Michelangelo Merisi da Caravaggio, di cui ricorre quest’anno il 450° anniversario della nascita, è uno dei pittori più rivoluzionari dell’arte italiana.
Osservatore finissimo ed esecutore sorprendente per l’uso magistrale, quasi teatrale, che fece di luce e ombra, fu sempre in viaggio su un ottovolante emotivo tra assoluta genialità e violenza: si trovò spesso coinvolto in risse e fatti di sangue e venne addirittura condannato a morte per omicidio.
L’aggettivo che meglio profila il Merisi è sicuramente “inquieto”, mai domo, sempre alla ricerca di soggetti della quotidianità da utilizzare come modelli per le sue tele, spesso di argomento sacro. I protagonisti dei dipinti caravaggeschi vengono dalla strada e dagli ambienti più impensabili in relazione opere pittoriche commissione da nobili ed ecclesiastici: i bacchini di Caravaggio sono ragazzi di strada, le figure sacre popolani e popolani che portano sul volto le fatiche e gli stenti. Un gesto che fece grande scalpore fu l’aver utilizzato come modello per la ”Morte della Vergine” una prostituta annegata nel Tevere coi tratti stravolti, che non certo trasmetteva la serenità tipica di un addormentamento, quale la Morte di Maria avrebbe richiesto secondo i committenti.
Quelli di Caravaggio sono volti che provano sentimenti veri, che urlano, bramano, soffrono. Le opere che ne derivano sono di un realismo misto a teatralità che non lascia mai indifferenti, trasmettendo un caleidoscopio di stati emotivi. La serenità di un quadretto familiare è rappresentata nel “Riposo dopo la fuga in Egitto”, dove però si osserva un richiamo alla fragilità della vita nel minimo particolare della corda di violino spezzata; commozione e pietas sono invece ispirati nell’intenso “Sette opere di misericordia”, una compenetrazione di amore e dolore; dalla tela “Decollazione di San Giovanni Battista” irrompono violenza ..... CONTINUA A LEGGERE SU FARODIROMA.IT