Quella collera di Caravaggio nascosta nella sua scrittura

Dalla grafia attribuita a Michelangelo Merisi si evince un temperamento innato di tipo collerico. Un articolo della grafologa Evi Crotti

La ricevuta di acconto incassato da Caravaggio per un quadro in corso di realizzazione nel maggio 1602, probabilmente la Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini


Dalla grafia attribuita a Michelangelo Merisi si evince un temperamento innato di tipo collerico che, per sua natura, lo fa essere “come un fiammifero facile ad incendiarsi per un nonnulla” poiché l’esperienza durante l’infanzia non lo ha educato al controllo delle proprie emozioni ed il suo percorso evolutivo non ha trovato appagamenti giusti e correttivi incentivanti.
Osservando la grafia in mio possesso, si può senz’altro parlare di una personalità assai emotiva (vedi macchie di inchiostro molto marcate e sbavature). Naturalmente va tenuto presente lo strumento usato in quel tempo e cioè la penna d’oca. Nella scrittura di Caravaggio ci sono gesti particolari, come ad esempio il legamento “ch” e l’originale conformazione della “M” maiuscola, che, unitamente alla presenza di lettere spigolose, denotano ostinazione, ma anche lotta produttiva e creatività. Si può pertanto comprendere appieno la passione che egli metteva in ogni cosa. La fluidità del gesto, nonostante le forti macchie d’inchiostro, mette in luce un animo che vuole “bruciare le tappe”. L’ansia preme sull’acceleratore e, come un fiume in piena, porta Michelangelo Merisi ad assumere atteggiamenti e comportamenti non del tutto compresi: crea, ama, aggredisce, reagisce e finisce per scontrarsi con tutti, senza però mai demordere dalla sua forza creativa e dai suoi obiettivi. Così, a chi lo ha denigrato e ostacolato, egli ha risposto con la più bella sfida: una vita spesa per l’arte.

Fonte: Il Giornale