"Caravaggio, doppi e copie: riemerge un’altra versione della 'Buona ventura' del Campidoglio. I primi dati tecnici", di Nicosetta Roio

Riemerge un'altra versione della “Buona ventura” di Caravaggio conservata alla Pinacoteca Capitolina: potrebbe trattarsi di un suo “doppio” giovanile?



È noto che Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano, 1571-Porto Ercole, 1610) ebbe modo di entrare nell’orbita del cardinale Francesco Maria del Monte a Roma grazie all’interessamento dell’amico Prospero Orsi delle Grottesche. Il prelato (così narra la biografia di Gaspare Celio scoperta di recente) cercava un giovane pittore che dipingesse delle copie e Prospero gli presentò l’amico lombardo, particolarmente bisognoso nei suoi primi tempi trascorsi nell’Urbe. Ciò conferma l’attitudine giovanile del Merisi alla copia, come si deduce da più testimonianze storiografiche, e tale circostanza stimola ulteriori ragionamenti sullo spinoso tema delle repliche di sue invenzioni, soprattutto quelle più precoci, una delle questioni assai intriganti che da lungo tempo viene affrontata dagli studi caravaggeschi. 
Non di tutti i dipinti eseguiti dal Caravaggio si conoscono redazioni coeve: la maggior parte delle copie da sue opere furono prodotte tra il 1610 e il 1640 circa, più o meno a partire dal momento della sua drammatica scomparsa fino alle prime avvisaglie dell’arte barocca. È sempre stato giudicato singolare il fatto che esistano relativamente poche copie contemporanee dei quadri eseguiti dal Merisi nel periodo trascorso a Palazzo Madama presso del Monte, che vi ospitò per alcuni anni l’artista da lui stipendiato: ad esempio fino ad ora della Buona ventura, o Zingara (conservata nelle raccolte capitolinee già documentata ab antiquo nella collezione del cardinale fino alla vendita all’asta nel 1628, anno successivo alla morte di del Monte) erano note solo due traduzioni assai tarde, cioè ottocentesche: una su tela di identiche dimensioni rispetto all’originale, l’altra su rame di cm 35 x 45.
Le citazioni storiografiche relative a questo particolare soggetto iconografico caravaggesco non risolvono definitivamente le questioni relative alla genesi dell’opera, un problema che si intreccia con l’esistenza di un’altra versione, parimenti autografa, e altrettanto ben nota. Si tratta della tela conservata al Musée du Louvre, che corrisponde al quadro del Caravaggio che secondo lo storiografo seicentesco Giulio Mancini era di proprietà di Alessandro Vittrice (o Vittrici), parente di Prospero Orsi. Purtroppo non è stato ancora possibile chiarire del tutto se “la Zingara” venduta dal Caravaggio per soli otto scudi, ricordata in altra parte del manoscritto di Mancini, corrisponda alla versione del Monte o a quella Vittrice. 
A complicare non poco tutta la questione riemerge ora un’altra versione della Buona ventura dalmontiana, realizzata nella medesima epoca e pressoché fedele dal punto di vista della composizione, anche se di dimensioni inferiori (cm 92,5 x 120) rispetto all’originale capitolino, che rivela alcune caratteristiche tecniche e stilistiche piuttosto interessanti. In attesa di ulteriori approfondimenti specialistici, attualmente è possibile rendere note alcune sue peculiarità, che potrebbero dimostrarsi utili a un ulteriore approfondimento dell’argomento relativo ai cosiddetti “doppi” caravaggeschi [...]


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