"AAA Vendesi Caravaggio. La trattativa di Gaetano Badalamenti e il prete che sapeva", di Michele Cuppone

Riemerge una video intervista al sacerdote a conoscenza della richiesta di riscatto per la Natività rubata. È la terza dopo quelle del 1994 e del 2006


Singolarmente solo dopo cinquant'anni, tutti ora hanno voglia di parlare della Natività di Caravaggio (1600), rubata nell'ottobre 1969 dall'oratorio di S. Lorenzo a Palermo. Proprio quando la riapertura del fascicolo da parte della Commissione antimafia, nel 2017, aveva fatto, per quel che possibile, chiarezza su importanti elementi: l'individuazione degli autori materiali del colpo, l'intromissione e l'acquisizione della tela da parte del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti, la sua vendita e partenza alla volta della Svizzera nel 1970. Ecco così che alcuni pentiti propongono piste alternative, mentre un detective privato ritiene che il quadro non abbia mai lasciato l’isola.
A questo brusio di fondo, che in buona parte sarà forse alimentato da interessi personali, si aggiunge adesso una nuova voce. Anzi vecchia. E autorevole: è don Benedetto Rocco, che dell'oratorio era rettore in quel 1969. La sua versione è affidata a una video intervista registrata nei primi anni 2000. Il regista Massimo D'Anolfi che la realizzò, andò a intervistare specularmente anche il soprintendente (reggente) di allora Vincenzo Scuderi, ma di quest'altro colloquio ignoriamo i contenuti. Del primo invece ne ha dato l’anteprima The Guardian, pur con qualche imprecisione poi ricalcata da altri (a partire dalla curiosa inversione di nome e cognome del prete). Esso viene rispolverato ora, proprio in occasione della triste ricorrenza del furto, grazie all’interessamento di Bernardo Tortorici con Luisa Montaperto. Tortorici, presiederà la manifestazione dedicata “Caravaggio 50” che si terrà a Palermo a metà ottobre, dove al di là di chi scrive sono stati invitati, fra gli altri, l’ex presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e il critico Vittorio Sgarbi.
Nella ‘nuova’ conversazione il sacerdote, già superati i settant’anni, parla a oltre trenta di distanza dal furto. Sarà per questo che le sue affermazioni in parte coincidono e in parte si discostano, magari anche poco, da due precedenti interviste sfuggite ai più (ma citate ad esempio ne Il Caravaggio scomparso di Alvise Spadaro del 2010). Uno è l’articolo “'Caravaggio' dove sei?” di Marina Pino, apparso nel marzo 1994 sulla rivista Palermo, periodico della Provincia; l’altro, “La verità di monsignor Rocco: 'il quadro si trova a Carini'” a firma di Laura Oddo, uscito il 21 marzo 2006 in un supplemento de La Sicilia.
Qualche tempo dopo la sparizione del dipinto, il monsignore ricevette una lettera lì in oratorio, dove abitava assieme alle custodi. A scrivere erano i ladri: “Ce l’abbiamo noi il quadro. Se voi volete trattare con noi, scrivete nel giornale questa inserzione …”. Cosa che fu fatta, sentito Scuderi, sul “Giornale di Sicilia”. Era un messaggio in codice, un’apertura a un negoziato e i destinatari avrebbero capito. Il rettore, pur non ricordandone bene il contenuto, narrava a Marina Pino che esso fu pubblicato “negli annunci economici” e che “si trattava di una frase molto banale”. Ma specifica dodici anni dopo a Laura Oddo che era “un messaggio cifrato in cui si parlava di donne di servizio”. Non facile pertanto sarà, in tal senso, ricavare oggi un qualche risultato da una ricerca ad hoc tra le inserzioni del tempo, nella sezione “Piccoli avvisi” del quotidiano siciliano.
Fatto sta che, trascorso altro tempo ancora senza passi in avanti, giunse una seconda lettera. Stavolta, a una nuova richiesta di pubblicare un annuncio, si allegava un piccolo frammento di tela. Tuttavia, il soprintendente a quel punto si sfilò dalla trattativa, cui non fece più cenno in successive interviste. È così che, fallita quella, Badalamenti si mise in contatto con l’acquirente svizzero? Possibile, ma è complicato trovarne conferma [...]


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