Un pamphlet accusa la critica ufficiale alla vigilia della mostra che apre le celebrazioni per i 400 anni
Pare che in questi giorni un grande storico dell’arte (che ovviamente non vuol comparire) abbia manifestato così la sua comprensibile saturazione caravaggesca: «ma basta, che lo lascino stare in pace, povero Cara!». Ed in effetti, in questi anni, c’è stato un via vai e tripudio talmente esagerato di capolavori e pseudo-copie, di mostre mostrine mostrone, col povero, impotente Caravaggio come nome-civetta, e poi capolavori reperiti all’ultimo istante (presunta prestidigizazione pubblicitaria-accalappia-gonzi) spericolate-sconvolgenti ipotesi attributive, siluri subacquei tra improvvisati esperti ed attitolati vedovi-perenni del Merisi, convegni, saggi, cataloghi, volumoni coffee books, film, sceneggiati, docu-romanzi, contrapposte raccolte di documenti ecc. Unico ritrovamento davvero degno e rilevante, la prova recente, trovata da un appassionato non addetto ai lavori Vincenzo Pirami, nella milanese Parrocchia di Santo Stefano in Brolo, ch’egli non è nato a Caravaggio, come vuole il suo patronimico di famiglia, ma a Milano, e con data anticipata al settembre del 1571. Come del resto intuito da tempo da Maurizio Calvesi, tra molte resistenze, perchè ovviamente la sua cronologia subisce ritocchi.... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SU "LASTAMPA.IT"