– Tra pochi giorni si aprirà a Parigi una importante mostra che vedrà a confronto due versioni di un capolavoro di Caravaggio, su cui i pareri degli addetti ai lavori si dividono, perché entrambe appaiono fortemente indiziate di autografia caravaggesca: la cosiddetta Maddalena Klein, già piuttosto conosciuta, studiata ed esposta varie volte e un’altra Maddalena in estasi che venne presentata quattro anni fa da Mina Gregori su “la Repubblica” ed esposta fino ad oggi solo a Tokyo. Tu, insieme a Francesca Cappelletti, siete le storiche dell’arte responsabili della mostra insieme a Pierre Curie (è il curatore del Museo Jacquemart-André, dove verranno esposte le opere, ndA), che però non mi pare sia noto come esperto ‘caravaggista’, ti chiedo quindi innanzitutto cosa vi ripromettete con questo evento; si tratta cioè di sciogliere, o comunque tentare di sciogliere, lo ‘storico’ enigma se Caravaggio abbia dipinto due testi dello stesso soggetto? E, a questo riguardo, ci sono novità che possano far pendere la bilancia a favore di una versione piuttosto che all’altra?
R: La mostra non nasce da un intento di connosseurship, ma da un’idea di Francesca Cappelletti e di Pierre Curie, che non è noto come specialista di Caravaggio, ma in occasione della mostra ha lavorato sulla giovinezza dell’artista, scrivendo un saggio nel catalogo, e si è cimentato su queste tematiche. L’idea risponde ad un’esigenza specifica, cioè quella di presentare anche a Parigi i lavori, almeno alcuni dei lavori, del genio lombardo, dal momento che stranamente nella capitale transalpina un evento del genere non si era ancora mai realizzato. Abbiamo quindi voluto che le due Maddalene in estasi fossero accostate per offrire agli studiosi ed al pubblico la possibilità di un confronto. In questo senso noi non siamo entrati nel merito dell’attribuzione, ma abbiamo messo a disposizione le opinioni già note sui dipinti, tenendo ovviamente presente che l’attribuzione al Merisi della Maddalena Klein risale al compianto Maurizio Marini, ragion per cui nel catalogo abbiamo formulato una scheda redazionale, dando conto delle opinioni degli studiosi, mentre per l’altra Maddalena, già esposta in una mostra a Tokyo nel 2017, la scheda è curata da Mina Gregori che la presenta come l’originale. Su questo aspetto non siamo intervenuti perché speriamo che si apra un dibattito tra gli studiosi, senza prevaricazioni o suggerimenti.
– State pensando di realizzare un convegno a questo proposito?
R: Si, a chiusura della mostra è previsto un convegno con l’obiettivo di discutere e raccogliere le impressioni e le idee degli specialisti, ribadendo che l’intento principale è proprio questo: offrire un’occasione di studio.
– Dal punto di vista stilistico ritieni personalmente che la Maddalena in estasi sia pertinente all’ultima fase della produzione di Caravaggio (1610) o non invece al tempo della fuga nei feudi Colonna presso Roma (1606)? E’ possibile, come sostiene qualche noto ‘caravaggista’ che Caravaggio abbia dipinto due versioni di questo soggetto, una a Paliano (appunto nei feudi di Costanza Colonna, dopo la fuga da Roma) ed una a Napoli?
R: Personalmente, dando credito agli antichi biografi, fino a qualche tempo fa pensavo che la Maddalena risalisse al 1606, quindi al tempo del soggiorno di Caravaggio, dopo la fuga da Roma, a Paliano, nei feudi Colonna. E tuttavia avendo ora potuto vedere direttamente una accanto all’altra le due versioni penso che abbia ragione chi – come Gianni Papi – sostiene da tempo una datazione al 1610, perché mi pare ci siano punti di contatto tra la Maddalena già esposta a Tokyo e la Sant’Orsola ora a Palazzo Zevallos a Napoli [...]
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