Regalata al Papa una copia della "Vocazione di san Matteo"


Un dipinto molto amato da Papa Francesco è la “Vocazione di San Matteo” del Caravaggio che si trova nella chiesa di san Luigi dei Francesi, tappa preferita dell’allora cardinale Bergoglio nelle sue visite romane. Stamani, a Casa Santa Marta, prima dell’udienza generale, Francesco ha ricevuto in regalo una copia del capolavoro di Merisi realizzato per l’occasione dalla Bottega Tifernate di Città di Castello, in provincia di Perugia, e donata dal suo fondatore Stefano Lazzari, ricevuto insieme ad una delegazione di vertici di Sky e di Vatican Media che insieme hanno lavorato nel film: “Caravaggio, l'anima e il sangue”. La copia è stata realizzata con una speciale tecnica detta "pictografia" (link) e sarà esposta al Collegio Santa Marta (link).
Al pontefice era stata di recente regalata dalla Commissione parlamentare antimafia, nella persona del suo presidente Rosy Bindi, una copia della "Natività" di Palermo, realizzata dall'artista di Sciacca Calogero Termine (link).

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"I bari" e la "Conversione di Saulo": i due nuovi murales di Ravo, a Londra e a Covo (BG)



Nell'ambito del suo progetto “Recupero del Classicismo del contemporaneo”, con cui si propone di trasformare il mondo in un’immensa galleria d’arte a cielo aperto riproponendo i grandi capolavori del passato e rendendoli accessibili a quante più persone possibile, l'artista Andrea 'Ravo' Mattoni ha realizzato due nuovi murales di dipinti di Caravaggio.
Si tratta de I bari, nei pressi della stazione londinese della overground di Haggerston e della Conversione di Saulo Odescalchi, a Covo in provincia di Bergamo.

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"Il Caravaggio scomparso riemerge in un’antica litografia di Philippe Benoist", di Michele Cuppone

Scoperta la più antica riproduzione dell'oratorio di San Lorenzo a Palermo, noto perché custodì la Natività di Caravaggio fino al 1969, anno in cui fu rubata. Si tratta di una litografia ottocentesca di Philippe Benoist

La litografia Eglise de la Compagnie de St. Laurent/Chiesa della Compagnia di San Lorenzo, di Philippe Benoist (part.)



È la più antica riproduzione dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Una bella riscoperta se, risalente a metà Ottocento, se n’era persa memoria. E a ragione, tenendo conto che fu pubblicata in un’opera bibliografica di fatto oggi irreperibile: si tratta della serie L’Italie Monumentale & Artistique. Vues et Monuments Dessinés d’après nature par Ph. Benoist et lithographiés aux deux crayons par Bachelier, Ph. Benoist, et Jacottet. Essa uscì a dispense tra 1845 e 1852, per gli editori parigini Bulla e Delarue, e volumi come questi prima o poi venivano smembrati per venderne le singole immagini impresse su ogni pagina. Ecco dunque che la Chiesa della Compagnia di San Lorenzo, così denominata nell’imprecisa didascalia bilingue, è stata appena acquisita sul mercato antiquario messinese per poi ora tornare felicemente in esposizione nel luogo dove fu concepita
Dell’autore Philippe Benoist, che si dedicò con esiti brillanti alla tecnica litografica illustrando “dal vero” monumenti e vedute nei suoi numerosi viaggi, è significativo sapere che fu allievo del padre della fotografia Daguerre. E meticolose appaiono appunto le sue riproduzioni, come si vede bene dall’interno dell’oratorio palermitano. Una scena, questa, che permette di tornare indietro nel tempo, nell’ambiente rimasto sì pressoché immutato da allora, ma vivacizzato dalla presenza in abiti dell’epoca di popolani e degli stessi artisti intenti a copiare. Per quanto inconcepibile oggi, fa persino sorridere sul lato destro il cagnolino in riposo sulle preziose panche intarsiate con avorio e madreperla. Dalla parte opposta, addossato alla base dell’arco trionfale, un vecchio modello di confessionale.
Estratta dalla sezione “Royaume de Naples” de L’Italie Monumentale, la litografia fu esposta nel 1848 allo storico Salon de Paris e risulta registrata al deposito legale nel maggio 1847. Già assente pertanto l’affresco della volta dei fratelli Giacinto e Domenico Calandrucci (1706-1707), crollato nel 1823 per un terremoto. Sono invece documentate alcune delle statuine, vandalicamente asportate anni fa, dei “teatrini” in stucco di Giacomo Serpotta con le storie dei santi Lorenzo e Francesco (1700-1705).
Per di più, cronologicamente successiva alle sue due copie antiche note (una a Catania e l’altra già in collezione Federzoni), Benoist ci restituisce una sorprendente riproduzione della Natività che Caravaggio dipinse nel 1600. Benché, nelle sue dimensioni ridotte e nella penombra del presbiterio, essa sia necessariamente stilizzata e con qualche ‘licenza’: forse mal interpretando lo sfondo scuro o comunque per questioni legate alla leggibilità dell’opera, il soffitto della capanna diventa un cielo con nubi. 
Su questa tenue immaginetta, tutto converge prospetticamente e si concentra l’attenzione dei tanti cultori del grande lombardo. Con l’auspicio che, ora che si è tornati a investigare sul furto avvenuto nel 1969, come questa litografia anche la Natività un giorno possa fare rientro a casa [...]

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"Caravaggio. Il vero Matteo". La prefazione di Antonio Paolucci e l'intervista a Sara Magister






Pubblicata ieri su L'Osservatore Romano la prefazione di Antonio Paolucci al volume di Sara Magister "Caravaggio. Il vero Matteo" (Campisano).

Nella stessa giornata è apparsa su About Art online un'intervista all'autrice, a cura di Pietro di Loreto.

Il volume sarà presentato giovedì 31 maggio presso l'Institut français da Antonio Paolucci. Partecipano Claudio Strinati e Fabio Isman.


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"La tela dei boss": la verità sul furto del Caravaggio. Un articolo di Michele Cuppone su ilsussidiario.net

Svelati nomi e circostanze secretate dalle fonti ufficiali intorno al furto del Caravaggio. E nella storia entra un giocattolaio di Massafra


La tela dei boss. Pentiti e segreti: la verità sul Caravaggio rubato. Con questo illustre richiamo si presenta il libro di Riccardo Lo Verso edito da Novantacento, dove il riferimento è naturalmente alla Natività trafugata nella notte fra 17 e 18 ottobre 1969 dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Da allora, mezzo secolo di indagini, testimonianze, speranze e delusioni, senza giungere alla soluzione del caso. Con il dipinto finito chissà dove e in quali mani, forse pure smembrato in pezzi da rivendere singolarmente con più facilità. Ma ciò che finalmente emerge ora è la ricostruzione pressoché puntuale del contesto in cui maturò il furto, dei suoi autori materiali (ladruncoli incoscienti del reale valore del capolavoro), del ruolo giocato in un secondo momento da Cosa Nostra che nella persona di Gaetano Badalamenti avocò a sé il quadro, fino alla sua vendita e spedizione alla volta della Svizzera. La storia è stata riportata più volte di recente, tra le pagine di cultura e di cronaca internazionali, a partire dalle relazioni prodotte dalla Commissione parlamentare antimafia; la stessa, al cui impulso si deve la riapertura del cold case per eccellenza dei furti d’arte. 
Lo Verso, professionista della cronaca giudiziaria, scovati i documenti originali, riesce a raccontare di più, rivelando persino dettagli e nomi secretati dalle fonti ufficiali. Il suo volume si presenta senza fronzoli in forma di un nutrito e dettagliato dossier: privo di illustrazioni, ma contenente gran parte delle riproduzioni dei verbali relativi agli interrogatori della seconda metà degli anni 90 e che costituiscono valore aggiunto per la pubblicazione. È inclusa pure la dattiloscritta nota informativa dell’ottobre 1969, punto di partenza delle successive ricerche, che oltretutto costituisce a suo modo un documento toccante. 
Ecco così che, una pennellata dopo l’altra, il quadro d’insieme si rende più chiaro, a partire da colloqui conclusi con un deludente “nulla da dichiarare” dei detenuti in ossequio al codice d’onore salvo, nei casi più fortunati, rilasciare poco dopo, a verbale chiuso, spontanee e preziose dichiarazioni riportate in successive relazioni di servizio. Le piste così aperte non risultano tutte o completamente affidabili e il lettore, acquisite più informazioni che poi comprende di doversi lasciare alle spalle, è come reso partecipe dell’affannoso iter investigativo. Con la ricostruzione dei fatti che passa inaspettatamente per un giocattolaio di Massafra (nel Tarantino), nel cui retrobottega cominciano a delinearsi alcuni punti fermi della vicenda. La storia del giocattolaio in particolare, sembra quasi scritta da un giallista, tanto da diventare il fulcro della narrazione. 
Frequenti sono le digressioni storiografiche su Cosa Nostra e le sue guerre interne che ben conosciamo. Esse spezzano talvolta il ritmo narrativo, nella messe di crimini e nomi. Ma è pur vero che sono necessarie a contestualizzare gli eventi, senza dimenticare che il volume nasce come allegato a un mensile di inchiesta (S, n. 109 di maggio) e alle aspettative di quei lettori viene incontro, pur approdando contestualmente in libreria come pubblicazione autonoma
L’autore sgombra il campo da vecchie ipotesi e versioni, risparmiandoci le più inverosimili. Come quella di un giovane Maurizio Marini che si intestava, unico fra gli storici dell'arte, il privilegio di aver visto il dipinto su invito dei mafiosi – in un momento in cui questo, sappiamo ora, aveva già lasciato l'isola. O ancora il giornalista Peter Watson che, come scrisse in ciò che era da considerarsi un semplice romanzo, si sarebbe trovato a trattarne la restituzione in Irpinia, giusto alla vigilia del terremoto, che avrebbe letteralmente inghiottito la tela. Per contro, per quanto rivelatesi tutte inconsistenti, si affacciano almeno una dozzina di piste, mai trapelate finora. Tra queste, alcune con finali a tinte fosche che vedrebbero il dipinto, ormai invendibile, "finito in un pozzo o in un cimitero"
Conclude il volume un saggio del professor Maurizio Vitella, che rende conto peraltro di scoperte fatte di recente su altro fronte, quello storico-artistico; "notazioni e deduzioni" che, egli scrive, "ci convincono sempre più della esecuzione della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco a Roma". È così messo in discussione lo stesso presunto soggiorno palermitano in cui, a lungo, si era pensato che l’artista avesse realizzato il dipinto. 
Curiosità: per un qualche motivo in copertina non appare il Caravaggio ma la sua riproduzione hi-tech (eppure non priva di alcune 'pecche' evidenziate dagli studiosi), ultimamente installata in oratorio e che all’occhio meno attento comincia a essere confusa con l’originale. Accolta con toni entusiastici dai media, non poteva indurre alla rassegnazione di aver perso per sempre la Natività, quasi in una sorta di riconciliazione sociale. Le indagini dell’Antimafia, e il libro di Lo Verso rivolgendosi a un ampio pubblico, ridestano l’attenzione generale e degli specialisti sul tema. In attesa se possibile di aggiungervi un capitolo a lieto fine.

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Mostra "Caravage à Rome, amis & ennemis", in autunno a Parigi al Musée Jacquemart-André


Nell'autunno 2018, Culturespaces e il Musée Jacquemart-André organizzano una mostra dedicata a Caravaggio, figura emblematica della pittura italiana del XVII secolo. Per questo evento unico, circa 10 capolavori dell'artista saranno riuniti in via del tutto eccezionale in Francia.

Una mostra evento
Provenienti dai più grandi musei italiani, come Palazzo Barberini, la Galleria Borghese e i Musei Capitolini a Roma, la Pinacoteca di Brera a Milano, i Musei di Strada Nuova a Genova o il Museo Civico Ala Ponzone a Cremona, queste tele straordinarie permetteranno di ripercorrere la carriera romana di Caravaggio fino all'esilio. Esse dialogheranno con le opere di illustri contemporanei, come il Cavalier d'Arpino, Annibale Carracci, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione o Ribera, al fine di svelare tutta la portata del genio innovatore di Caravaggio e di rendere conto dell'effervescenza artistica che regnava allora  nella Città eterna.

Un artista fuori dal comune nel cuore della scena romana
Nato nel 1571, Michelangelo Merisi, detto Caravaggio,  rivoluzionò la pittura italiana del XVII secolo attraverso il realismo delle sue tele e l'utilizzo innovativo del chiaroscuro, e divenne il più grande pittore naturalista del suo tempo.
L'esposizione sarà consacrata alla carriera romana di Caravaggio e all'ambiente artistico nel quale si è evoluta: come dimostrato dai più recenti studi, il pittore intrattenne relazioni strette con la cerchia intellettuale romana dell'epoca. La mostra si interesserà anche ai rapporti di Caravaggio con i collezionisti e gli artisti, ma anche con i poeti e gli eruditi del suo tempo, legami che non sono stati mai oggetto di un'esposizione.
Si tratterà anzitutto di evocare la vita a Roma all'inizio del XVII secolo, mostrando l'attività degli atelier dei grandi pittori, nei quali Caravaggio fa la gavetta. È anche in questo periodo che egli fa degli incontri che diventeranno determinanti per la sua carriera, quelli del marchese Giustiniani e del cardinale Francesco Maria del Monte: essi diventano i due più grandi mecenati di Caravaggio e gli affidano numerose e prestigiose committenze. Evocare questi collezionisti e il loro palazzi, frequentati dagli appassionati e dagli artisti, permetterà anche di mostrare l'influenza di Caravaggio e dei suoi temi sui pittori europei.
Dopo gli amici e i sostenitori di Caravaggio, la mostra proseguirà nel presentare i suoi nemici e rivali presenti sulla scena artistica romana di quel tempo. Caravaggio, che non voleva essere imitato e che lo fu suo malgrado, si è talvolta opposto ai suoi contemporanei, in occasione di discussioni, risse, e anche di processi.
La mostra si chiuderà sull'episodio della rissa del 1606, nel corso della quale Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni, e sugli ultimi giorni dell'artista a Roma. Condannato a morte in seguito a questa rissa fatale, Caravaggio è costretto all'esilio e muore nel 1610, senza essere potuto tornare a Roma.
Curatori della mostra sono Francesca Cappelletti e Pierre Curie.

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Il 30 maggio convegno a Palermo "Il Caravaggio rubato dalla mafia: una storia semplice. Le scoperte della commissione parlamentare antimafia"







I risultati dell'inchiesta sul Caravaggio sparito nel 1969 saranno illustrati il prossimo 30 maggio (ore 16) a Palermo in un convegno dal titolo Il Caravaggio rubato dalla mafia: una storia semplice. Le scoperte della commissione parlamentare antimafia, organizzato dal Comune presso l'Oratorio di San Lorenzo, dov'era collocato il capolavoro del Caravaggio.
Intervengono la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il professor Claudio Strinati, l'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice e il Procuratore della Repubblica Franco Lo Voi. Coordina Attilio Bolzoni.

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"Eco e Narciso". La mostra del rilancio delle Gallerie Nazionali Barberini-Corsini



Uno scrigno di tesori straordinari ma troppo a lungo trascurato, anche dal pubblico: la Galleria Nazionale Barberini – Corsini, nonostante i Raffaello, i Caravaggio, i Bernini, gli Holbein solo nel 2015, grazie alla riforma Franceschini, ha ottenuto la dignità giuridica di museo. Ed è stato il primo passo di un rilancio che, con l’inaugurazione di undici sale nuove, si avvia a compiere un nuovo salto verso la fruibilità che merita, che i cittadini meritano. «Il 18 maggio 2018 si conclude una storia cominciata nel 1949, quando lo Stato italiano acquistò Palazzo Barberini per farne la sede della Galleria Nazionale di Arte Antica. Il palazzo era a quel tempo in parte occupato dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate e oggi, dopo circa settant’anni, giunge al termine la tortuosa vicenda che ha condizionato lo sviluppo del museo fondato nel 1895 come pinacoteca nazionale», così l’annuncio seguito alla presentazione del nuovo itinerario espositivo e della mostra che inaugura questo nuovo corso.
Una mostra dedicata all’infinita ricerca degli artisti di un’immagine, di un’illusione, di un riflesso da cogliere e congelare nel tempo; una ricerca senza fine come quella Narciso (e la Galleria ospita proprio uno dei Narciso più celebri della storia dell’arte, quello attribuito a Caravaggio) innamorato della propria immagine riflessa nello stagno sino a morirne, incurante dell’amore che consumava la ninfa Eco. Ieri come oggi, questa ricerca non muta, sembrano volerci dire i curatori di “Eco e Narciso“: Flaminia Gennari Santori, direttrice della galleria nazionale d’arte antica e Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Museo statale delle Arti del XXI secolo (MAXXI) per un percorso che si snoda fra arte antica e arte contemporanea con opere provenienti dalle collezioni dei due musei nazionali.
Le nuove sale 
Nel Palazzo Barberini al quale lavorarono maestri del calibro di Bernini e Borromini, le undici nuove sale affacciate sui giardini, sono state restaurate tra il 2015 e il 2017, costituendo oltre 750 metri quadri di percorso espositivo nell’ala dell’”Appartamento nuovo”. Un’alternanza di monumentali sale di rappresentanza, spazi più intimi e capolavori architettonici recuperati alla fruibilità, come la Sala Ovale, voluta da Bernini a forma di ellisse; la Sala dei Paesaggi e la scala elicoidale di Francesco Borromini.
La mostra 
E’ in questi spazi ritrovati che si dipana la mostra “Eco e Narciso“: un confronto tra opere antiche (17) e contemporanee (21) che sonda la metafora di Narciso attraverso il ritratto e l’autoritratto, declinati in una molteplicità di sfumature. Il potere, l’erotismo, l’intimità, l’esotismo, la mondanità, la spiritualità, il concettuale, il grottesco [...]

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"Lo strano caso del Caravaggio scomparso" di Rosanna Dongarrà, presentazione a Palermo il 25 maggio

La presentazione avverrà alle 18 presso l'oratorio di San Lorenzo. Il libro è un romanzo ispirato alla dispersa Natività, ma con un capitolo finale dedicato a "La vera (o quasi) storia del furto del Caravaggio".


Un giallo che non ha mai trovato soluzione, uno dei furti d’arte più famosi al mondo: sulla sparizione della Natività del Caravaggio dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo sono state fatte mille ipotesi. E proprio in quel luogo, venerdì 25 maggio alle 18, sarà presentato in anteprima il romanzo “Lo strano caso del Caravaggio scomparso” di Rosanna Dongarrà. 
L’autrice ci propone la “sua” interpretazione originale e credibile, regalandoci un romanzo affascinante e godibilissimo. Che la mafia fosse coinvolta nella scomparsa dell’opera è cosa assai probabile. Ma quel furto potrebbe anche ricondurre alla mano insospettabile di qualcuno che non voleva che la tela finisse in pasto ai mafiosi, qualcuno magari del tutto inconsapevole del valore artistico di quel quadro. È possibile, allora, che quel 18 ottobre del 1969, la Natività non sia stata rubata ma, semplicemente, salvata? 
Ne parleranno, insieme all’autrice, Francesco Nuccio, redattore capo Ansa Sicilia, Bernardo Tortorici, presidente degli Amici dei musei siciliani, Umberto Santino, presidente del Centro Peppino Impastato, Salvatore Ferlita, giornalista e Laura Francesca Di Trapani, scrittrice e storica dell’arte e curatrice indipendente. 
A distanza di quasi cinquant’anni, del furto del Caravaggio dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo si sa veramente poco o nulla. Poche notizie e per di più frammentate, molte congetture, teorie e mezze verità. Il celebre furto che ha coperto le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, rimane tuttora avvolto nelle fitte nebbie dell’ignoto così come sconosciuto rimane il luogo dove in polvere, brandelli o tutta intera riposa la tela che, insieme a quella napoletana del Martirio di Sant’Orsola, dovrebbe costituire l’ultima produzione artistica di Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come il Caravaggio (fonte: comunicato stampa).

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A Porto Ercole il museo su Caravaggio senza sue opere ma solo riproduzioni

Lʼoperazione dovrebbe costare un milione e 150mila euro, vale a dire il 5% del bilancio del comune grossetano di Monte Argentario

Un museo dedicato al Caravaggio ma senza nemmeno un suo quadro, bozzetto o studio preliminare. Non è un ossimoro ma quanto si appresta a realizzare il comune di Monte Argentario nella frazione di Porto Ercole (Grosseto) sotto la supervisione di Claudio Strinati, uno dei massimi esperti di Michelangelo Merisi. La galleria ospiterà soltanto riproduzioni delle opere del pittore lombardo, ma assicurano i fautori dell'iniziativa, tutte in alta risoluzione.
Come riferiscono Sergio Rizzo sulle colonne di "Repubblica" [del 14 maggio 2018, ndC400] e "Il Tirreno", l'operazione dovrebbe costare un milione e 150mila euro derivanti dal bilancio del comune di Monte Argentario che in totale vale 23 milioni e mezzo, incidendo quindi per il 5% della spesa totale della cittadina. Il cospicuo investimento dovrebbe servire alla costruzione del museo al posto di un vecchio asilo in rovina e in cima a una collina.
Non solo: i fondi pubblici stanziati dall'amministrazione andranno a coprire le spese per la riproduzione su tela o pvc dei capolavori del Caravaggio che così potranno essere esibiti pur in mancanza degli originali, sparsi tra Galleria degli Uffizi, Pinacoteca Ambrosiana, Louvre e molti altri musei sparsi in giro per il mondo (fonte: TGCOM24).

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"Le donne e Caravaggio. Dentro e fuori dai quadri", conferenza di Michele Di Sivo e Francesca Curti il 16 maggio a Ladispoli

Presentazione di "Caravaggio. Il vero Matteo" di Sara Magister, il 31 maggio a Roma



Giovedì 31 maggio alle 18:30, a Roma presso l'Institut français - Centre Saint-Louis (largo Toniolo 22), sarà presentato il volume Caravaggio. Il vero Matteo, di Sara Magister.
L'incontro con l'autrice sarà introdotto da Antonio Paolucci. Partecipano inoltre Claudio Strinati e Fabio Isman.
Il volume, edito da Campisano, contiene peraltro contributi di Antonio Paolucci e di Michele Cuppone.

Nei racconti del Vangelo, Matteo è un “pubblicano”, uno che riscuote le tasse per conto dei romani, un infame che collabora con l’oppressore. Eppure Gesù lo vede, lo chiama. E lui lascia tutto e lo segue. Sarà apostolo ed evangelista. Sedici secoli dopo, a Roma, chiedono a un pittore nemmeno trentenne, noto come il Caravaggio, di dipingere quella chiamata per la chiesa di S. Luigi dei Francesi. La committenza è esigente. Vuole fedeltà al testo evangelico, ma anche capacità di renderlo attuale, come il Concilio di Trento ha prescritto agli artisti. La risposta del Caravaggio è geniale. Fa irrompere il Cristo in un vicolo della Roma del 1600, nella stamberga di un usuraio. E lì, tra quegli uomini, giovani e maturi, affaccendati attorno a un tavolo su cui si contano monete, chi è il Matteo che Gesù chiama? È l’uomo d’età, ben vestito, che sta al centro e si volta con sguardo incuriosito e turbato? O è invece il giovane a capo del tavolo, incurvato sui soldi, il più lontano di tutti, ma sulle cui spalle si posa la luce calda e accogliente della Grazia? La scelta del Caravaggio fu netta, rivoluzionaria. E decretò l'immediato e travolgente successo del suo dipinto, tra i cuori semplici del popolo, ma ancora più tra i dotti. Il “vero” Matteo è colto nell’attimo del dramma interiore, della scelta tra le due vie del ma-le e del bene, della soglia decisiva su cui anche lo spettatore riluttante è trascinato invincibilmente, alla vista di questo capolavoro della pittura di ogni tempo, ancora oggi straordinariamente attuale.

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[NEW] Leggi la rassegna stampa completa sul volume


Relazione sul furto della "Natività" del Caravaggio: finalmente consultabile il documento integrale



Finalmente consultabile la relazione sul furto della Natività del Caravaggio, redatta dalla Commissione parlamentare antimafia della XVII legislatura. Il documento, approvato il 21 febbraio 2018, non era stato subito diffuso online. Alcune anticipazioni erano state comunque date peraltro in un articolo apparso sul primo numero di The Art Newspaper Daily (LINK) e poi, più dettagliatamente, in un altro pubblicato su ilsussidiario.net (LINK).
La relazione - Doc. XXIII, n. 44 - pur secretando alcune informazioni utili al prosieguo delle indagini, fornisce molti dettagli relativi ai primi sei mesi circa dalla sparizione del quadro, precisando il contesto in cui avvenne, gli attori coinvolti e i primi spostamenti dell'opera trafugata, prima della partenza alla volta della Svizzera.
Se dopo quasi mezzo secolo dall'ottobre 1969 si è tornati a parlare, più concretamente, di quanto avvenuto all'epoca, si deve certamente alla Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi. Essa ha difatti inteso assumere un'autonoma iniziativa di indagine volta a dare un nuovo impulso per la ricostruzione dei fatti e, da qui, eventualmente, per la ripresa delle ricerche di un’opera di elevato valore simbolico anche per la lotta alla mafia.

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Il Caravaggio di Milo Manara in edicola in una nuova collana, con copertina inedita e stampa da collezione

La copertina e la stampa da collezione del volume "Caravaggio. La tavolozza e la spada"








È in edicola con il «Corriere della Sera» il primo volume della nuova collana Manara artist collection, una serie di trenta uscite in grande formato cartonato dedicate alle opere del maestro del fumetto italiano, celebre a livello internazionale per le sue creazioni. Il primo titolo, in vendita anche in abbinamento alla «Gazzetta dello Sport» al prezzo lancio di € 7,99 più il prezzo del quotidiano, è Caravaggio. La Tavolozza e la Spada (tutte le altre uscite saranno in edicola al costo di € 14,99). 
Insieme a ogni uscita sarà regalata anche una stampa da collezione, nel quale l’autore ripercorre la storia dell’arte attraverso uno sguardo originale, reinterpretando e rivisitando celebri capolavori in chiave indiscreta e ironica. 
Tutte le copertine di queste edizioni sono inedite, disegnate dallo stesso Manara per i due quotidiani. Tra le prossime uscite della serie, tutte settimanali: Tutto ricominciò con un’estate indiana (11 maggio); Gulliveriana (18 maggio); Il gioco (25 maggio); Viaggio a Tulum (primo giugno)

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"L'eredità di Caravaggio. Capolavori in luce", in mostra a Bergamo fino al 31 maggio

La sconvolgente raffigurazione della realtà tramite lo studio della luce artificiale, ottenuta da Caravaggio nel primo decennio del XVII secolo, lasciò una concreta eredità nelle opere dei suoi seguaci, non soltanto italiani ma anche stranieri. Attraverso le opere di Matthias Stom, Francesco Buoneri detto Cecco del Caravaggio, Giuseppe Vermiglio, Simon Vouet, Giovanni Lanfranco, Antonio d'Enrico detto Tanzio da Varallo, si cercano di evidenziare alcune delle diverse declinazioni che il “caravaggismo” assunse tra il secondo e il quinto decennio del Seicento. 
Il nucleo principale della rassegna è costituito da opere di Matthias Stom (Paesi Bassi, 1600 circa – post 1645), tra le quali l'intensa Guarigione di Tobi e la rara iconografia di Dedalo attacca le ali ad Icaro di provenienza romana, approdate a Bergamo alla fine del XVIII secolo e tutt'ora conservate presso una storica collezione privata. Il percorso espositivo prosegue con alcune importanti opere che fanno parte della Collezione Banco BPM, il Ritratto della famiglia dell'artista di Giovanni Lanfranco (Parma, 1582 – Roma, 1647), la Vergine addolorata di Simon Vouet (Parigi, 1590 – 1649) e la Battaglia di Sennacherib di Tanzio da Varallo (Alagna Valsesia, 1582 – Varallo, 1633) bozzetto preparatorio per la grande pala realizzata nel 1629-1630 all'interno della cappella Nazari in San Gaudenzio a Novara. 
L'influenza di Caravaggio risulta evidente nell'opera di Giuseppe Vermiglio (Milano, 1587 – post 1635) raffigurante Giuditta con la testa di Oloferne, 1615-1620 in prestito dal Museo Civico di Vicenza – Palazzo Chiericati, che riprende uno dei temi prevalenti del periodo barocco, in cui le passioni violente a volte conducono i protagonisti ad esiti fatali. A rappresentare esperienze coeve ma che esularono dal caravaggismo, giunge infine, dallo stesso museo vicentino, l'ospite della mostra, la magnifica tela con Le Quattro età dell'uomo, 1625 c. dove è evidente la lezione del maestro Rubens, soprattutto nella resa delle figure e nei loro incarnati. 
La mostra a Palazzo Creberg, dal 4 al 31 maggio 2018, prevede tre fine settimana di apertura (5/6 – 12/13 – 19/20 maggio), ingresso libero, visite guidate gratuite (per chi lo desidera) e catalogo illustrato in distribuzione gratuita. L'apertura nei giorni feriali segue gli orari della filiale del Credito Bergamasco-Banco BPM di Largo Porta Nuova. 
Inoltre prosegue il programma dei Grandi Restauri sostenuti e realizzati dalla Fondazione Credito Bergamasco nella convinzione che le opere d'arte siano beni insostituibili. In questa occasione, nella Sala Consiglio del Credito Bergamasco, saranno esposti cinque capolavori di Francesco Capella (Venezia 1711 - Bergamo 1784) al termine delle rispettive operazioni di restauro. Al centro della sala, i visitatori potranno ammirare la pala con il Martirio di Santo Stefano della Parrocchia di Santo Stefano a Carobbio degli Angeli ripristinata da Andrea Lutti e Sabrina Moschitta (fonte: LombardiaPress).

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Sybille Ebert-Schifferer a 360° su Caravaggio: ”La diagnostica? Non è una ‘corrente’ della Storia dell’Arte. Il primo Caravaggio a Roma? Importanti i nuovi documenti, ma non ancora decisivi”

Intervista a Sybille Ebert-Schifferer 

–La prima cosa che vorrei mi chiarissi, se è possibile, riguarda il progetto di database che dovrebbe raccogliere tutto quanto concerne le opere di Caravaggio, sicure o meno, di cui però non sappiamo bene a che punto sia. 
R: In realtà questo progetto è in corso da anni, precisamente dal 2002, ed è partito come una vera e propria indagine sulla pittura a Roma dal 1580 al 1630; l’idea era, ed è, quella di rendere possibile trovare risposte, o almeno una serie di materiali in grado di poter chiarire i numerosi aspetti del caravaggismo ancora piuttosto oscuri, ma anche i motivi della sua clamorosa affermazione prima e del repentino tramonto poi, quali strati sociali e come riuscirono a trasmettere ad un intero contesto ambientale il loro apprezzamento per questa pittura rivoluzionaria, e ancora quali furono e se ci furono i modelli cui s’ispirò il genio lombardo come pure gli artisti a lui contemporanei e per finire quali elementi salienti possono essere catalogati tra quelli che verranno ripresi dalle generazioni successive. 
-Quindi un progetto di database a largo spettro, per così dire, non solo concernente Caravaggio
R: Si e non a caso gli abbiamo dato il nome di ArsRoma, proprio perché nasce con l‘idea di raccogliere e fare luce non solo sulle opere ma anche sui committenti, sugli altri artisti di quel contesto, sulle relazioni sociali che intercorrevano tra loro (chi era imparentato a chi?, chi aveva sposato chi? e così via), sulle loro frequentazioni laiche o religiose, sulle funzioni alle quali adempivano, ovviamente anche su tutti i documenti che li riguardano. Certo, poi è evidente che la massa documentaria più ampia riguarda soprattutto Caravaggio tanto che dal 2015 abbiamo fatto convergere nel progetto ArsRoma un database sul materiale diagnostico che lo riguarda ed abbiamo concluso la fase di sperimentazione con 110 opere di Caravaggio e di caravaggeschi
–Significa che questo materiale è già a disposizione?
R: In effetti sarà disponibile per gli studiosi spero già nel corso di questo anno 2018 ma solo via intranet, quindi eminentemente come occasione di studio, senza poter riprodurre o scaricare immagini; dobbiamo ancora raccogliere da ogni proprietario il consenso alla riproduzione delle opere, normalmente ci viene concesso. 
–Vuoi dire che in quel centinaio e passa di opere cui ti riferivi rientrano anche dipinti di privati? 
R: Beh, effettivamente se si vuol studiare bene la tecnica di Caravaggio occorre prendere in esame anche le copie o i dipinti di contemporanei, altrimenti non si capisce bene quale termine di paragone e di confronto si deve istruire e con cosa; bisogna avere materiale statistico valido se no non si capirà mai cosa possa avere avuto di tanto speciale la tecnica del Merisi. Naturalmente in primo luogo ci concentriamo sui dipinti in cui il materiale diagnostico è a disposizione e quindi ci può consentire di fare una cernita. Dopo di che, è ovvio che c’è anche qualche proprietario di quadro che ti dice “se non lo mettete come autentico di Caravaggio non vi concedo il materiale”, ma se si arriva a questo noi diciamo senz’altro di No, non si può fare. Voglio poi anche dire che ci sono musei, come Capodimonte, per fare un esempio, che hanno sottoscritto delle convenzioni con noi perché interessati al materiale anche per eventuali campagne future e con queste istituzioni si possono aprire delle collaborazioni importanti. 
–Quindi devo credere che tu personalmente credi molto o comunque affidi molta affidabilità alla indagine diagnostica
R: No, dico solamente che a mio parere è qualcosa di utile a verificare alcune cose particolari, e poi devo ammettere che per noi storici dell’arte l’interesse verso questa metodica nasce anche dal fatto che siamo sempre interessati a sapere tutto quanto si muove nel nostro settore di studi, al di là delle istanze attributive o anche commerciali; ricordi il titolo di una famosa esposizione curata anni fa da Mina Gregori? Era ‘come dipingeva Caravaggio’; ecco a noi studiosi affascina conoscere sempre meglio il suo metodo, sapere cosa avesse di speciale rispetto agli altri. Se è vero che egli nasce con una impronta di carattere veneto-lombarda ci interessa però poi verificare cosa può esserci stato di nuovo ed è questo che attira il nostro interesse, e non soltanto il nostro, di studiosi. 
–Ecco, ad esempio magari qualcosa di nuovo, come dici tu, potrebbe essere uscita dalla recente mostra milanese Dentro Caravaggio, curata da Rossella Vodret, per quanto concerne i disegni, soprattutto, visto che la grande messe di indagini effettuata su varie opere ritenute sicure del maestro, lo avrebbe alla fine certificato. 
R: Ma questo già si sapeva prima, lo avevo scritto anch’io nella mia monografia, in uno dei capitoli dedicato alle analisi; ovviamente occorre intendersi, Caravaggio disegnava alla veneta, non alla fiorentina, se posso semplificare il discorso, vale a dire sulla tela, sulla imprimitura, con il pennello; è un modo di disegnare questo, o no?
–E’ vero, però anche se, come dici tu, Caravaggio disegnasse alla veneta, questo contrasta con quanto tramandano le fonti, tutte concordi nel negare questa modalità esecutiva. 
R: Si, ma attento, perché tutte le fonti sono di parte e contrastano intenzionalmente il Merisi; non mi dire che a bottega del Peterzano non s’imparasse a disegnare! Per non parlare dei vari documenti del tempo che fanno cenno ai suoi ‘sbozzi’. 
–Visto allora che stiamo parlando delle fonti e dei documenti del tempo, vorrei sapere il tuo pensiero circa i ritrovamenti documentari di questi ultimi tempi, che spingerebbero l’arrivo dell’artista a Roma oltre il 1595, perché mi pare che tu sia tra quegli studiosi –pochi in verità- che esprimono dubbi in proposito. 
R: Cominciamo col dire che se ti riferisci alla partecipazione di Caravaggio alla cerimonia delle 40 ore documentata in quel periodo di tempo, la cosa è veramente curiosa; possibile che uno arriva a Roma e senza neppure prendere possesso di un alloggio, di una sistemazione, si rechi per prima cosa alla cerimonia delle 40 ore [...]

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Costantino D'Orazio sul furto della "Natività" di Palermo di Caravaggio



Nella puntata dell'1 maggio 2018, Uno Mattina ha dedicato uno spazio ai capolavori di PalermoCapitale Italiana della Cultura 2018
Ospite in studio lo storico dell'arte Costantino D'Orazio, che si è soffermato in particolare sull'oratorio di San Lorenzo e sui preziosi stucchi di Giacomo Serpotta che lo decorano. Non poteva mancare un accenno alla Natività di Caravaggio, un tempo sull'altare dell'oratorio prima del clamoroso furto del 1969:

Sull'altare dell'oratorio di San Lorenzo oggi c'è una riproduzione fatta al computer ... di un grandissimo capolavoro di Caravaggio che è stato trafugato nel 1969, si dice dalla mafia. Non è più stato ritrovato e un giovane studioso che si chiama Michele Cuppone - che ha dedicato tantissimi anni allo studio di questo dipinto - proprio recentemente ha raccolto alcune testimonianze  in ultimi processi a dei pentiti, che raccontano del fatto che probabilmente questo quadro bellissimo, questa Natività, è stato tagliato, tagliuzzato in varie parti, per essere venduto, smembrato, in giro per il mondo - perché il mercato clandestino delle opere d'arte è molto fiorente e quando parli di frammenti di Caravaggio ovviamente raccogli il massimo che puoi ... Non sarà più ritrovato probabilmente: è più facile ritrovare un quadro intero per le forze dell'ordine, ma nel momento in cui viene tagliato, ovviamente è impossibile. Si parlava del fatto che fosse stato utilizzato per riunioni di mafia, che fosse stato utilizzato come 'tappetino' ai piedi di un letto e invece no, pare che ormai sia in tanti frammenti.

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