Le parole di Caravaggio verbalizzate dai documenti
giudiziari sono solo la testimonianza di una realtà quasi
esclusivamente romana, nella quale si trovava a vivere un
giovane spericolato e intraprendente.
La Roma del suo tempo,
il fitto intreccio di strade la notte dove i ladri la
facevano da padroni. Campo Marzio, il quartiere a sud del
porto di Ripetta, tra le chiese di Sant’Agostino e San
Luigi dei Francesi, la Minerva e il Corso. Roma della
Controriforma pullulava infatti di sfaccendati malviventi,
ladri e assassini. E quindi per farsi rispettare in un
ambiente violento, oltre a girare armati di spada e pugnale
bisognava mettere in mostra forza e carattere. Le offese
andavano vendicate in modo energico e qualche volta anche a
prezzo della vita. In questi verbali romani si rileva anche
la capacità di Caravaggio di saper convivere con questa
realtà difficile, e la lealtà nel rifiutarsi di far nomi
per non coinvolgere nessuno, amici o nemici che fossero. Per
quanto purtroppo in minor numero, le altre parole di
Caravaggio, cioè quelle pronunciate al di fuori dei
tribunali e riportate testualmente dai testi coevi o dalla
tradizione verbale, ci mostrano invece il personaggio in
tutta la sua autentica sensibilità, lo stesso che troviamo
nelle «parole» che ci ha lasciate scritte col pennello
nelle sue opere. Ironico nel chiamare “Monsignor
insalata” lo spilorcio padrone di casa che gli propinava
quotidianamente sempre e solo qualche lattuga; pronto nel
cogliere un aspetto originale e poetico della cultura
popolare siciliana davanti ad una statua di Antonello
Gagini; incuriosito dai fenomeni di fisica nel definire
Orecchio di Dionisio la latomia siracusana che da allora
porterà sempre questo nome; ammirato davanti a un quadro
d’altare, oggi purtroppo perduto, del pittore
contemporaneo Filippo Paladini; sconfortato e quasi presago
della fine imminente nel rispondere al suo accompagnatore
che, per segnarsi in una chiesa di Messina, gli offriva
l’acqua benedetta. Il testo è corredato da ritratti di
qualcuno dei suoi amici o dei suoi nemici o dei luoghi di
quella Roma turbolenta, e alcuni dei suoi quadri.