Il Museo Civico "Castello Ursino" partecipa alla manifestazione #plateaComune attraverso la pubblicazione di alcuni video didattici, relativi al proprio patrimonio museale.
Nel primo focus realizzato, si presentava il Cristo alla colonna di autore ignoto.
Oggi Michele Cuppone torna a parlare di un'altra copia di un Caravaggio perduto, la Natività di Paolo Geraci, che nel 1627-1628 copiò appunto il dipinto palermitano di Michelangelo Merisi (rubato nel 1969).
Oggi Michele Cuppone torna a parlare di un'altra copia di un Caravaggio perduto, la Natività di Paolo Geraci, che nel 1627-1628 copiò appunto il dipinto palermitano di Michelangelo Merisi (rubato nel 1969).
Di seguito una trascrizione del contributo nella sua versione integrale (6'03''):
Nelle collezioni del Castello Ursino di Catania, vi è un quadro che ha una storia particolare: è l’unica copia superstite, di un Caravaggio rubato nel ’69 a Palermo. Parliamo della copia della Natività del sommo artista lombardo, realizzata da un pittore poco noto, Paolo Geraci.Prima, però, due parole sul dipinto originale.Si era sempre pensato che Michelangelo Merisi detto Caravaggio, lo avesse realizzato durante il suo soggiorno in Sicilia, nel 1609. In realtà, recenti scoperte, hanno dimostrato come l’artista l’avesse eseguito diversi anni prima, a Roma, nell’anno 1600. La tela, fu poi spedita alla volta di Palermo: era destinata all’oratorio di San Lorenzo, sede di una confraternita chiamata “compagnia di San Francesco”.Abbiamo appena nominato san Lorenzo, san Francesco… sarebbero i due santi che compaiono nel quadro, noto infatti anche come Natività con i santi Lorenzo e Francesco.Sappiamo da un documento, che qualche anno più tardi, nel novembre del 1627, al pittore palermitano Paolo Geraci, noto per lo più come copista, e della cui attività in realtà si conosce molto poco, furono chiesti due quadri.La richiesta, venne da Orazio Giancardo, un personaggio che rivestiva un ruolo di una certa importanza nell’amministrazione del Viceregno. Per il costo di 30 onze, Giancardo chiede a Geraci due copie: una, dell’Andata al Calvario di Raffaello, e l’altra, appunto, della Natività. Orazio Giancardo, chiede che questi quadri vengano realizzati «simili» agli originali. Entrambi, verranno consegnati l’anno successivo, nel giugno 1628.Ora, la copia del quadro di Raffaello, il cui originale oggi si trova al Prado, non è stata mai rintracciata. Qualcosa di simile sarebbe potuto accadere anche per la copia del Caravaggio, la cui scoperta è relativamente recente. Vediamone in sintesi la vicenda.Nel XIX secolo, la tela di Geraci si trovava ancora a Palermo, ed era di proprietà del catanese Giovanni Battista Finocchiaro, Presidente della Suprema Corte di Giustizia in quella città. Nel 1826, secondo le volontà testamentarie di Finocchiaro, la sua raccolta di dipinti veniva donata al Comune di Catania, sua città natale. E questo, veniva a costituire il primo grande nucleo collezionistico delle raccolte comunali, da cui avrà poi origine il Museo Civico di Castello Ursino.Dopo vari movimenti, nel 1954, il quadro di Geraci venne concesso in prestito alla Prefettura di Catania. Ma di questo passaggio, si era persa memoria: nemmeno un verbale di consegna, risultava redatto. Soltanto trent’anni dopo, nel 1984, il quadro fu riconosciuto, come copia di un originale perduto del Merisi: era ancora nell’ufficio del prefetto, alle spalle della sua scrivania. Ma ci vollero poi diversi anni ancora, prima che l’opera venisse restituita a Castello Ursino, dove ancora oggi si può ammirare.Della Natività di Caravaggio, c’è da dire, esisteva un tempo anche un’altra copia, nota purtroppo solo attraverso una fotografia in bianco e nero: essa, come l’originale, è andata dispersa. È comunque interessante mettere a confronto le due uniche copie del dipinto di Palermo. Certamente, quella oggi a Catania è di migliore qualità, e rispetta più fedelmente l’originale: è un riproduzione in scala 1:1.La copia di Geraci, proprio perché si attiene alle misure del dipinto di Caravaggio – di cui restano pochi scatti a colori, rappresenta una testimonianza estremamente importante. Tanto da aiutare a decifrare meglio alcuni particolari che, nell’originale, non erano così leggibili. Oppure, erano stati danneggiati nel tempo. La tela di Castello Ursino, anch’essa non in ottime condizioni fino a poco tempo fa, è stata restaurata di recente.Per concludere: cosa rappresenta il quadro? Appunto la Nascita del Bambino, che giace a terra, con la Madonna dal volto dolce e spossata dal parto, san Giuseppe di spalle che offre allo spettatore la sua nuca ingrigita, un angelo con il cartiglio, con su scritto «Gloria in Eccelsis Deo». Delle bestie sullo sfondo a sinistra, vediamo principalmente il bue. Accanto a lui, san Lorenzo, che riconosciamo in particolare dalla ricca veste gialla, e dalla graticola, strumento su cui fu martirizzato e su cui qui si appoggia. Dall’altro lato, con un cappello e il bastone, un pastore. E, a fianco, un personaggio sulla cui identità ancora ci si interroga. Dovrebbe essere san Francesco, perché appunto nell’oratorio di San Lorenzo dove si trovava il Caravaggio, si riuniva la compagnia di San Francesco. Ma presenta alcune incongruenze, rispetto alle raffigurazioni del santo di Assisi che faceva Caravaggio. In questo, vediamo una calvizie, i capelli sono neri anziché castani, sono assenti le stimmate, il saio non presenta strappi né toppe, vi è un mantello… tutto questo, ha fatto pensare che il personaggio, che resta più di tutti sullo sfondo, possa essere un altro pastore. Per cui, il tema, diverrebbe un’Adorazione dei pastori con san Lorenzo.Tuttavia, il mistero più grande che interessa la Natività di Caravaggio, è relativo alla sua sparizione, avvenuta in una notte di ottobre del 1969. Ma questa è un’altra storia…E, mentre si continua a cercarla, non ci resta che ammirarne la copia fedele a Castello Ursino. Ringraziando per questo quel Paolo Geraci che, altrimenti, difficilmente avremmo incontrato
#plateaComune, a cura dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Catania, è uno spazio aperto per non spegnere i riflettori sulla bellezza, sull’arte, sulla cultura, sulle molteplici espressioni del genio e della creatività della quale Catania è ricchissima.
L'autore
Michele Cuppone è ricercatore e studioso di Caravaggio. Ha pubblicato i suoi studi storico-artistici in sedi scientifiche e divulgative. Ha prestato consulenza in progetti editoriali ed espositivi. In televisione ha partecipato al documentario La Rome claire obscure du Caravage/Im helldunkel-Rom von Caravaggio prodotto da Arte ed è stato ospite di approfondimenti tematici su Rai 2 e Tv2000. È infine curatore di Caravaggio400.org. Per l’editore Campisano, è appena uscito il suo volume Caravaggio. La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro.
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