Il "Cristo alla colonna" di Castello Ursino, copia di un Caravaggio perduto: il video didattico



Il Museo Civico "Castello Ursino" partecipa alla manifestazione #plateaComune attraverso la pubblicazione di alcuni video didattici, relativi al proprio patrimonio museale. Nel primo focus realizzato, Michele Cuppone parla del Cristo alla colonna, copia di un Caravaggio perduto.
Di seguito una trascrizione del contributo:
Il dipinto rappresenta Cristo che, legato alla colonna, viene flagellato da due manigoldi. Non vediamo i volti di questi ultimi, l’uno posto di spalle mentre l’altro è in penombra. È una scelta, da parte dell’artista, che sembra accentuare il carattere occulto del male. Tutto ciò, nel formato verticale della tela, dona anche maggiore risalto alla figura del Cristo sofferente.
Il quadro costituisce un’importante testimonianza iconografica se, a quanto pare, è una copia di un Caravaggio perduto. Non l’unica. Una seconda, si trova a Macerata. Di una terza versione ancora, è ignota l’ubicazione attuale: si trovava un tempo in collezione Camuccini a Cantalupo in Sabina. C’è da dire che, per qualcuno, proprio questa terza versione sarebbe il dipinto originale caravaggesco.
Ricordiamo che Michelangelo Merisi, adottando soluzioni compositive simili, aveva dipinto in altre occasioni un Cristo alla colonna, o comunque, aveva rappresentato un altro momento della Passione, quello dell’Incoronazione di spine. Vediamo così che, le pose del Cristo o dei suoi aguzzini del quadro di Catania, ricorrono nella Flagellazione di Capodimonte, e in quella di Rouen. E ancora, nell’Incoronazione di spine di Vienna, e in quella di Vicenza.
Risulta difficile pure stabilire in quale momento Caravaggio abbia dipinto il prototipo della copia di Castello Ursino: se quando si trovava ancora a Roma, o nel periodo immediatamente successivo, a Napoli, dopo aver abbandonato la capitale per aver commesso un omicidio.
Ma chi è l’autore del quadro di Catania? È difficile stabilirlo, e sono state fatte alcune ipotesi a riguardo. Si pensò anzitutto a Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello, un seguace napoletano del Merisi. Oppure a qualcuno della cerchia di Carlo Saraceni, pittore veneto operante a Roma, cui è stata riconosciuta una certa vicinanza alla pittura caravaggesca. Un’altra ipotesi ancora suggerisce, per l’ignoto autore del Cristo alla colonna di Castello Ursino, il nome di Mario Minniti. È a lui che lo vediamo assegnato, nell’allestimento della Pinacoteca del museo catanese. Minniti, originario di Siracusa, aveva conosciuto Caravaggio a Roma, nella bottega in cui avrebbero collaborato agli esordi dei loro anni romani. Si ritroveranno poi nella città natale di Minniti, dove questi era ritornato, una volta lasciata Roma; e dove Caravaggio si troverà a passare durante il suo soggiorno siciliano.
Va segnalata infine, nelle collezioni di Castello Ursino, la presenza dell’unica copia superstite della Natività di Palermo, ma dipinta a Roma, di Caravaggio, rubata nel 1969. Cosicché, il museo vanterebbe una sorta di primato. Quello cioè di custodire, nella Pinacoteca, due copie da due Caravaggio dispersi.
Chiudiamo con una suggestione. Caravaggio, si sa, aveva un temperamento rissoso, e fra i vari episodi di violenza di cui fu protagonista, si ricorda l’aggressione a piazza Navona al notaio Mariano Pasqualoni, per motivi di gelosia di una donna. E bene, proprio nei beni della famiglia Pasqualoni è attestata la presenza, a Roma nel 1652,  di un «Cristo flagellato alla colonna». Poteva forse quest’ultimo essere il prototipo caravaggesco, qualunque o ovunque esso sia, di cui una copia è ancora oggi conservata a Catania?
Una cosa è certa: gli studi caravaggeschi sono una materia viva, e per ogni questione che sembra chiarirsi, un’altra ancora se ne apre. Proprio come ci dimostra, appunto, il “Minniti” di Castello Ursino
#plateaComune, a cura dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Catania, è uno spazio aperto per non spegnere i riflettori sulla bellezza, sull’arte, sulla cultura, sulle molteplici espressioni del genio e della creatività della quale Catania è ricchissima.

L'autore
Michele Cuppone è ricercatore e studioso di Caravaggio. Ha pubblicato i suoi studi storico-artistici in sedi scientifiche e divulgative. Ha prestato consulenza in progetti editoriali ed espositivi. In televisione ha partecipato al documentario La Rome claire obscure du Caravage/Im helldunkel-Rom von Caravaggio prodotto da Arte ed è stato ospite di approfondimenti tematici su Rai 2 e Tv2000. È infine curatore di Caravaggio400.org. Per l’editore Campisano, è appena uscito il suo volume Caravaggio. La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro.

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