Il direttore del Museo di Capodimonte dopo il divieto di prestito del capolavoro del Pio Monte della Misericordia denuncia "un blocco contro la collaborazione istituzionale"
"Spiegheremo cosa manca, come lo faremo sarà una sorpresa, e inviteremo le persone ad andare al Pio Monte per vedere come Napoli celebrò Caravaggio 40 anni dopo la sua morte". Il direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger non si arrende e conferma: "La mostra si farà".
Il ministro Bonisoli interverrà dopo il no di Famiglietti [nuovo direttore generale del Mibac, ndC400]?
"Il ministro forse è come noi sorpreso da questa decisione. Mostra grande attenzione per il museo e il Bosco . Nonostante le accuse alla riforma Franceschini di aver rotto il rapporto tra territorio, musei e soprintendenze, Capodimonte ha costruito un fortissimo legame con il territorio. Il prestito delle "Sette opere" era stato sostenuto da tutti i musei di Napoli, dal sindaco, dalla Curia e dalle strutture culturali civiche".
Direttore, che giudizio ne ricava?
"Questa decisione potrebbe dare un segno di paralisi e di blocco ala collaborazione istituzionale. È un danno per la città. Noi non cadremo in questa trappola e continueremo a lavorare insieme. Il 28 marzo apriamo una mostra su Jan Fabre in quattro Istituzioni culturali storiche della città : Capodimonte, il museo Madre, il Pio Monte e la galleria Trisorio".
Famiglietti parla di spostamento rischioso, la tela è molto in alto. Possibile che nel 2019 non ci siano tecniche per spostare un quadro senza rischi?
"Per questo abbiamo proposto un'impalcatura. Ci sono tecnologie e grande competenze umane per farlo. La ditta che spostò il quadro nel 2004 a Capodimonte è ancora la stessa che lavora con noi. La funzionaria storica dell'arte di grande esperienza che segue Il progetto di trasferimento l'ha già seguito 15 anni fa . Il progetto che abbiamo studiato con la Soprintendenze è preciso, ben studiato da grande professioniste che mantengono sempre grandissima attenzione. Siamo sottoposti a rischi ogni giorno aprendo il museo al pubblico spesso con una sorveglianza notoriamente insufficiente e movimentiamo opere d'arte con attenzione frequentemente. Con il prestito di "Parade" di Picasso , una pittura d'una grandissima fragilità di 20 x 17 metri il Pompidou centre di Parigi ha dato fiducia alle nostre capacità, mentre l'Italia non le riconosce agli italiani. Il nostro progetto era molto sicuro. Per 5 minuti abbiamo pensato di cancellare, ma Napoli aspetta la mostra e non vogliamo deludere la città. L'allestimento ora va ripensato. Sarebbe stato un unicum. Ci dobbiamo reinventare e vincere anche la "maledizione" di Caravaggio, è una sfida, la faremo su due sedi: museo e cappella".
Come ha vissuto il momento dell'arrivo di "Parade" al museo?
"Con grande ansia, lo confesso: il sipario entrò da una finestra alzato da una gru sviluppato nella Sala da Ballo grande proprio come la tela che doveva essere integralmente sviluppata prima di essere alzata. Resto meravigliato di leggere che il presidente di Italia Nostra ha definito "memorabile" quella mostra su Picasso. Ma allora non ha avuto ansia e preoccupazioni e ora le ha per spostare l'opera del Pio Monte?"
Cosa si propone la mostra curata con Cristina Terzaghi?
"L'obiettivo era di sottolineare il rapporto e il legame fortissimo tra Caravaggio e Napoli; in tre mesi di mostra puntavamo a raccontare questo e a far entrare nel sentire comune l'idea che Napoli è stata fondamentale per l'artista. Nel momento più tragico della vita dell'artista, c'è un incontro molto forte con la città. Un aspetto mai studiato in fondo dal punto di vista storico artistico e spirituale".
E per questo serviva portare le "Sette opere"?
"Sì. Perché la mostra era l'occasione per avvicinare le persone e altre pitture di Caravaggio e di suoi contemporanei al capolavoro che va visto da vicino e così come è esposto non lo è. Ogni volta che si mette una pittura in un areo per una mostra è un rischio o esporlo in museo. È un rischio permanente. Così come in città sono a rischio le fontane dei contemporanei di Bernini come quella di Naccherino in Villa ogni giorno vandalizzata come tanti monumenti storici del centro storico e delle periferie. Dove sono i difensori della tutela? A Firenze nel 2017 la "Deposizione" del Pontormo fu spostata dalla chiesa di Santa Felicita per andare a Palazzo Strozzi: e nessuno gridò allo scandalo. Ci sono doppi standard, uno per Firenze un'altro per Napoli ?".
Come farete ora?
"Troveremo una soluzione. Volevamo offrire un avvicinamento fisico, visuale e intellettuale con la produzione di Caravaggio a Napoli. Le "Sette opere di misericordia" del 1607 nella chiesa all'epoca di Caravaggio era esposta in maniera molto diversa da come la vediamo oggi, a seguito del progetto della cappella ottagonale realizzato da Francesco Antonio Picchiatti a partire dal 1658, quasi 50 anni cioè dopo la morte di Caravaggio. La chiesa era rettangolare, sul fondo l'opera di Caravaggio che era molto più visibile di oggi. L'artista ha dipinto per una chiesa diversa da quella che noi tutti conosciamo: in mostra avremmo riproposto quello schema. Picchiati nel Seicento ha realizzato un allestimento che è stata una glorificazione dal punto di vista architettonico dell'opera di Caravaggio, anche a discapito della visibilità delle opere. Nella mostra volevamo rendere più visibile a tutti il modo di dipingere del genio. Vuol dire che cambieremo obiettivo: racconteremo come Napoli glorificò Caravaggio e non tanto (e solo) il forte legame con Napoli" (fonte: la Repubblica).
link (pareri opposti sullo spostamento del dipinto):