Ho visto, ancora una volta, in perfetta solitudine le opere di Caravaggio arrivate alle Scuderie del Quirinale. La mostra è in allestimento. Le pareti, per volontà dell’allestitore, l’architetto Michele De Lucchi, sono prevalentemente rosse, alcune grigio-scure. È un corpo a corpo in una situazione di privilegio. Da sabato prossimo al 13 giugno migliaia di persone passeranno davanti a questi dipinti e sarà molto difficile rivederli nelle stesse condizioni. Se ne sente il respiro, se ne sentono gli odori. Nessun pittore, evitando la maniera, senza compiacimento, in una verità assoluta, è riuscito a restituirci come Caravaggio la vita. Hic et nunc. Ogni sua opera non potrebbe essere diversamente concepita, anche se lo è stata, come le due versioni della Conversione di Saulo o del San Matteo e l’angelo. Avvertendone le intrinseche diversità non riconosciamo due modi di affrontare il medesimo soggetto, ma due situazioni diverse, persino due persone diverse, anche se hanno lo stesso nome. Nessun pittore è stato più individualista di Caravaggio. Per lui sono individui anche le mele, l’uva, le foglie... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SU "ILGIORNALE.IT"