Sybille Ebert-Schifferer a 360° su Caravaggio: ”La diagnostica? Non è una ‘corrente’ della Storia dell’Arte. Il primo Caravaggio a Roma? Importanti i nuovi documenti, ma non ancora decisivi”

Intervista a Sybille Ebert-Schifferer 

–La prima cosa che vorrei mi chiarissi, se è possibile, riguarda il progetto di database che dovrebbe raccogliere tutto quanto concerne le opere di Caravaggio, sicure o meno, di cui però non sappiamo bene a che punto sia. 
R: In realtà questo progetto è in corso da anni, precisamente dal 2002, ed è partito come una vera e propria indagine sulla pittura a Roma dal 1580 al 1630; l’idea era, ed è, quella di rendere possibile trovare risposte, o almeno una serie di materiali in grado di poter chiarire i numerosi aspetti del caravaggismo ancora piuttosto oscuri, ma anche i motivi della sua clamorosa affermazione prima e del repentino tramonto poi, quali strati sociali e come riuscirono a trasmettere ad un intero contesto ambientale il loro apprezzamento per questa pittura rivoluzionaria, e ancora quali furono e se ci furono i modelli cui s’ispirò il genio lombardo come pure gli artisti a lui contemporanei e per finire quali elementi salienti possono essere catalogati tra quelli che verranno ripresi dalle generazioni successive. 
-Quindi un progetto di database a largo spettro, per così dire, non solo concernente Caravaggio
R: Si e non a caso gli abbiamo dato il nome di ArsRoma, proprio perché nasce con l‘idea di raccogliere e fare luce non solo sulle opere ma anche sui committenti, sugli altri artisti di quel contesto, sulle relazioni sociali che intercorrevano tra loro (chi era imparentato a chi?, chi aveva sposato chi? e così via), sulle loro frequentazioni laiche o religiose, sulle funzioni alle quali adempivano, ovviamente anche su tutti i documenti che li riguardano. Certo, poi è evidente che la massa documentaria più ampia riguarda soprattutto Caravaggio tanto che dal 2015 abbiamo fatto convergere nel progetto ArsRoma un database sul materiale diagnostico che lo riguarda ed abbiamo concluso la fase di sperimentazione con 110 opere di Caravaggio e di caravaggeschi
–Significa che questo materiale è già a disposizione?
R: In effetti sarà disponibile per gli studiosi spero già nel corso di questo anno 2018 ma solo via intranet, quindi eminentemente come occasione di studio, senza poter riprodurre o scaricare immagini; dobbiamo ancora raccogliere da ogni proprietario il consenso alla riproduzione delle opere, normalmente ci viene concesso. 
–Vuoi dire che in quel centinaio e passa di opere cui ti riferivi rientrano anche dipinti di privati? 
R: Beh, effettivamente se si vuol studiare bene la tecnica di Caravaggio occorre prendere in esame anche le copie o i dipinti di contemporanei, altrimenti non si capisce bene quale termine di paragone e di confronto si deve istruire e con cosa; bisogna avere materiale statistico valido se no non si capirà mai cosa possa avere avuto di tanto speciale la tecnica del Merisi. Naturalmente in primo luogo ci concentriamo sui dipinti in cui il materiale diagnostico è a disposizione e quindi ci può consentire di fare una cernita. Dopo di che, è ovvio che c’è anche qualche proprietario di quadro che ti dice “se non lo mettete come autentico di Caravaggio non vi concedo il materiale”, ma se si arriva a questo noi diciamo senz’altro di No, non si può fare. Voglio poi anche dire che ci sono musei, come Capodimonte, per fare un esempio, che hanno sottoscritto delle convenzioni con noi perché interessati al materiale anche per eventuali campagne future e con queste istituzioni si possono aprire delle collaborazioni importanti. 
–Quindi devo credere che tu personalmente credi molto o comunque affidi molta affidabilità alla indagine diagnostica
R: No, dico solamente che a mio parere è qualcosa di utile a verificare alcune cose particolari, e poi devo ammettere che per noi storici dell’arte l’interesse verso questa metodica nasce anche dal fatto che siamo sempre interessati a sapere tutto quanto si muove nel nostro settore di studi, al di là delle istanze attributive o anche commerciali; ricordi il titolo di una famosa esposizione curata anni fa da Mina Gregori? Era ‘come dipingeva Caravaggio’; ecco a noi studiosi affascina conoscere sempre meglio il suo metodo, sapere cosa avesse di speciale rispetto agli altri. Se è vero che egli nasce con una impronta di carattere veneto-lombarda ci interessa però poi verificare cosa può esserci stato di nuovo ed è questo che attira il nostro interesse, e non soltanto il nostro, di studiosi. 
–Ecco, ad esempio magari qualcosa di nuovo, come dici tu, potrebbe essere uscita dalla recente mostra milanese Dentro Caravaggio, curata da Rossella Vodret, per quanto concerne i disegni, soprattutto, visto che la grande messe di indagini effettuata su varie opere ritenute sicure del maestro, lo avrebbe alla fine certificato. 
R: Ma questo già si sapeva prima, lo avevo scritto anch’io nella mia monografia, in uno dei capitoli dedicato alle analisi; ovviamente occorre intendersi, Caravaggio disegnava alla veneta, non alla fiorentina, se posso semplificare il discorso, vale a dire sulla tela, sulla imprimitura, con il pennello; è un modo di disegnare questo, o no?
–E’ vero, però anche se, come dici tu, Caravaggio disegnasse alla veneta, questo contrasta con quanto tramandano le fonti, tutte concordi nel negare questa modalità esecutiva. 
R: Si, ma attento, perché tutte le fonti sono di parte e contrastano intenzionalmente il Merisi; non mi dire che a bottega del Peterzano non s’imparasse a disegnare! Per non parlare dei vari documenti del tempo che fanno cenno ai suoi ‘sbozzi’. 
–Visto allora che stiamo parlando delle fonti e dei documenti del tempo, vorrei sapere il tuo pensiero circa i ritrovamenti documentari di questi ultimi tempi, che spingerebbero l’arrivo dell’artista a Roma oltre il 1595, perché mi pare che tu sia tra quegli studiosi –pochi in verità- che esprimono dubbi in proposito. 
R: Cominciamo col dire che se ti riferisci alla partecipazione di Caravaggio alla cerimonia delle 40 ore documentata in quel periodo di tempo, la cosa è veramente curiosa; possibile che uno arriva a Roma e senza neppure prendere possesso di un alloggio, di una sistemazione, si rechi per prima cosa alla cerimonia delle 40 ore [...]

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