– La prima questione che ti vorrei porre riguarda il tema assai divisivo di come si possa riconoscere un’opera certa di Caravaggio; a Milano, ad esempio, nel convegno che chiudeva la grande mostra Dentro Caravaggio, due studiosi assai validi e riconosciuti come esperti del maestro, come Rossella Vodret, che ha curato l’esposizione, e Alessandro Zuccari, autore di importanti studi sull’artista, hanno espresso due punti di vista affatto divergenti sul Ragazzo morso dal ramarro: la prima ritiene originale il dipinto della Collezione Longhi, anche sulla base di riscontri diagnostici che individuano pentimenti e cambiamenti operati sulla tela in corso d’opera, l’altro invece – non riconoscendo sicure le ‘prove’ diagnostiche – crede che l’unico originale sia il quadro oggi alla National Gallery di Londra, che presenterebbe particolari descritti dalle fonti che invece su quello Longhi non comparirebbero.
R: Non è un tema facile. Posso dire la mia per quanto riguarda il “Ragazzo Longhi” esposto a Milano; con l’ulteriore visione che ho potuto effettuare alla mostra, dove il dipinto era illuminato perfettamente e quindi l’ho osservato come mai mi era capitato di vedere da vicino prima, dico che mi ha fatto un’impressione molto positiva, per me è autografo di Caravaggio; naturalmente questo non implica che il dipinto di Londra non lo sia, secondo me sono autografi entrambi; resto del parere che il “Ragazzo Longhi” sia successivo e comunque non so fino a che punto possano essere dirimenti questi eventuali pentimenti che mi dici essere stati discussi al convegno, visto che non ho assistito perché non potevo, e d’altra parte non ero stato invitato alla tavola rotonda; posso solo dire che non mi erano sembrati tanto evidenti dalla radiografia in mostra. Il mio parere di conoscitore, di studioso che giudica i quadri dalla superficie, è che siano entrambi buoni e che quello Longhi sia successivo rispetto a Londra, ma ugualmente autografo.
– Allora si può dire che tu sia convinto che Michelangelo Merisi replicasse le sue opere?
R: La mia idea è che egli abbia potuto replicare alcune opere, anche se di sicuro occorre dire che non era questa una sua consuetudine; tuttavia, come per tanti altri artisti, anche a lui alla stessa stregua può essere capitato che un committente richiedesse di rifare un lavoro, magari proprio quando poté trovarsi in condizioni economiche difficoltose (e si sa che non era certo una eventualità così rara), perché quindi dovrebbe aver rifiutato se si presentava l’occasione magari di superare una contingenza negativa? Un altro esempio di replica rispetto al Ragazzo morso dal ramarro, riguarda un quadro che io stesso ho pubblicato (e sul quale ho scritto anche un saggio) perché ritengo sia autografo, cioè la Crocifissione di Sant’Andrea, già in collezione Back-Vega ed oggi a Londra, che venne replicato secondo me a Napoli, perché forse Louis Finson aveva chiesto al Merisi di eseguirlo per lui, o almeno questa è la mia tesi. Non mi pare ci siano altri esempi simili.
– Beh, ci sarebbe anche il ‘caso’ dei due San Francesco in meditazione sulla croce, quello ex Carpineto Romano, ora a Palazzo Barberini, e l’altro della chiesa di Santa Maria della Concezione; com’è noto, la maggior parte degli studiosi ritiene autografo il dipinto ora a Palazzo Barberini, altri invece pensano il contrario, altri ancora ritengono autografi entrambi; né è valsa l’esposizione dei due dipinti messi recentemente a confronto a Roma a dirimere la questione; anzi, a questo proposito, posso dirti che nel corso del suo intervento al convegno milanese Keith Christiansen ha precisato il suo punto di vista a favore del quadro presso la chiesa romana, evidenziando la mediocrità della versione ex Carpineto, a dispetto delle indagini diagnostiche che ne attesterebbero invece l’autografia.
R: Il mio parere invece è ancora diverso; posso essere d’accordo con Christiansen riguardo al quadro ora a Palazzo Barberini che anch’io giudico di una resa pittorica non entusiasmante; proprio la bellissima illuminazione della mostra milanese mi ha ulteriormente convinto di questo. Non escludo che l’originale debba ancora riemergere.
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