I letterati attivi negli spazi, nei tempi e attorno alle opere del sommo artista Michelangelo Merisi da Caravaggio sono stati i protagonisti della prima giornata del Convegno di studi interdisciplinare “Caravaggio e i letterati” (20. 04. 2018), ottimamente organizzato da Sybille Ebert-Schifferer e Laura Teza nel salone antistante l’ameno giardino archeologico fiorito del Villino Stroganoff, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte (Via Gregoriana 22, Roma), in collaborazione con l’Università di Perugia.
Dopo i saluti e le introduzioni delle due attivissime curatrici dell’evento scientifico, Sybille Ebert-Schifferer e Laura Teza, la prima parte delle relazioni, presieduta dalla prima studiosa, ha riguardato “La giovinezza” del Caravaggio tra il Nord dell’Italia e Roma: la sua formazione nel mondo culturale lombardo, il rapporto con i numerosi trattati teorici di Giovan Paolo Lomazzo (Giacomo Berra, Milano, La formazione culturale del Caravaggio: «io non me deletto de compor versi ne volgari ne latini»), la “poetica del comico” e il legame con la singolarissima Accademia dei Facchini della Val di Blenio (quell’ormai noto consesso di artisti, artigiani, musici, e attori teatrali riunitosi a Milano nell’ultima stagione manierista e portata alla luce dagli studi di Dante Isella, curatore dell’edizione critica della raccolta poetica dialettale dei Rabìsch – arabeschi – in lingua “facchinesca”) (Francesco Porzio, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, Lo «stile senz’arte» di Caravaggio, Lomazzo e la poetica del comico), sono stati quindi gli argomenti introduttivi ricchi di spunti della mattinata, seguiti dagli interventi di Laura Teza (Università degli Studi di Perugia), e da quello a quattro mani di Maria Cristina Terzaghi (Università degli Studi Roma Tre) e Giuseppe Andolina (Università degli Studi di Bologna). Questi ultimi due studi presentati sono legati al mondo culturale del primo periodo romano del Caravaggio: la relazione della Teza (Caravaggio, l’Accademia degli Insensati e la cultura dei fiori) – un parallelo omaggio alla vicina scalinata di Trinità dei Monti ora tappezzata da piante fiorite – ha avuto per punto nodale l’Accademia perugina degli Insensati, il suo autorevole Principe Cesare Crispolti (che, come è noto, aveva nella sua raccolta di quadri una versione del Ragazzo che monda un frutto del Merisi) e proprio la “cultura” dei fiori e dei frutti nei giardini dell’erudito umbro; lo studio di Terzaghi e Andolina (Per Caravaggio e il teatro nella bottega del Cavalier d‘ Arpino. Testi, forme, protagonisti) ha invece affrontato la questione, finora trascurata, del mondo teatrale gravitante attorno all’ambiente di Giuseppe Cesari (uno dei maestri romani del Caravaggio, che notoriamente ebbe con lui un rapporto conflittuale) e soprattutto importanti notizie sull’attivo teatro fatto realizzare dallo stesso Cavalier d’Arpino all’interno del suo elegante palazzo in Via del Corso.
“La poetica della giovinezza” di Caravaggio è stato il titolo della prima sezione pomeridiana del convegno, presieduta brillantemente da Sebastian Schütze (Universität Wien), apertasi con l’intervento di Stefano Pierguidi della Sapienza-Università di Roma («È la prospettiva dilettevole e giocondissima». Caravaggio, gli Insensati e il dibattito sulle pitture ‹nella sommità delle volte›), che ha affrontato il problematico ma non eludibile rapporto dell’unica pittura murale del Merisi, la volta del Gabinetto Alchemico di Monsignor Del Monte, con altri sfondati dipinti, in particolare con la Galleria Farnese di Annibale Carracci. La relazione di Patrizia Tosini dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Carlo Ottaviano Rabasco, un letterato misconosciuto nella Roma di Caravaggio e La Pallade ignuda di Lavinia Fontana), ha meritoriamente portato alla luce la personalità del Rabasco, intellettuale appunto sconosciuto ai più, specie in rapporto col tema della Pallade della pittrice bolognese Lavinia Fontana (della quale esistono due redazioni del tema pittorico). L’attenta disamina di Helen Langdon (London) è stata rivolta al tema relativo al famoso Amore vincitore Giustiniani del Merisi e al suo rapporto con il medesimo soggetto trattato da altri artisti (Caravaggio’s Cupid: Homage and Rivalry).
I motti di Margutte: Paolo Gualdo tra Roma e Veneto e i suoi rapporti con Caravaggio è il titolo dell’argomento presentato da Marco Pupillo (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), che si era già ampiamente occupato della questione inerente la percezione dell’arte del Caravaggio nell’ambiente curiale coevo in relazione alla nota lettera dell’agosto 1603 in cui il cardinale romano Ottavio Parravicini scrisse al suo antico amico vicentino Paolo Gualdo relativamente allo stile di Caravaggio. L’argomento era stato oggetto di un’altra relazione di Enrico Lucchese (giornata di studi La natura morta al tempo di Caravaggio, Monte Santa Maria Tiberina, 21-22 ottobre 2018), e da esso affiora il senso di profonda amicizia che si era creata tra i due religiosi, come ha rimarcato Pupillo. A chiudere la fruttuosa giornata di studi è stata la relazione di Emilio Russo (Sapienza-Università di Roma), che in assenza dello studioso, è stata letta da Laura Teza: Caravaggio tra Murtola e Marino è il titolo della ricerca che ha affrontato il noto rapporto di alcune opere del Merisi con l’attività letteraria di Gaspare Murtola e Giambattista Marino.
Come era prevedibile, molteplici sono stati gli interventi del numeroso e partecipe pubblico presente a questa prima giornata di studi, a conferma del sempre vivo interesse per tutte le problematiche inerenti la controversa personalità del grande Caravaggio, talvolta ancora posizionata all’interno di una sorta di visione “sdoppiata” tra le sue origini padane e la “misteriosa” comparsa a Roma, luogo della sua definitiva consacrazione (fonte: About Art online)