"Marta Maria Maddalena": nuovo murales di Ravo, a Settimo Milanese




Settimo Milanese (Milano), 25 febbraio 2019 - Splendido e gigantesco. Un nuovo lavoro si aggiunge alla collezione di arte pubblica di “OpenWalls” il museo di strada voluto dall’amministrazione comunale, realizzato insieme a Nuovi Colori. E lascia tutti a bocca aperta. 
Stupendo anche il sorriso della sindaca Sara Santagostino davanti all’opera finita: "Questa volta l’opera, dipinta dallo street artist Andrea Ravo Mattoni all’interno del suo progetto ‘Recupero del Classicismo nel contemporaneo’, punta a rendere accessibili a tutti le grandi opere del passato: ‘Marta e Maria Maddalena’, dipinta dal Caravaggio nel 1598 conservata all’Institute of Arts di Detroit negli Stati Uniti, ora è anche sul muro della nostra piazza del mercato", l’annuncio della prima cittadina affidato venerdì ai social. "Che bellezza. È di questo che abbiamo sempre più bisogno: di bellezza", commenta Federico. I messaggi di apprezzamento seguono a centinaia: "Stupendo portare l’arte nella vita di tutti i giorni", scrive Daniele. Mentre Giorgina cita Pablo Picasso: "L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni", per esprimere tutto il suo apprezzamento. "Davvero complimenti è bellissimo girare per il paese e poter ammirare questi capolavori".
"Ho scelto Settimo Milanese per dipingere Caravaggio perché credo che l’arte debba essere accessibile a tutti - commenta Mattoni che vanta opere in Francia, Spagna, Belgio, Gran Bretagna e collaborazioni prestigiose come quella con il Museo del Louvre a Parigi -. L’idea? Creare interesse per la storia dell’arte dalla strada, la strada che è di tutti". L’obiettivo? "Diffondere bellezza e indurre passione per l’arte - dice la sindaca - Andrea ha riprodotto un capolavoro di Caravaggio, ci piace pensare che in questo modo anche le giovanissime generazioni si possano fare domande su chi fosse Caravaggio e al contempo chiedersi chi sia Andrea oggi e perché abbia scelto di diffondere questo tipo di pittura". Una settimana di lavoro, 120 bombolette spray per realizzare il murale da 8 metri per 11. OpenWalls si arricchirà in occasione della Giornata della Legalità (12 aprile) di un altro murale dedicato a Falcone e Borsellino (fonte: Il Giorno).

Napoli, la mostra su Caravaggio a Capodimonte è un caso: “Quel quadro non va spostato”

La mostra di Caravaggio a Napoli al Museo di Capodimonte ad aprile prevede l’esposizione delle “Sette Opere di Misericordia” del Merisi, conservato al Pio Monte della Misericordia. Dopo la polemica aperta dall’ex sovrintendente e direttore di Capodimonte, Nicola Spinosa, arriva la risposta dell’istituto che dovrebbe prestare l’opera.


È stata annunciata come uno degli eventi dell'anno, a Napoli e non solo. La mostra su Caravaggio a Napoli, in programma da aprile a giugno al Museo di Capodimonte, uno dei più straordinari siti museali del nostro Paese, senza considerare l'immenso patrimonio che lo circonda, essendo immerso nello splendido Bosco di Capodimonte. 
In attesa che questo luogo diventi il perno di un grande progetto di valorizzazione, il direttore Sylvain Bellenger aveva a inizio anno mostrato alla stampa le linee guida della nuova mostra su Caravaggio – che a Napoli manca dal 2004 – sulla nuova percezione del pittore e sulla sua influenza sui pittori napoletani dopo il suo passaggio in città. Centro della mostra, naturalmente, le opere napoletane del Merisi. Quella già presente a Capodimonte, la "Flagellazione" di Cristo, il "Martirio di Sant'Orsola" della collezione Intesa Sanpaolo e, infine, quel capolavoro che corrisponde al nome delle "Sette Opere di Misericordia", dipinto realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 160, conservato presso il Pio Monte di Misericordia di Napoli, nel luogo dove è stato concepito. 

Caravaggio a Capodimonte: la polemica di Spinosa 
Proprio lo spostamento del suddetto quadro dal centro di Napoli alla collina di Capodimonte per la mostra è al centro da un paio di giorni di un acceso confronto tra quanti ritengono una sorta di esproprio lo spostamento dell'opera dal luogo in cui è stata realizzata e chi naturalmente difende la scelta legittima di spostare il dipinto temporaneamente per una mostra. Medesimo scontro era già avvenuto all'epoca dell'Expo di Milano del 2016, quando si parlò del possibile spostamento a Milano dell'opera, per cui non si fece più nulla. 
Stavolta ad aprire la polemica, sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno di domenica scorsa, è stato l'ex direttore di Capodimonte, nonché sovrintendente, Nicola Spinosa, il quale somma diversi argomenti nel suo articolo: criticando innanzitutto la scelta in sé di una mostra del genere su Caravaggio, che da rockstar dei nostri tempi sarebbe ormai – si legge nel suo articolo – uno strumento al soldo delle istituzioni culturali per "fare cassa" e poco o niente, si legge tra le righe dell'articolo di Spinosa, di culturale e scientifico. Un'accusa dura, che ha un suo seguito nell'appello sottoscritto da diversi intellettuali, tra cui Tomaso Montanari, a cui si aggiunge un altro argomento, ancor più controverso e cioè l'impossibilità tecnica di spostare il dipinto che secondo Spinosa per Statuto sin dal Seicento non potrebbe allontanarsi dal luogo dove è stato concepito, nemmeno temporaneamente. 

La risposta: "Caravaggio può essere spostato" 
A cui risponde oggi [19 febbraio 2019, ndC400], sempre attraverso le colonne del Corriere del Mezzogiorno, Alessandro Pasca di Magliano, soprintendente del Pio Monte di Misericordia, che oltre a difendere il proprio operato, sottoline come fu lo stesso Spinosa, in quanto direttore di Capodimonte, nel 2004 a richiedere la stessa opera d'arte per la mostra su Caravaggio e, relativamente alla questione spostamento, tende a precisare come: 
Non risponde al vero che la delibera assunta dal Governo del Pio Monte della Misericordia in data 27 agosto 1613 stabilisse, come vorrebbe Spinosa, «che mai per nessun motivo, sia pure momentaneo e occasionale, la tela del Caravaggio poteva essere rimossa dalla sua chiesa». Vero è invece che, con quella deliberazione, il Governo dell’Istituto decretò che «per nissuno prezzo si possa mai vendere» ovvero definitivamente collocare altrove il dipinto in oggetto. Ovviamente per spiegare questa querelle bisogna tornare su una diversa concezione alla base della tutela e della promozione del nostro patrimonio culturale da parte di entrambi i poli dialettici, ma è anche necessario rilevare che gli stessi partecipanti all'agone sono stati o sono direttamente coinvolti relativamente alla gestione del patrimonio culturale in oggetto. 
Nicola Spinosa, infatti, oltre a essere stato direttore del museo di Capodimonte, all'epoca dell'ultima mostra su Caravaggio a Napoli vestiva il ruolo di Soprintendente alle Belle arti, ruolo in cui, secondo Alessandro Pasca di Magliano "provvide altresì a concedere il nulla-osta necessario al perfezionamento dell’operazione", cioè allo spostamento della tela di Caravaggio oggi oggetto di polemica (fonte: Fanpage).

Rossella Vodret a 360° su Caravaggio: le certezze, le quasi certezze e le ipotesi sui misteri che ancora sussistono

Nuova intervista caravaggesca di About Art online. Parla Rossella Vodret


La prima questione che ti vorrei porre riguarda le prove diagnostiche sulle opere d’arte di cui sei una promotrice –in particolare ti sei occupata di Caravaggio-; lo scopo consiste nello stabilire quale è stato l’iter compositivo di un’opera, o non anche ad accertare quale mano l’abbia realizzata ? cioè a tuo parere si potrà magari arrivare un domani, con un complesso di apparecchiature ancor più sofisticate, anche a una simile eventualità? 
R: No, assolutamente. Non credo proprio che si potrà mai arrivare a definire quale mano abbia dipinto un’opera. Le indagini possono essere d’aiuto nello studio di un’opera d’arte perché ci danno da una parte informazioni sulla materia fisica di un’opera (per esempio il tipo di tela, di preparazione, la composizione dei colori ecc.) dall’altra, attraverso le radiografie e le riflettografie a infrarosso, su ciò che non possiamo vedere a occhio nudo perché nascosto al di sotto la pellicola pittorica. Mi riferisco in questo caso soprattutto al processo creativo che ha seguito l’artista per arrivare eseguire la sua opera (per esempio il disegno o le modifiche della composizione). Le macchine possono aiutare, ma mai potranno individuare la mano dell’autore, perché questo è il compito dell’occhio dello storico dell’arte. Spetta allo storico dell’arte avere una visione d’insieme e valutare tutti gli elementi relativi a un’opera d’arte a cominciare dalle caratteristiche stilistiche, dai documenti, dalle fonti biografiche, dall’esame del contesto, dall’iconografia e molto altro ancora. A questo esame fondamentale, si possono aggiungere anche i risultati delle indagini. E’ il conoscitore che può fare un’attribuzione, non certo le macchine. 
-Abbiamo registrato nella nostra inchiesta su About Art a questo riguardo, il parere di molti studiosi, tecnici, restauratori; tra costoro Vittorio Sgarbi è stato del tutto tranchant affermando che non servono affatto, Alessandro Zuccari ha affermato che bisogna andarci cauti e che le prove diagnostiche non sono affatto probanti. Cosa ne pensi?
R: Intanto fammi dire che mi stupisce questa alzata di scudi, questa sorta di demonizzazione della diagnostica, perché, come ho sempre scritto e come ripeto ancora una volta, essa altro non è che uno strumento, utilissimo, che gli storici dell’arte hanno a disposizione per completare lo studio di un’opera, insieme all’analisi stilistica, ai documenti, al contesto e a tutte le cose cui accennavo prima; dunque è solo uno strumento, e come tale va considerato, non in contrapposizione al conoscitore, ma di cui il conoscitore si può servire, se lo ritiene opportuno. 
– Tuttavia devo farti notare che una delle osservazioni maggiormente ricorrenti nella nostra indagine ha riguardato il rischio che la diagnostica comporterebbe, cioè di un ridimensionamento dell’analisi del linguaggio pittorico, dello studio dei documenti, della ricerca d’archivio, dei confronti testuali, insomma di quella che è solitamente la prassi che impegna lo storico dell’arte. E’ un rischio che intravedi? 
R: Ma assolutamente no, non è così, il ruolo dello studioso o del conoscitore è e resta fondamentale, il primo strumento di conoscenza è il suo occhio, l’occhio del conoscitore. Poi è necessario lo studio e la ricerca … Questo rischio non esiste. 
– D’accordo, però ammetterai che i risultati delle analisi diagnostiche occorre pure saperli leggere, perché –come ci ha detto Davide Bussolari- spesso la lettura dei riscontri non è univoca. 
R: Esiste un problema di base, vale a dire che i macchinari non sono tutti uguali e di conseguenza è vero che possono fornire risultati diagnostici a volte disomogenei. Che cosa occorre fare dunque per ovviare a questo rischio? E' necessario che i risultati rispondano a determinati standard qualitativi, ed è esattamente la prima preoccupazione che abbiamo avuto [...]

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Liu Bolin si mimetizza nel "San Girolamo" di Caravaggio


È stata la sala Caravaggio della Galleria Borghese ad ospitare il 7 febbraio l’evento clou del Rome Chinese New Year, l’iniziativa organizzata in occasione delle celebrazioni del Capodanno Cinese. L’artista “invisibile” Liu Bolin, le cui opere hanno ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, si è infatti esibito in una live performance culminata nella creazione di un nuovo scatto-autoritratto fotografico. 
L’obiettivo prescelto, dipinto a olio su tela proprio dal Michelangelo Merisi da Caravaggio, era il San Girolamo, opera degli inizi del XVII secolo. La sua esibizione, che lo ha visto “scomparire” proprio grazie alla mimetizzazione cromatica con un’angolazione del quadro, era stata anticipata il giorno prima da un paziente lavoro di scelta di colori, angolazioni e prospettive coordinato insieme allo staff tecnico-artistico della BoxartGallery, la galleria di Verona che per prima ha scoperto nell’East Village di Pechino e fatto conoscere nel nostro Paese il talento e l’originalità di Bolin, Una volta riprodotti lo sfondo della parete e la cornice del quadro sulla tuta mimetica, i due giovani artisti Andrea Facco e Mara Piras hanno iniziato a dipingerne il volto, mentre Bolin, immobile, gradualmente si immergeva nella tela grazie ad un’operazione di illusione-percezione ottica. 
In una serata realizzata in collaborazione con la Galleria Borghese, blindata a stampa, istituzioni cinesi e aziende legate al Paese del Sol Levante [...] è stato compiuto il nuovo originalissimo atto del progetto “Secret Tour”, in cui Bolin mescola performance, pittura e fotografia per fondere la propria immagine con quelle di monumenti e opere d’arte simboliche italiane. 
“La Galleria Borghese – chiosa Beatrice Benedetti, direttrice artistica di Boxart – ha una tale densità di capolavori, da Antonello da Messina, a Tiziano, a Bellini, all’arte classica, difficile da condensare in un solo scatto. Con l’opera di Liu Bolin, abbiamo colto una parte per il tutto: dopo l’iconica scultura di Canova, davanti alla quale abbiamo lavorato sette anni fa, la sala più rappresentativa ci è sembrata quella dove si trovano sei dei dodici Caravaggio in origine nella collezione di Scipione Borghese. Un vero tesoro di cui vantarsi nel mondo” [...]

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"Caravaggio, Arte e Delitti", il 23 febbraio al Festival del Giallo di Pistoia



Torna il Festival del Giallo di Pistoia, l'evento più atteso dagli amanti del genere poliziesco, thriller, noir e non solo. Oltre trenta appuntamenti, più di cinquanta ospiti, due location e una cena con gli autori: la manifestazione culturale organizzata dall’associazione Giallo Pistoia celebra così il suo nono anno di vita, con una tre giorni intitolata Il giallo incontra la storia. Anche nel 2019 il festival riserverà non poche sorprese, tra cui la partecipazione del fumettista Milo Manara e dello scrittore Valerio Massimo Manfredi.

Sabato 23 febbraio alle 15, nell'auditorium Terzani della Biblioteca San Giorgio, avrà luogo l'evento speciale Caravaggio, arte e delitti, introdotto e coordinato da Annalisa Stancanelli. A parlare del pittore milanese saranno Elena Princi (Caravaggio oltre il mito), Romano De Marco e Lara Dell’Unto (I misteri di Caravaggio) e la scrittrice inglese Alex Connor (L’enigma Caravaggio). 
A partire dalle 17.30 l'appuntamento con l'arte raddoppia. Alla pittura si unisce il fumetto con due ospiti d'eccezione: Giampiero Casertano e Milo Manara. Quest'ultimo porterà alla nona edizione del Festival del Giallo il suo lavoro La tavolozza e la spada.

Inoltre, dal 12 febbraio al 2 marzo, le aree espositive della Biblioteca San Giorgio ospiteranno due mostre di fumetti su Caravaggio: Uccidete Caravaggio (di De Nardo e Casertano, edizioni Bonelli) e Caravaggio. La tavolozza e la spada (di Milo Manara, edizioni Panini Comics).

La Galleria Borghese raccontata da Antonio Paolucci, il 6 febbraio su Rai5

Mercoledì 6 febbraio alle 19.30 su Rai5 la collezione è al centro del nuovo appuntamento con la serie “Museo Italia”


"La raccolta privata più bella del mondo". Così era stata definita da Antonio Canova la collezione riunita dal cardinale Scipione Borghese nei primi anni del Seicento, nota oggi come Galleria Borghese.
Nipote di papa Paolo V, Scipione aveva una grande passione per l'arte e fece costruire Villa Borghese all'interno di un grande parco proprio per conservare e mostrare la sua eccezionale collezione d'arte, che andava dalle opere antiche fino a quelle dei suoi contemporanei come Caravaggio e Bernini.
Nacque con lui la moderna figura del collezionista e Villa Borghese fu proprio pensata per essere un museo, un contenitore di meraviglie.
Antonio Paolucci si soffermerà in particolare sull'eccezionale sala di Caravaggio, che conserva sei dei dodici dipinti che appartenevano al cardinal Borghese.
Villa Borghese nel 1902 è stata acquistata dallo Stato Italiano e oggi è patrimonio di tutti, disponibile per coloro che vogliono goderne le bellezze, proprio come si legge nell’epigrafe voluta dal suo ideatore, cardinal Borghese, e di recente tornata nel salone d’ingresso (fonte: Artemagazine).

"Io Caravaggio, dal 12 al 17 febbraio all'OFF/OFF Theatre di Roma




A partire da martedì 12 fino a domenica 17 febbraio all'OFF/OFF Theatre rivive il mito del pittore e dell'uomo Michelangelo Merisi, raccontato nel poetico Io, Caravaggio, spettacolo scritto e diretto da Cesare Capitani, in scena con Laetitia Favart
Il testo ispirato al romanzo "La Course à l'abîme" Ediz. Grasset, di Dominique Fernandez, è una produzione presentata da Compagnie Prisma, le cui luci sono a cura di Dorothée Lebrun e la direzione d'attore di Nita Klein. Fotografia di scena di Franco Rabino e musiche di Claudio Monteverdi, Giulio Caccini, Michelangelo Grancini, Carlo Gesualdo insieme a composizioni originali della Favart, protagonista in scena insieme a Capitani, con cui sono eseguiti brani "a cappella". Lo spettacolo è sostenuto dall'Istituto Culturale Italiano di Parigi e il testo è pubblicato in francese e in italiano da Triartis

E' il 18 luglio del 1610 e Michelangelo Merisi detto Caravaggio, trova la morte a Porto Ercole in circostanze ancora non definite. Quattrocento anni dopo, il 18 luglio del 2010, prende vita lo spettacolo Moi, Caravage al Festival di Avignone. 
Dopo una serie di anteprime presso gli Istituti Culturali Italiani di Parigi, tra Rabat e Marsiglia, lo spettacolo Moi, Caravage debutta ad Avignone nel 2010, dove verrà riconfermato l'anno successivo, per poi tornare in scena sui palcoscenici parigini, dal Théâtre Lucernaire al Théâtre de la Gaïté, fino al Théâtre des Mathurins, per poi migrare in tournée tra Svizzera, Italia e ancora in Francia, collezionando circa 500 repliche dalla sua nascita, andando in scena ogni volta con una veste differente. Quello che arriva all'OFF/OFF Theatre il prossimo 12 febbraio, ha debuttato al Festival AstiTeatro nel 2017 e festeggerà proprio la sua cinquecentesima replica. 

LO SPETTACOLO: Mai come in Caravaggio, arte e vita si mescolano senza mai dissolversi. La violenza dei suoi dipinti si ritrova nella sua esistenza, e viceversa. La foga con cui l'artista prepara e compie i suoi capolavori che il pubblico vedrà ricrearsi in scena, quasi per magia, sono la stessa frenesia e veemenza con la quale Caravaggio corre verso la sua autodistruzione. E' una rievocazione palpitante e coinvolgente quella che Capitani mette in scena, in cui Caravaggio rivive l'infanzia nel piccolo borgo lombardo e il primo approccio alla pittura, oltre che i primi problemi con la giustizia. Fino al suo arrivo a Roma. Nella città eterna, il giovane Michelangelo sconvolge il panorama artistico con i suoi dipinti pregni di forza ed erotismo, che sviscerano i soggetti e mostrano la realtà delle cose. Una pittura che lo porterà alla gloria e ben presto alla proclamazione di pittore ufficiale della Chiesa. E nonostante la sua gloria, il suo stile di vita è inaccettabile per l'incombente Inquisizione, che non può tollerare il suo amore per le donne e per gli uomini, unita alle sue lascive frequentazioni di prostitute, malfattori e vagabondi che poi riporta nei suoi dipinti in cui li ritrae con le sembianze di santi e madonne. A tutto questo si unisce un carattere violento, irascibile e sempre pronto a tirare di spada o peggio, a mostrar le mani. Sono proprio quelle stesse mani pregne di grazia a partecipare a numerose risse in cui è coinvolto, fino al punto di uccidere un uomo. Condannato a morte, il pittore è costretto a lasciare Roma ed errare tra Napoli, Malta e Sicilia. Morirà tragicamente su una desolata spiaggia di Porto Ercole. 

«Scrivendo "La Corsa all’abisso" - romanzo che tenta di far rinascere la figura di Caravaggio – non immaginavo di vedere un giorno risorgere veramente davanti ai miei occhi il pittore, proprio come me l’ero immaginato, ardente di desiderio, violento, indomito, votato al sacrificio e alla morte. Invece è successo : Cesare Capitani vince la sfida d’incarnare in scena quest’uomo divorato dalle passioni. Diventa davvero Caravaggio. S’appropria del destino del celebre pittore per condurlo al disastro finale». Dominique Fernandez, dell’Académie Française (fonte: comunicato stampa)

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A Brera "Attorno alla Cena in Emmaus. Caravaggio incontra Rembrandt"

La Pinacoteca di Brera ospita un nuovo emozionante dialogo che mette a confronto, per la prima volta, due capolavori di identica ispirazione nelle esecuzioni di due maestri della luce: la Cena in Emmaus di Caravaggio e la Cena dei pellegrini di Emmaus di Rembrandt



Dal 5 febbraio al 24 febbraio 2019 la Pinacoteca di Brera ospita un nuovo emozionante dialogo, Attorno alla Cena in Emmaus. Caravaggio incontra Rembrandt, che mette a confronto due capolavori assoluti della storia dell’arte: La Cena in Emmaus di Caravaggio, una delle opere più significative del museo e La Cena dei pellegrini di Emmaus di Rembrandt, straordinario dipinto del maestro olandese proveniente dal Musée Jacquemart-André di Parigi. 
La cena in Emmaus torna a Milano dopo essere stata esposta alla mostra di Parigi Caravage à Rome. Amis et ennemis, del Musée Jacquemart-André dal 21 settembre 2018 al 28 gennaio 2019. Lo scambio tra le due cene, frutto di un accordo tra le due istituzioni, aveva visto il quadro di Rembrandt prendere temporaneamente il posto di Caravaggio, mentre ora sarà possibile eccezionalmente ammirarle per la prima volta insieme in sala XXVIII in un inedito e spettacolare dialogo, l’VIII, il primo dopo la ristrutturazione completa delle sale della Pinacoteca di Brera. Si tratterà quindi di un raffronto mai visto, la comparazione tra due quadri di identica ispirazione nelle esecuzioni di due maestri della luce (fonte: Pinacoteca di Brera).


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