“Caravaggio, Giordano Bruno e l’invisibile natura delle cose”. Due giganti dell’arte e del pensiero a confronto nel nuovo libro de L’Asino d’oro in uscita il 20 maggio. Prefazioni di Claudio Strinati e Michele Ciliberto. Scritto da Anna Maria Panzera, storica dell’arte, esamina in parallelo vita e opere dei due grandi personaggi che a fine ‘500 si sfiorarono senza mai incontrarsi.
Caravaggio e Giordano Bruno: due giganti dell’arte e del pensiero, solitari e ribelli, accomunati dalla ricerca della fantasia delle immagini, l’uno attraverso gli scuri dei suoi quadri inimitabili, l’altro mediante la scrittura e parola interiore. I due grandi personaggi, le cui vite alla fine del ‘500 “si passano accanto” senza mai incontrarsi, sono i protagonisti di “Caravaggio, Giordano Bruno e l’invisibile natura delle cose”, di Anna Maria Panzera, studiosa e storica dell’arte, il volume in uscita il 20 maggio 2011 per L’Asino d’oro edizioni (collana “Le Gerle”) in tutte le librerie d’Italia.
“Se per Bruno e Caravaggio immaginare, vedere esteriore e visione interiore erano la vita stessa, come e in che misura ciò avvenne? Il libro della Panzera è la risposta a tale quesito”, afferma il professor Claudio Strinati, autore di una delle due prefazioni assieme al filosofo Michele Ciliberto, per il quale l’autrice si avvicina a “un tema antico con occhi nuovi”. Indagata nelle sue più profonde motivazioni etiche, estetiche ed epistemologiche, la questione del rapporto tra il pensiero di Giordano Bruno e l’arte di Michelangelo Merisi da Caravaggio, forse tra le più dibattute dell’intera storia dell’arte italiana, si dipana in 180 pagine chiare ed intense.
Un rapido affresco storico introduce il volume che si addentra poi nelle opere degli autori, cercandone i punti di contatto, “ma sempre restituendoli alle rispettive identità”, dice nell’introduzione Anna Maria Panzera che intitola il secondo, fondamentale capitolo “Vedere e dipingere: vista degli occhi e visione interiore”. Caravaggio e Giordano Bruno non hanno lasciato reciproche testimonianze di una conoscenza o una vicinanza reciproca. Entrambi condussero una vita singolare, in epoche che si sfiorano. Esistenze strettamente legate alle loro opere. “La storia li ha trattati da eretici - scrive l’autrice - li ha anche temporaneamente disdegnati, poi rivalutati, infine trasformati in miti”.
“E’ la valorizzazione della tematica dell’ombra e dell’umbratilità”, la suggestione più importante del libro di Anna Maria Panzera, per Ciliberto secondo il quale l’aggancio tra le due geniali personalità si trova nel distacco che l’autrice opera tra Caravaggio e la nuova scienza galileiana e nell’evidenza della distanza di Giordano Bruno dall’ideologia dell’Umanesimo. Tra continui rimandi storici e filosofici, “Caravaggio, Giordano Bruno e l’invisibile natura delle cose”, che si avvale di un cospicuo apparato iconografico dei quadri del Merisi citati, pone in contrappunto dipinti e scrittura, a iniziare dall’incredibile “Canestra di frutta” dell’artista lombardo e da quello che ne “Il Candelaio” dice il Nolano di sé. “Giordano Bruno fece della fantasia una struttura della conoscenza - scrive a conclusione del libro Anna Maria Panzera -; per Michelangelo Merisi essa fu la struttura stessa dell’esistenza. Furono un’onda di piena. Il mondo, per un po’ di tempo, dovette dimenticarsi di loro”.