Mai così strettamente legate, mistero e opera di un Caravaggio errante nel meridione in cerca di riscatto, approdano dopo quattro secoli in terra salentina. Da sempre paese di accoglienza, Lecce si prepara alla stagione estiva ospitando in primo luogo l'illustre lombardo che, nelle più disparate celebrazioni di quest’anno, forse un po' inaspettatamente scopre a sua volta una città d'arte e capitale della cultura degna del suo talento. Qui sono di certo le sfavillanti e fastose architetture barocche l'episodio artistico di maggior pregio, in un territorio che non lesina importanti testimonianze di altri periodi storico-artistici: preistoria e protostoria, età messapica e romana, bizantina e normanna, rinascimentale e manierista, tardo manierista e barocca appunto. Frapposta e sovrapposta a queste ultime due, la vicenda del caravaggismo ebbe i suoi echi anche qui; allora si era al tempo dei Vicerè spagnoli, e la Napoli nella quale operò prolificamente il Merisi era il naturale punto di riferimento e centro di irradiazione di impulsi artistici per, nella fattispecie, i pittori locali. Nel capoluogo salentino, come hanno ricostruito gli studi di Antonio Cassiano e Pierluigi Leone de Castris, si trasferì, praticamente all’indomani della morte di Caravaggio, il partenopeo Paolo Finoglio, che veicolò il verbo caravaggesco di cui a Napoli fu uno dei primi seguaci; teneva a mente, oltre alle opere del Lombardo, che lì soggiornava negli stessi anni, quelle del suo più grande interprete napoletano Battistello Caracciolo o di un Carlo Sellitto, o ancora di pittori tardomanieristi che conobbero una, magari anche breve, stagione caravaggesca e naturalistica: Filippo Vitale e Ippolito Borghese. E pure a tale permeazione di idee, non accolte pienamente dalla cultura pittorica locale, contribuì l'arrivo in Puglia, spesso in collezioni private, delle tele dei già citati Battistello e Vitale..... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SU CARAVAGGIO400.org