Chi segue il nostro giornale on line conosce la passione con cui Ortica Social da tempo diffonde sull’arte ed in particolare su Caravaggio. Questa volta abbiamo l’onore di pubblicare un’intervista a Michele Cuppone, ricercatore e studioso di Caravaggio, che ha appena pubblicato il libro “Caravaggio. La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro” per Campisano Editore. Il dottor Cuppone è un esperto di Caravaggio, il suo libro pone interessanti quesiti su una fase particolare della vita del grande pittore lombardo, lasciando aperta la porta a colpi di scena e nuove rivelazioni. Ovviamente, Ortica Social, che ha organizzato convegni che invitavano a riflettere sugli ultimi giorni di Michelangelo Merisi, non poteva non proporre ai suoi lettori l’incontro con lo scrittore.
Il suo ultimo libro solleva, in modo documentato, molti dubbi sugli ultimi anni di vita e sulle opere finali di Caravaggio. Secondo lei perché c’è tanto mistero attorno alla fase finale dell’esistenza del Merisi?
Nel mio volume rimetto in discussione, in particolare, il percorso e l’operato siciliano di Caravaggio: a mio avviso, l’artista soggiornò essenzialmente a Siracusa e a Messina tra il 1608 e il 1609, non anche a Palermo. La Natività presente nel capoluogo isolano, fu dipinta in realtà a Roma, nel 1600. Lo dimostrano peraltro i documenti: dalla rilettura di quelli già noti, ad altri scoperti di recente. Più in generale, concordo che sull’ultimo Caravaggio persistono diversi interrogativi, anche perché disponiamo di meno fonti e documenti relativi. È pur vero, allo stesso tempo, che questo è stato il periodo meno indagato della sua vita. Per cui, come per l’improbabile soggiorno palermitano, possiamo aspettarci delle novità.
Conosceremo mai, anche in un lontano futuro, la verità sul furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco o rimarrà uno dei tanti misteri italiani?
Vedo piuttosto arduo il percorso per una risoluzione del caso, anche ora che si è scoperta la pista svizzera e, dunque, si sa da dove ricominciare. Ci vuole sicuramente una forte cooperazione internazionale. Ma mi piace pure pensare che tenere alta l’attenzione possa in qualche modo essere utile. Dunque bene che se ne parli, naturalmente prendendo le distanze dalle tante leggende e inesattezze, che hanno il solo risultato di generare confusione.
Quale è stata la scintilla che ha acceso il suo interesse su quest’opera di Caravaggio, che purtroppo non molti conoscono?
Sono partito da un’intuizione. Avevo notato la somiglianza tra una figura della Natività e quella in una pittura conservata a Roma, e lì vista da Caravaggio: si tratta di un affresco di Giuseppe Cesari, con cui Merisi collaborò per alcuni mesi. Da lì, ho individuato altre e più stringenti analogie e, più in generale, ulteriori legami con il contesto romano entro cui, a ben vedere, si inscrive la realizzazione del capolavoro disperso [...]
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