[...] – Visto che lo abbiamo nominato, vorrei sapere tu cosa pensi degli sviluppi che stanno prendendo gli ultimi studi sull’opera del Caravaggio, che sembrano prediligere le indagini scientifiche e diagnostiche su supporti, mestiche, colori ecc e che hanno portato a mostre, pubblicazioni e convegni di vario tipo (l’ultimo in ordine di tempo dal titolo “Art from inside. La diagnostica per immagini applicata al Patrimonio culturale” si tiene alla città della Scienza a Napoli il 20 novembre. NdA).
R: La diagnostica? Fu quella che consentì di affermare che le pietre di Modigliani erano buone; vuol dire che se ti metti nelle mani di un chimico, di un diagnostico per l’appunto puoi arrivare a dire esattamente il contrario del vero; quindi personalmente non alcuna fiducia in ciò che è legato a questa dimensione; si fanno comitati scientifici, tavoli scientifici come se questa parola, ‘scientifico’, fosse una sorta di alibi atto a giustificare qualunque errore o la mancanza di impegno professionale. Prendi il Cenacolo di Leonardo, dove come sai non possono entrare a vederlo più di cinque sei persone o giù di lì, perché altrimenti i fiati, la polvere, i rumori …Tutte balle, costruite per creare il mito dello scienziato del restauro e della tutela, che è una categoria totalmente fasulla e che sostituisce alla capacità di conoscenza storica e visionaria degli occhi – che è quella dei grandi conoscitori – una macchina in grado di trovare una serie di elementi che portano perfino ad una attribuzione, in alternativa alla intelligenza, alla scelta, agli accostamenti, che solo un uomo può fare con la sua mente.
– Dunque sei totalmente contrario?
R: Totalmente, sono cose che possono essere utili solo ed esclusivamente come ancelle sussidiarie: l’opinione di un critico avveduto diventa spesso verità, mentre la verità della diagnostica resta sempre un’opinione.
– E allora come pensi si possa sciogliere questo enigma sulle opere ‘doppie’ di Caravaggio, laddove cioè due dipinti uguali si contendono – con buone ragioni spesse volte – l’autografia caravaggesca?
R: Mi chiedi dei ‘doppi’ di Caravaggio, ma io in realtà non credo che Caravaggio replicasse, tanto è vero che ogni qualvolta è emersa un’ opera ritenuta replica di un’altra già nota del maestro essa è apparsa sempre imparagonabile con quella già conosciuta, o viceversa, quella riemersa è migliore e più credibile di quella che si conosceva; per me Caravaggio non ha mai fatto copie e quando esce un dipinto identico ad un altro secondo me non è suo, perché credo che non avesse proprio tempo per fermarsi ad elaborare una seconda opera una volta terminata la prima, dal momento che quell’idea di pittura è interna ad una logica inventiva così rapida e direi quasi rapinosa che non glielo consentiva.
– Ed allora molti di questi quadri in dubbio di legittimazione caravaggesca?
R: Si tratta secondo me di espedienti per cercare di allargare il mercato con opere che qualcuno tenta di legittimare e che magari sono parzialmente in dubbio di autenticità [...]
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