Riceviamo e pubblichiamo: "UNA DOMANDA AL PROF. MAURIZIO CALVESI" di Adriana Conconi Fedrigolli


Domanda al prof. Maurizio Calvesi:

"Ho ascoltato con molta attenzione il Suo “Caravaggio – La luce sulla tela” nel cd distribuito dalla La Repubblica e da L’Espresso. In avvio alla Sua dissertazione sull’artista sottolinea come il quarto centenario della nascita sia stato celebrato erroneamente nel 1973 e che “(…) studi successivi soprattutto miei e di Mia Cinotti hanno potuto verificare una realtà che poi è stata confermata dai documenti che Michelangelo Merisi detto il Caravaggio era nato a Milano e nel 1571, due anni prima (…)”. RingraziandoLa di cuore per tutti i Suoi studi illuminati e illuminanti che mi sono stati da guida. mi stupisce come non abbia citato il nome di chi realmente e fisicamente ha trovato l’atto di battesimo: “Il documento «preciso e inequivocabile» è emerso il 14 febbraio (giorno di san Valentino) nell'Archivio Storico Diocesano di Milano. Ed è sorprendente sapere che a scoprire la chiave di questo enigma non è stato né uno storico dell'arte di lungo corso né un archivista di professione, bensì un brillante ex manager in pensione con la passione per la storia dell'arte, la paleografia e la diplomatica. Vittorio Pirami, 67 anni, pistoiese che vive in provincia di Milano, è un signore alto, atletico, coi capelli candidi e fluttuanti come quelli di Albert Einstein. Nella vita professionale si è occupato di grande distribuzione e ha lavorato per il gruppo Fininvest. Nel tempo libero, e soprattutto in occasione della pensione, si è messo a coltivare con molta serietà e determinazione la storia dell'arte e l'archivistica, frequentando come uditore l'Università Statale di Milano per seguire, tra l'altro, le lezioni del professor Giulio Bora, grande esperto della Milano borromaica”. (M.CARMINATI, Caravaggio da Milano, Il Sole 24 ore, 24 febbraio 2007) Da ultimo sottolineo che il padre di Caravaggio non era maestro di casa dei Marchesi Sforza. Il padre era muratore, forse Lei l’ha confuso con il nonno materno, Gian Giacomo Aratori, agrimensore della nobile famiglia. Penso che se avesse citato il nome di Vittorio Pirami nulla avrebbe tolto ai Suoi eminenti studi, ma avrebbe dato il doveroso riconoscimento a chi lo meritava. L’avrebbe fatto felice. Pensi che dono che avrebbe potuto elargire? 

Adriana Conconi Fedrigolli