Caravaggio e i caravaggeschi (ri)portano Roma a Potsdam

Da Palazzo Barberini 54 opere in mostra al museo ospitato nel Palast Barberini della città tedesca. L’occasione è la rassegna dedicata alla «vie del Barocco», che ruoterà attorno al "Narciso" attribuito a Caravaggio

Quando si accede al salone d’ingresso e lo sguardo si alza verso l’alto, Il trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona illumina e confonde. Siamo ancora a Potsdam o siamo a Roma a Palazzo Barberini? È un magnifico effetto ottico, naturalmente, grazie a sei proiettori che riproducono con precisione millimetrica l’affresco del maestro toscano nella volta del grande spazio rettangolare. Ma la risposta al quesito non è univoca. Perché se non siamo nella città eterna, ci troviamo comunque in un Museum Barberini. Quello della capitale del Brandeburgo, appunto, capolavoro barocco voluto da Federico II di Prussia che si ispirò all’originale romano al punto da dargli lo stesso nome, Palast Barberini, distrutto dai bombardamenti alleati del 1945 e ricostruito com’era e dov’era tra il 2013 e il 2016. 
L’occasione è la mostra Wege des Barock, le «vie del Barocco», aperta fino al 6 ottobre e curata dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma e dal Museum Barberini di Potsdam. Ben 54 opere della collezione romana hanno fatto il lungo viaggio verso la città che i sovrani di Prussia vollero polo artistico e culturale, contrapposto alla ferrigna Berlino, simbolo e laboratorio di tutte le loro inclinazioni militariste e ambizioni egemoniche. Un prestito «eccezionale», per numero e qualità delle opere, come ha sottolineato l’ambasciatore italiano in Germania, Luigi Mattiolo, che conferma «la profondità della collaborazione tra le istituzioni museali italiane e tedesche».
La star dell’allestimento è Caravaggio, ma a dargli spessore e rigore filologico sono i caravaggeschi del Sud e quelli del Nord, plastica dimostrazione della dimensione europea della pittura barocca, che da Roma catturò un’intera generazione di artisti dalla Spagna alle Province Unite. «La nostra mostra — spiega Ortrud Westheider, direttrice del museo di Potsdam — presenta lo sviluppo del Barocco a Roma a partire dal Caravaggio e la sua diffusione in tutta l’Europa». 
Co-curatrice di Wege des Barock è Flaminia Gennari Santori, che dirige le Gallerie Barberini Corsini e non si stanca di sottolineare «gli impulsi che Michelangelo Merisi e i suoi epigoni italiani diedero alla pittura nordeuropea». Con lei e Westheider, un team di tre persone ha lavorato in perfetta intesa: Maurizia Ciccone e Michele di Monte per la parte italiana, Inés Richter Musso per quella tedesca.
Cuore dell’esposizione brandeburghese, pietra angolare che fa da fondamento e ispirazione a tutto il resto, è il Narciso del, o meglio attribuito al, Caravaggio. Dalla drammatica raffigurazione del mito, secondo il racconto di Ovidio, prendono le mosse gli altri due percorsi della mostra: le opere commissionate da un mecenate d’eccezione, il cardinale Maffeo Barberini poi Papa Urbano VIII, del quale la mostra propone un ritratto di Gian Lorenzo Bernini. E le allegorie di tanti caravaggeschi che provarono ad ammorbidire il realismo e i drammatici contrasti del genio milanese, pur movendosi nel suo solco. Alcuni capolavori per il tutto: Amor Sacro e Amor Profano di Giovanni Baglione, la Trasfigurazione di Giovanni Lanfranco, Venere e l’Adone morente di Jusepe de Ribera, il San Francesco sorretto dall’Angelo di Orazio Gentileschi e ancora La Musica e La Poesia di Salvator Rosa. 
Due quadri memorabili chiudono la mostra di Potsdam in modo intelligente e singolare. Sono le uniche opere dell’allestimento che non provengono da Roma, ma che nella loro genesi raccontano quanto l’arte barocca italiana fosse una vera ossessione per i sovrani di Prussia, oltre a rendere omaggio a una grande artista, sola donna nel cielo del Barocco. Fu Federico il Grande infatti che nel 1768 volle per il suo Neuen Palais Lucrezia e Sesto Tarquinio e Betsabea al bagno di Artemisia Gentileschi. 

L’evento 
La mostra Wege des Barock (cioè: le vie del Barocco) è aperta fino al 6 ottobre a Potsdam, in Germania, ed è curata dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma e dal Museum Barberini della città del Brandeburgo. L’istituzione romana ha prestato al Museum Barberini 54 opere della sua collezione, tra le quali il Narciso attribuito a Caravaggio. Esposti anche due dipinti di Artemisia Gentileschi conservati a Potsdam. La mostra è stata curata da Ortrud Westheider e Flaminia Gennari Santori con Maurizia Ciccone, Michele di Monte e Inés Richter Musso (fonte: Corriere.it).

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