità di una consapevolezza di vita che si mette in gioco e non accetta semplificazioni. Nella Natività, le figure emergono dal fondo cupo, scuro, di tenebra. La nostra natura umana è fatta di ambiguità, contraddizioni. La vita è lotta, è un campo di battaglia. L'intensità del chiaroscuro rivela il dilemma continuo tra vita e morte, tra peccato e redenzione,...... CONTINUA A LEGGERE SU AVVENIRE.IT