Il San Giovanni Battista conservato nella Galleria Borghese è uno dei tre dipinti che Caravaggio portò con sé nella feluca che avrebbe dovuto ricondurlo a Roma da Napoli, ultima tappa di una dolorosa peregrinazione seguita alla sua condanna a morte per l'omicidio di Ranuccio Tomassoni, avvenuto il 28 maggio 1606. L'artista era stato, infatti, costretto ad abbandonare la città papale e a intraprendere – in un crescendo di disperazione e paura, che alterò fortemente la sua mente – un desolante vagabondaggio che lo vide esule dapprima a Napoli, poi a Malta, infine in Sicilia, e ancora per un brevissimo periodo a Napoli. Durante il secondo soggiorno napoletano, datato tra il 20 ottobre 1609 e il 18 luglio 1610, il pittore fu ospite della marchesa Costanza Colonna, sua antica protettrice, nel palazzo di Chiaia; da lì aveva provveduto a far recapitare al papa una richiesta di grazia, auspicando forse di veder scontata la pena durante i tre lunghi anni di esilio e prospettando di poter finalmente far ritorno a Roma. Intanto la sua produzione artistica era proseguita febbrilmente: nei dipinti realizzati nella città partenopea nell'arco di poco meno di un anno, Caravaggio rimarcava in maniera esacerbata le caratteristiche peculiari del suo stile, in particolare accentuando i toni aspri e violenti del chiaroscuro e riducendo la narrazione ai soli elementi essenziali. Credendosi prossimo a realizzare il desiderio di far ritorno nella città papale, nell'estate del 1610 il pittore s'era imbarcato su una feluca diretta verso lo Stato pontificio, portando con sé il salvacondotto del cardinale Ferdinando Gonzaga e ..... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SUL SITO DE "ILSOLE24ORE"