Una ricorrenza storica, è davvero il caso di dire. Ed è un’atmosfera di vivo interesse e trepidante attesa quella che si respira nel Salone del Ministro al Collegio Romano, fra le decine di studiosi, storici e critici dell’arte, giornalisti e uomini dei media accorsi per la conferenza stampa del Comitato Nazionale per il IV Centenario della morte di Caravaggio. Maurizio Calvesi, Presidente del Comitato e moderatore della mattinata, illustra un programma ricco (per un finanziamento totale di 300mila euro in tre anni) e veramente degno di nota (per l’elenco dettagliato si rimanda al sito dell’ufficio stampa Rosi Fontana). Una serie di iniziative e attività che si prefigge anche di restituire un’immagine più veritiera del genio lombardo, sfrondata, anzitutto, da un punto di vista biografico, dai luoghi comuni che si sono consolidati nel tempo. Le umili origini, l’omosessualità e la maldicenza di un uomo senza Dio sono tutte infondatezze da sfatare (nate per lo più in epoca ottocentesca, con l’intento forzato di costruire un’immagine di “artista maledetto”, assimilabile al contemporaneo Rimbaud): in realtà egli è nato in una famiglia piuttosto benestante, essendo il padre amministratore dei Marchesi Sforza da Caravaggio, abbiamo poi testimonianze di sole frequentazioni eterosessuali con le prostitute-modelle del Campo Marzio, ed infine era votato a una religiosità di tipo pauperistico di stampo lombardo. Proprio all’idea di restituire l’immagine del “vero” Caravaggio, nell’accezione più propriamente artistica, si lega la brillante quanto semplice intuizione di Claudio Strinati, ideatore della mostra presso le Scuderie del Quirinale, che propone “soltanto” 24 capolavori del maestro, di accertata autografia, provenienti da tutto il mondo.