Pittore e assassino sullo sfondo solenne della Roma a cavallo tra Cinque e Seicento, Michelangelo Merisi da Caravaggio è uno degli artisti più appassionanti e potentemente espressivi: protagonista di una vera e propria Odissea mediterranea, ma insieme capace di rivoluzionare il corso della pittura europea.
La sua produzione è ora ripercorsa in modo originale nel vivace volume Nel segno di Caravaggio di Stefano Zuffi, edito da Skira (2018). Una monografia sui generis dunque che, nel grande formato e nel ricco e preponderante apparato illustrativo, mette al centro i dettagli dei dipinti. E non a caso, Caravaggio in Detail (Ludion, 2016) è il titolo della prima edizione inglese di questa fortunata opera, cui è seguita quella tedesca Caravaggio. Meisterwerke im Detail (Verlag Bernd Detsch, 2017). Significativa sotto questo punto di vista la selezione di particolari, sui quali il nostro sguardo più volte si sarà appuntato; eppure, ci si rende conto sfogliando le quasi trecento pagine, c’è sempre qualcosa da scoprire.
L’autore non ha bisogno di troppe presentazioni. Non esattamente uno studioso caravaggista in senso stretto, ma un grande divulgatore a tutto tondo con indubbie capacità comunicative e di narrazione. E Nel segno di Caravaggio non fa eccezione, nel rivolgersi con immediatezza e fascinazione al suo pubblico naturale, che è quello meno specialista ma non meno assetato di conoscenza attorno al grande pittore milanese. Un pubblico interessato agli aspetti per così dire più intriganti, quali il temperamento violento e l’identificazione dei modelli. Quest’ultimo tema è da anni fin troppo abusato e inficiato da notizie manipolate. Ciononostante esse continuano a essere tramandate, come avviene anche nel volume in oggetto. Nella passerella virtuale di modelle manca nondimeno la recente identificazione della Vergine della Natività di Palermo con la Giuditta di Palazzo Barberini. Va detto tuttavia che il testo è rimasto fermo al 2016 – è in sostanza quello della prima edizione, anzi ora apprezzabilmente emendato nella biografia da alcune sviste della prima ora. C’è dunque posto per alcuni aggiornamenti a seguito delle ultime acquisizioni, quali una revisione del soggiorno siciliano (la tappa palermitana è messa in dubbio), mentre non hanno fatto breccia le scoperte che hanno portato a posdatare la data di arrivo a Roma.
A ogni modo i singoli dipinti non sono presentati in ordine cronologico, ma per temi – ben nove (Nature morte; Lame e acciaio; I sensi; Teste mozzate; Autoritratti nascosti; Modelli in posa; Gesti & espressioni; Il corpo; Animali) e sviluppati il più possibile con aderenza al dato biografico.
Come in ogni monografia che si rispetti, non manca comunque un catalogo (sezione “Opere”) che peraltro, controcorrente, recupera un’attribuzione come il San Giovanni Battista di Toledo. Ulteriori ‘sorprese’ in tal senso si ritrovano nel corpo del testo (organizzato in forma di brevi commenti ai particolari iconografici), quali l’inserimento nel corpus caravaggesco del Sacrificio di Isacco già a Princeton e la cosiddetta Medusa Murtola [Battista e Isacco sono espunti, tra gli altri, da Gianni Papi, che li ritiene di Bartolomeo Cavarozzi, vedi recente intervista su About Art online].
Come scrive l'autore nell’introduzione “I quadri del Merisi sollecitano intensamente i nostri sensi, e comunicano un’emozione, una passione del tutto diversa rispetto al piacere intellettuale procurato dalla pittura precedente o agli intenti pedagogici dell’arte sacra della Controriforma”. Una peculiarità che ci è ricordata nelle immagini pubblicate e quasi siamo spinti, (ri)partendo dai dettagli, a guardare con un occhio nuovo ai capolavori assoluti del genio.
Da segnalare infine la bella veste editoriale dell’opera, con copertina cartonata (fonte: About Art online).