Una mostra con riproduzione delle opere di Caravaggio e un ciclo di conferenze si svolgeranno a Eboli (Salerno) dal 20 giugno al 18 luglio 2010. Anche la città campana, già feudo della famiglia dei Doria D’Angri vuole ricordare e onorare la memoria e il genio di Michelangelo Merisi, il grande artista che tra la fine del XVI e il primo decennio del XVII secolo rivoluzionò il modo di fare e sentire il rapporto tra arte e società, tra arte e fede. L’idea delle conferenze e della mostra su Caravaggio è frutto di un appassionato cultore di storia, Mariano Pastore, che, con grande amore ha creato quest’evento importante, non solo per i cittadini ebolitani, ma per tutti coloro che amano l’arte e vi riconoscono i segni del nostro passato. La mostra e il ciclo di conferenze saranno si svolgeranno presso il Centro Nuovo Elaion in località Tavoliello a Eboli, con il patrocinio del suo presidente, Cosimo De Vita.
Non a caso Eboli vuole ricordare Caravaggio: in un’antica villa di proprietà dei principi Doria D’Angri, tra Eboli e Battipaglia, tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta dello scorso secolo, si è conservato l’estremo dipinto del grande maestro lombardo: la “Sant’Orsola confitta dal tiranno”, ora meglio noto con il titolo moderno di “Martirio di Sant’Orsola”. L’opera pervenne alla baronessa Felicita Romano Avezzano che aveva acquistato dai Doria D’Angri la villa, con i relativi arredi, tra cui alcuni dipinti, tra essi anche il capolavoro estremo del Caravaggio. Il dipinto fu poi venduto dalla stessa baronessa alla Banca Commerciale di Napoli (ora Banca Intesa) per pochi milioni di lire. Ma all’epoca non se ne conosceva la paternità certa. Furono gli storici dell’arte Ferdinando Bologna, Mina Gregori e Vincenzo Pacelli a identificare il capolavoro come opera del Caravaggio. Quest’ultimo trovò la documentazione archivistica che attribuì, in modo certo e definitivo, l’opera a Michelangelo Merisi, nel 1980. Insieme alla mostra, a cura di Mariano Pastore, ci saranno quattro conferenze che vogliono ulteriormente riflettere e far riflettere sul significato dell’arte di Caravaggio, nel contesto della civiltà artistica italiana tra il Cinquecento e il primo Seicento, con particolare attenzione alle opere che il Maestro lasciò nel Mezzogiorno, fino all’ultimo dipinto prima della morte, che fa da filo conduttore e ne rappresenta il testamento pittorico. LINK PER MAGGIORI INFORMAZIONI E IL IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA MOSTRA
Gerardo Pecci